Quando il primato della privacy lede i diritti dei lavoratori e delle lavoratrici
- gennaio 02, 2019
- in misure repressive
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Nella pubblica amministrazione il badge dovrebbe presto andare in pensione, sostituito dalle impronte digitali o dalla topografia della mano. Già accade in aziende private dove ci sono interessi particolari da dovere essere protetti limitando l’accesso solo a un numero ristretto di personale tenuto per contratto a non divulgare dati aziendali. Ci sono poi casi nei quali macchinari, tanto costosi quanto delicati e pericolosi, debbono essere utilizzati da personale scelto e a quel punto topografia e impronte diventano necessarie per salvaguardare segreti, beni e dati aziendali. Ma nella Pa a cosa servono questi sistemi di controllo?
Inutile dire che i furbetti del cartellino posson, anzi potrebbero, essere già controllati e fermati con i mezzi già oggi a disposizione dei dirigenti, spesso la maniacale verifica delle timbrature stride con l’assenza di controllo effettivo sui processi organizzativi, sul lavoro svolto dai dipendenti.
Il datore di lavoro in questi anni ha accumulato un potere di controllo infinito, per dirne una puo’ anche verificare le telefonate sui cellulari aziendali con la scusa di verificarne i costi , poi possiamo entrare nel merito delle disquisizioni del Garante che invoca il controllo delle telefonate in uscita e a carico del proprietario della Sim, resta il fatto che il padrone possa effettuare dei controlli con la benedizione della privacy
La videosorveglianza un tempo era soggetta alla autorizzazione del sindacato salvo in alcuni casi (inchiesta della Magistratura), oggi con il jobs act puo’ essere gestita dal datore di lavoro a proprio piacimento nel rispetto della privacy, per esempio a tutela del patrimonio aziendale o per ragioni legate alla sicurezza e alla gestione del lavoro, sarà sufficiente fornire una generica informativa al lavoratore sull’uso degli strumenti e sui controlli, salvaguardando le immagini per un periodo che va dalle 24 ore a una settimana .
Ma alla luce di processi tecnologici anche lo statuto dei lavoratori , la legge 300\70 non risulta piu’ attuale, dovremmo riscrivere l’art 4 della stessa sui controlli dei dipendenti in base a tutte le casistiche possibili scaturite negli ultimi 50 anni di progresso tecnologico.Al contrario la riscrittura dello Statuto dei lavoratori da anni avviene in senso opposto, per restringere le tutele dei lavoratori e delle lavoratrici.
Nel caso dei dati bio metrici non serve per esempio l’accordo con il sindacato, l’azienda deve solo rispettare la privacy, cosi’ vale per l’uso della posta elettronica e della rete (tutte le chiacchere sulla rete come sinonimo di libertà…), nel caso invece di controlli sui telefoni aziendali (per non meglio definite esigenze aziendali), sulla videosorveglianza o sui sistemi satellitari (per tracciare gli spostamenti dei mezzi e dei dipendenti) serve in teoria un accordo sindacale. L’esperienza di questi anni insegna che gli accordi sono stati siglati da sindacati conniventi o scarsamente consapevoli del potere conferito alle aziende dal loro nulla osta.
Riscrivere allora lo Statuto dei lavoratori per ampliare le tutele, porre rigidi steccati alle aziende perchè il ricorso alla tecnologia non diventi sinonimo di aumento dei ritmi e dei tempi di lavoro, asfissiante controllo dei\lle dipednenti diventa necessario per difendersi da un sistema di controlli sempre piu’ oppressivi che, senza violare la privacy, calpestano la dignità umana assegnando un potere assoluto alle aziende e ai datori di lavoro .
Federico Giusti