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Pomigliano: Volantinano nello stabilimento Fca, operai denunciati

Giovedi 17 gennaio intorno alle 13.30 si sono presentati ai cancelli dello stabilimento Fca Giambattista Vico di Pomigliano d’Arco per fare volantinaggio, come accade da decenni. Erano una decina di aderenti al sindacato Si Cobas e tra loro anche Mimmo Mignano, licenziato insieme ad altri quattro operai per aver inscenato nel 2014 con un manichino il funerale dell’allora ad, Sergio Marchionne.

Ieri il volantinaggio è stato bloccato dai vigilantes: «Nuove disposizioni dell’azienda – hanno detto -, dovete andare via, questo è suolo privato». Non era in corso un picchetto o una protesta, ma la semplice diffusione di informazioni tra i lavoratori al cambio turno: «Ci hanno detto che potevamo continuare solo su suolo pubblico, il punto più vicino ai cancelli è la rampa su cui sfrecciano le auto – spiega Mignano -. Il clima era pacifico, gli operai erano interessati. Abbiamo iscritti nella fabbrica, io sono un coordinatore nazionale, se la direzione cambia le disposizioni lo deve comunicare ufficialmente».

Tempo dieci minuti è arrivata anche la digos di Acerra, su invito della Fca: «Ci hanno identificato – prosegue Mignano -, hanno verbalizzato cosa stava accadendo e poi ci hanno informato che potrebbe arrivare una querela. È un attacco al diritto di critica e di opinione e viene attuato nei confronti di un’organizzazione operaia, ricordiamolo, non contro delinquenti. Dopo aver licenziato i cinque operai per le proteste contro i suicidi in Fca, oggi l’azienda sta dicendo a tutti che chi critica non ha diritto di parola. Quando si mette il bavaglio agli operai siamo già a un punto di non ritorno».

Ma cosa c’era nel volantino di così grave? «In questi anni – si legge – una metà degli operai ha lavorato a ritmi impossibili, mentre l’altra metà era fuori a carico dell’Inps e degli stessi lavoratori con i contratti di solidarietà. Mentre gli azionisti guadagnavano centinaia di milioni di euro, gli operai hanno perso un sacco di soldi». Per poi accusare: «Un mese e mezzo fa, Fca ha dichiarato di volersi lanciare nell’auto elettrica, promettendo di investire 5 miliardi in tre anni. Era già un piano che faceva acqua. I concorrenti diretti di Fca investono decine di miliardi di euro nell’auto elettrica da anni. Ora il nuovo ad Manley annuncia: “Rivediamo il piano per lʼItalia dopo il via all’ecotassa”».

Dieci anni di sacrifici nello stabilimento di Pomigliano (costati anche tre suicidi di lavoratori lasciati a casa in cassa integrazione a zero ore) con la promessa della piena occupazione che si allontana di nuovo e lo spettro dei licenziamenti ritorna anche nei siti dove si produce la componentistica.

Il mercato non tira più, a Mirafiori e Grugliasco si lavorerà su un turno solo. Persino la Fim Cisl ha dato l’allarme: «Tra i modelli più colpiti dall’ecotassa la Panda 12 Easy, il modello più venduto nel nostro paese lo scorso anno, prodotta a Pomigliano». E allora meglio bloccare la circolazione di volantini su cui è scritto: «Diciamo basta ai piani industriali fasulli».

Adriana Pollice

da il manifesto