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Pistoia: Gli errori sui fatti dell’11 ottobre

In merito agli avvenimenti dell’11 ottobre a Pistoia e ai conseguenti atti della Questura e della Magistratura, non possiamo che tornare ad esprimere la nostra totale solidarietà nei confronti di Alessandro Orfano, Elisabetta Cipolli, Selvaggio Casella, Vittorio Colombo, Alessandro della Malva e Juri Bartolozzi, rimasti coinvolti in una vicenda giudiziaria che li ha ingiustamente colpiti nelle proprie libertà personali, senza che vi fossero elementi probatori a carico degli arrestati in grado di giustificare le pesantissime misure cautelari che hanno subito.
Si è cercato, in ogni modo, di creare un caso, facendo crescere a sproposito l’entità di quanto accaduto (per arrivare a giustificare l’accusa di devastazione e saccheggio di Casapound) e successivamente trovando un comodo, quanto improbabile, capro espiatorio nei partecipanti all’assemblea dell’ex circolo Arci “1° maggio”.
Ragazzi peraltro, ben noti e apprezzati nelle loro città per la loro attività sociale, di solidarietà con i più deboli e di infaticabile impegno civile, che li hanno visti quotidianamente anche al fianco dei militanti del nostro Partito, con cui hanno condiviso molte, sacrosante, battaglie.
Battaglie a volte tese e problematiche, ma sempre affrontate, in modo aperto e leale da parte di tutti.
Oggi questi ragazzi, dopo aver visto carcere, arresti domiciliari, divieti assoluti di incontro e comunicazione per oltre tre mesi, sono sottoposti, per decisione del collegio dei giudici, a obbligo di dimora dalle 21 alle 7 e permanenza nella provincia di residenza.
La cosa continua a destare preoccupazione, pur essendosi pronunciata a loro vantaggio, i primi giorni di aprile, la stessa Cassazione che ha annullato la sentenza del Tribunale del Riesame del 3 novembre 2009 che aveva confermato le misure cautelari a danno di alcuni di loro e che ha chiesto a questo stesso Tribunale di emettere un nuovo giudizio, tenendo conto degli errori segnalati dalla Corte, in quanto non esisteva alcuna indicazione nel provvedimento del Tribunale che giustificasse tali misure.
A ulteriore conferma dei dubbi avanzati sul particolare accanimento nei loro confronti. Un accanimento che evidentemente è ancora ben lungi dal cessare, come ha dimostrato l’atteggiamento del Pm che aveva addirittura richiesto una nuova applicazione degli arresti domiciliari, fortunatamente respinto dal Tribunale del Riesame sulla base della sentenza della Corte di Cassazione.
Tra l’altro, nel caso di Elisabetta, la cosa è ancor più grave, avendo tutti i testimoni negato la presenza di una donna nei fatti di Casapound.
Tenuto conto dell’esito della quinta udienza, che non disponeva niente sulle misure di custodia, la difesa ha deciso di fare a sua volta ricorso al Tribunale del Riesame per far decadere tali misure.
A distanza di oltre cinque mesi dalla decisione del collegio giudicante e di tre mesi da quanto sancito dalla Corte di Cassazione finalmente, oggi 21 luglio detto Tribunale riformulerà la decisione in merito alla legittimità degli arresti secondo le indicazioni della Suprema Corte e si esprimerà sull’appello contro il mantenimento delle misure di sorveglianza richiesto dalla difesa.
Aspettiamo con fiducia la nuova sentenza che possa vedere decadere ogni restrizione nei confronti di questi compagni, rispetto ai quali le udienze non hanno portato alcun fatto a sostegno dell’accusa. Fiducia, ma insieme a qualche timore, perché nel frattempo stanno accadendo episodi che non tranquillizzano.
Per la prima volta dopo molti mesi e del tutto immotivamente, ad uno degli indagati è stata infatti respinta l’autorizzazione ad allontanarsi dalla città per poter svolgere la propria (precaria) attività lavorativa, negandogli un diritto fondamentale sancito dal nostro ordinamento.
Come Prc, continueremo a manifestare la nostra vicinanza verso i ragazzi e le loro famiglie e a sostenere la loro battaglia per la verità e la giustizia, rinnovando la richiesta alla Magistratura di fare, in tempi rapidi, piena luce su quanto accaduto l’11 ottobre a Pistoia, sgombrando il campo dalle ombre, dagli errori e pregiudizi che hanno macchiato la fase iniziale delle indagini, non reggendo clamorosamente nei mesi successivi alla prova dei fatti.
Riteniamo indispensabile che, attorno a casi come quello che ha coinvolto questi compagni, debba crescere la conoscenza e la solidarietà, che rappresentano l’unico modo per evitare che simili episodi possano ripetersi o addirittura aumentare, come è già accaduto in questi ultimi anni.

Alessandro Trotta, Giovanni Russo Spena, Stefano Cristiano