Nella serata di venerdi 3 aprile sei giovani fattorini impegnati nella consegna di cibo a domicilio nella nostra città, sono stati multati da una pattuglia di carabinieri mentre a fine turno stavano posteggiando i motorini, con cui avevano appena finito di lavorare, nel deposito dell’azienda.
Come affermato dagli stessi fattorini, si trovavano per strada, di fronte alla sede, avevano le mascherine e tutte le altre protezioni previste dal regolamento. Erano a debita distanza l’uno dall’altro e non stavano chiacchierando o perdendo tempo in qualche altro modo. Attendevano semplicemente di entrare uno per volta a posare il proprio scooter, come previsto dal regolamento aziendale in questo momento di emergenza sanitaria.
I carabinieri non hanno sentito ragioni e hanno sanzionato i lavoratori accusandoli di aver infranto le norme di distanziamento sociale, avendo creato un “assembramento” fuori dall’ufficio. Addirittura il sesto fattorino è arrivato quando la pattuglia era già sul posto intenta a parlare coi colleghi ed è stato raggiunto anch’esso dal provvedimento. La loro unica “colpa” quindi, se di colpa possiamo parlare, è quella di aver finito di lavorare più meno allo stesso orario e di dover lasciare i mezzi nello stesso luogo al chiuso, facendo la fila per poter entrare uno alla volta. La somma da pagare ammonta a 280€, e se non pagata entro 30 giorni diventa di 400€, circa alla metà dello stipendio mensile.
Anche durante questa situazione di emergenza, tanti e tante riders che lavorano per grandi multinazionali o privatamente per piccoli locali pisani in regola o a nero, sfrecciano ancora nelle vie pisane per consegnare del cibo a domicilio. Tante sono le preoccupazioni ogni giorno durante i turni di lavoro: il contagio, la mancanza o scarsità di protezioni individuali necessari per svolgere il lavoro in sicurezza e le poche consegne svolte che determinano uno stipendio più basso. Molti tra i locali che lavoravano maggiormente con il servizio delivery sono chiusi e le consegne sono diminuite in modo drastico e così lo saranno anche gli stipendi di marzo. I dispositivi individuali di protezione da alcune aziende vengono fornite ma scarseggiano sempre, mentre multinazionali come Deliveroo forniscono un kit che ad ora non si sa quanti DPI componga, ma si immagina pochi, ed oltre a questo scarica il peso della ricerca dei DPI ai dipendenti rimborsando 25€ delle spese fatte. Oltre al fatto che a Pisa come in tutta Italia è impossibile trovare mascherine e guanti, con questo piccolo budget si può coprire solo la spesa di una mascherina dati i prezzi lievitati in questi giorni.
Nonostante le strade più vuote di prima, gli incidenti continuano ad avvenire, si continua a correre per poter fare più ordini possibili e quindi guadagnare di più. I e le riders che lavorano a Pisa sono prevalentemente studenti e studentesse ma non solo. Dall’affitto, alle bollette, alla spesa, le tasse universitarie, le rate degli scooter che si utilizzano per lavorare o l’assicurazione del mezzo, tutte queste spese sono costantemente un grosso pensiero per tutte e tutti in questa situazione di emergenza. Una multa di questa portata è un ulteriore problema, se data ingiustamente durante lo svolgimento del proprio lavoro seguendo le norme di sicurezza date dall’azienda. I riders quindi, oltre a subire tutto il peso che il Governo gli ha scaricato addosso per garantire il funzionamento del servizio di trasporto del cibo a domicilio, il quale rappresenta per ristoranti e attività gastronomiche l’unica soluzione per riuscire a mantenere un livello minimo di vendite, devono subire l’intransigenza delle forze dell’ordine, incapaci di qualsivoglia comprensione dei contesti lavorativi.
Insomma niente diritti, garanzie e sicurezza in più per i riders che sfrecciano per le strade deserte in questi tempi di pandemia, solamente sanzioni. Viene spontaneo pensare, come si suol dire: oltre al danno, la beffa.