Ore 15: la polizia interviene in piazza Caterina e manda via i migranti che riposavano sulle panchine. Viene detto loro di andar via, senza una reale motivazione. Qualcuno scappa per paura, ma non vengono chiesti documenti. I poliziotti si avvicinano ai migranti e svegliandoli con calcetti, viene intimato loro di andar via. In piazza non si può sostare,riposare. Se la tua pelle è scura devi allontanarti. Un gruppo di giovani si avvicina per capirne il perché: gli uomini in divisa iniziano a telefonare ai superiori e dopo un po’ vanno via. I ragazzi “accompagnano” i migranti su panchine più sicure. Va via la polizia ed arriva la digos. Da quel momento la piazza viene presidiata da tre agenti della digos. Intorno alla piazza, nel frattempo vigili urbani e poliziotti di quartiere fermano tutti i migranti che sono in zona. Documenti ed allontanamento dal quartiere. Ripuliscono la piazza per permettere ad un gruppo di neofascisti (azione giovani, laboratorio 99 etc..) di inscenare una pseudo-manifestazione contro i “vu cumprà”. Venti persone con trenta bandierine dell’Italia. Obiettivo dei signorotti è quello di ripetere la indegna azione già fatta sotto il Duomo quando aggirandosi fra le bancarelle chiedevano i documenti ai migranti. Ma questa volta lo fanno in centro, a due passi da Borgo Largo.
Un gruppo di anitrazzisti, allora, decide di contestare il presidio xenofobo messo in piedi da giovani che si nascondono dietro il marchio di AN (cambiano il nome, forza nuova, casa pound, fiamma tricolore, laboratorio 99, azione giovani, ma alla fine le persone sono sempre le stesse), e arriva in piazza. Lancia slogan. La Questura si fa prendere dal panico e cominciano le botte. Mentre un auto di neofascisti si allontana sgommando, in piazza arriva correndo la celere. Al grido di “prendeteli” si lancia verso i contestatori. Nei vicoli del centro si scatena la caccia all’antifascista. Schiaffi, manganellate e gente trascinata. E questo senza che ve ne fosse motivo ( il presidio dei destrorsi era ormai concluso). Alla fine gli agenti fermano un giovane e lo portano in questura. Qui un centinaio di militanti antifascisti rimane in presidio aspettandone la liberazione. Dopo un paio d’ore viene rilasciato.
Questa è la conseguenza delle scelte perpetrate dall’amministrazione cittadina che agisce da sceriffo e parla un linguaggio ambiguo. Solo il giorno prima più di 300 persone avevano partecipato ad un presidio sotto il comune contro il decreto anti-borsoni, senza avere risposte. Le risposte sono arrivate ieri.
ass.aut-aut Pisa