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Pisa: cariche della polizia contro gli studenti

Alle 15 studenti e precari dell’Università si erano dati appuntamento in Piazza Dante per contestare la presenza del Senatore Marcello Pera, invitato alla Sapienza da varie associazioni cattoliche della destra fondamentalista pisana e da gruppi neofascisti (Laboratorio 99), per presentare il suo libro “Perchè dobbiamo dirci cristiani” alle ore 17.
La richiesta di chi ha indetto il presidio era quella di partecipare al dibattito, prendere parte a ciò che si svolge nella propria Università, in maniera necessariamente critica verso chi, come Pera, è stato promotore di un sapere mercificato e privato (vedi l’Istituto di studi avanzati IMT-Istituzioni Mercati Tecnologie di Lucca).
Ma per le circa 300 persone partecipanti al presidio non c’è stata alcuna porta aperta. La Polizia era schierata di fronte all’ingresso, la Sapienza blindatissima. Gli studenti hanno formato cordoni e, di fatti, la Polizia ha caricato a più riprese con qualche testa rotta.
Studenti. Piazza Dante. Partecipazione. Si avete letto bene, erano questi i fattori ma la repressione c’è stata, come è già avvenuto più volte questo autunno, sempre per “difendere” chi dentro l’Università pubblica ha trovato una comoda poltrona e non fa altro che restarvi attaccato a presidiare i propri privilegi attuali.

Oggi è andata in scena una delle più tristi giornate che l’Università di Pisa abbia mai visto. Il presidio era convocato per le 15.00, nessuno pensava che non solo non si poteva entrare a quello che doveva essere un dibattito pubblico, ma addirittura trovare la Sapienza blindata con l’impossibilità di entrare anche solo all’interno della struttura.Polizia e carabinieri ad ogni entrata, portoni chiusi, tranne uno, quello su via Curtatone e Montanara.Il presidio degli studenti era convocato dalle 15.00 in piazza Dante e dopo poco si è spostato sulla strada.Tutti increduli nel vedere un dispiegamento di forze dell’ordine tale da ricordare vagamente il giorno della blindatura del cda per l’approvazione del bilancio d’Ateneo.Nonostante la visibile presenza delle forze dell’ordine la tensione era bassa, aria di scherzosità, perchè in fondo faceva ridere che uno comne Pera che ormai è lontano dagli schermi e da ruoli di potere richiedesse una blindatura di quel genere.Qualcuno porta le pere in piazza e le offre ai poliziotti.Probabilmente dal rettorato qualcuno si è mosso in maniera determinata per paura che qualcuno manifestasse ancora una volta un dissenso “troppo radicale” oppure la questura è stata più apprensiva del solito, volendo dimostrare (come vedremo in seguito) che è iniziata l’era della “mano pesante”.C’è anche l’ipotesi che si si siano scomodati dal ministero per difendere l’onorabilità di un senatore in qouta di maggioranza.Quello che è successo ha comunque dell’incredibile, anzi dell’inaccettabile.Poco prima delle 16.00, la questura, nella persona di Pizzimenti e la digos nella persona di Calabrese ordinano agli studenti di fare tre metri indietro.Lo stupore degli studenti balza alle stelle, non solo non possono entrare nella loro Università, per cui pagano fior fior di tasse, ma addirittura nemmeno possono sostare di fronte ad una delle entrate, l’unica aperta, anche se con tutta la Digos al completo e qualche poliziotto a fare la portineria.Sostare, si badi bene, non davanti, ma a circa 6-7 metri, lontano addirittura dal marciapiede, sulla strada insomma.Di fronte ad un ordine senza motivazione, non essendo gli studenti un plotone d’esecuzione, l’ovvia risposta è stata il rifiuto. Tanto più che era ovvio che sia Pera che gli invitati (già perchè di invitati dobbiamo parlare) sarebbero passati da una delle altre quattro porte controllate completamente dalla polizia.Insomma inizia la carica, i poliziotti si schierano in due file di fronte agli studenti e iniziano a spingere, dopo pochi secondi partono le prime manganellate.L’aria si fa tesissima, ma ancora la questura non è contenta.Così il capo della Digos sghignazzando, pensando forse si trattasse di un gioco, impartiva l’ordine di andare avanti al plotone, dicendo che i tre metri ancora non erano raggiunti. La seconda carica è stata terribile, le manganellate sono partite subito e le teste degli studenti in prima fila non hanno ovviamente retto.Nessuno aveva il casco, nessuno aveva niente, proprio perchè la circostanza sembrava non portasse a situzioni di probabile scontro.Così non è stato. le manganellate hanno colpito duro, 7 i refertati e altri nemmeno si sono fatti refertare, ma ne avrebbero avuto un gran biosogno.9 o 10 le teste uscite insanguinate, molte le lesioni e gli ematomi sui corpi degli studenti nelle prime due file.Ad uno studente, attualmente ancora in ospedale, stanno ricucendo la parte dietro della testa, con uno scuarcio degno di nota.Tutto questo per far capire che l’università ora viene gestita con la forza, che il dissenso non è più tollerato in tempo di crisi.Anche la Questura (Digos ovviamente compresa) ha voluto dare un segnale di svolta comportandosi in una maniera tale da riportarci con la memoria ad altri tempi, quando a Pisa per un semplice presidio si prendevano gli schiaffi (sicuramente preferibili alle manganellate).La rabbia è tanta, la stupore ha laciato spazio ad un sentimento d’odio intrattenibile, che ti porta comunque a valutare con coscienza il dramma consumato oggi.Il 16 marzo scade la seconda rata per il pagamento delle tasse universitarie, in quel giorno tutti si dovranno ricordare che stiamo pagando per un università che non è più nostra, perchè non ci è possibile nemmeno sostarci di fronte pacificamante a le strutture universitarie, aspettando che qualcuno ti spieghi perchè non puoi entrare a prendere parte ad un dibattito dichiarato pubblico.L’università non è pubblica, ma di proprietà, di proprietà di Pera, o delle gerarchie dell’Ateneo, degna di osservazione, tra l’altro, il comportamento della professoressa Tongiorgi, prorettrice vicario che, mentre i poliziotti caricavano stava giungendo dal fondo della strada e appena ha sentito che veniva menzionata al megafono ha girato l’angolo, proprio mentre si alzava il primo manganello.Molte presenze importanti successivamente, sia Zappacosta, che la Tangheroni, il primo è stato sollecitato pubblicamente a svegliare il suo partito (PD) che a questo punto si spera prenda posizione su quanto è accaduto, la seconda invece con fare provocatorio si è avvicinata per poi subito scappare visto che la situazione era già abbastanza tesa.Molti anche i giornalisti, speriamo sia scorso abbastanza sangue da farci guadagnare la prima pagina.Dove sta l’università che si costruisce sul dialogo e sul confronto, se nessuno di quelli che vogliono portare domande “scomode” viene più fatto entrare e si ritrova, con la testa spaccata di fronte alla sua facoltà?Non ci sta, e sarebbe il momento di riprendersela questa uiniversità, bisogna che gli studenti incomincino a viverla e se le risposte stanno nei manganelli, bè… le teste sono tante, circa 50.000, chissà se prima dell’ultima rotta qualcuno in città griderà che Pisa non è la città democratica e aperta che vogliono farci credere, ma è solo un’altro posto dove la democrazia e la legalità si muovono sotto forma di manganelli e ordinanze repressive, dove il controllo sociale è una realtà quotidiana che si affianca alla straordinarietà delle teste rotte degli studenti che facinorosamente volevano avere diritto di parola nel loro Ateneo.La risposta sia del capo della Digos sia del vice questore, alla semplice domanda: perchè avete caricato?”Vi siete impuntati, ma soprattutto non abbiamo trovato nessun interlocutore con cui arrivare ad una mediazione”.L’onda non ha interlocutori con cui tenere a bada le mobilitazioni, l’onda non ha referenti e rappresentanti, quindi l’Onda devono reprimerla… è chiaro no?Vedremo se ci riusciranno…Il prossimo apputamento è a breve, alla faccia di chi diceva che l’Onda era finita. Martedì sera al Polo Carmignani parleremo anche di questo, all’interno di un’ assemblea pubblica.
una delle teste spaccate
FONTE: AUT-AUT