Nove condanne per un totale di quasi 40 anni di carcere. Sentenza d’appello a 8 anni dai fatti.
Quasi 40 anni di carcere comminati in appello, spalmati su 9 persone in totale. E’ il bilancio dell’ennesima vendetta a mezzo giudiziario nei confronti di quanto rappresentato dall’esplosione di rabbia sociale del 15 Ottobre 2011 a Roma. In questo caso, si tratta del terzo troncone processuale, che si conclude come era purtroppo facile aspettarsi.
Uno di questi filoni d’indagine andava in appello in questo 2019 dopo che nel maggio del 2016 era stata emessa una dura sentenza di primo grado con 15 condanne a 61 anni di carcere (a fronte delle richieste dell’accusa di 115 anni).
Il reato principale contestato era l’ormai famigerato devastazione e saccheggio.
Si tratta di una vendetta che mira a criminalizzare, e nello stesso tempo a nascondere, le motivazioni di quella giornata di lotta. Un giorno in cui migliaia di persone scesero in piazza, nel contesto di un anno in cui tutto il mondo aveva registrato rivolte contro regimi dispotici e capitalismo finanziario, dalla Tunisia agli Stati Uniti, dall’Egitto alla Spagna.
Tanto è vero che nonostante il processo si sia tenuto in un clima tutt’altro che “neutro”, lo stesso procuratore generale nella sua requisitoria non ha potuto cancellare la dimensione sociale e politica di quella giornata.
Tanto è vero che anche questa volta l’intero dispositivo processuale è stato basato sul reato di devastazione e saccheggio. Strumento repressivo risalente al periodo fascista e ormai da anni usato come grimaldello per depoliticizzare il contenuto delle manifestazioni politiche. O perlomeno, di quelle capaci di esprimere un livello alto di conflittualità.
Le condanne più pesanti sono da 6 anni e 2 mesi, a cui vanno aggiunte anche le richieste di risarcimento per le parti civili. I reati contestati sono resistenza aggravata a pubblico ufficiale, devastazioni, lesioni aggravate, incendio doloso, turbativa dell’ordine pubblico, interruzione di pubblico ufficio.
da InfoAut e MilanoInMovimento
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la nota di Rete Evasioni
Si conclude qui il secondo grado del processo contro l’ultimo gruppo di ribelli condannati/e per il 15 ottobre 2011.
Non vogliamo fare la lista dei guai, le condanne vanno da 6 anni e 6 mesi a 2 mesi. A questo vanno aggiunti i risarcimenti per le parti civili.
L’indignazione veloce la lasciamo consumare agli esperti dei social network.
Chiediamo a tutte le compagne e a tutti i compagni di dimostrare amore e rispetto nei confronti di chi ha sempre rivendicato la propria rabbia, la nostra rabbia, contro questo esistente mortifero da abbattere.
Che la solidarietà risuoni nelle lotte e nelle relazioni quotidiane.
Ricordiamo a tutte e tutti che la cassa di solidarietà “La Lima” sostiene anche i compagni e le compagne di questo processo. Diamoci da fare.
Nella testa e nel cuore, la nostra passione per la libertà è infinita. Pratichiamola.
Viva le ribelli e i ribelli del 15 ottobre 2011. Rifamolo tutti i giorni.
Rete Evasioni
A Radio Onda Rossa una compagna della Rete Evasioni fa il punto sulla sentenza d’appello, arrivata giovedi 12 dicembre, per il processo riguardante il 15 ottobre 2011 a Roma.