Processo Cucchi: il carabiniere Francesco Tedesco ammette il pestaggio
- ottobre 11, 2018
- in malapolizia
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Uno degli imputati, il carabiniere Francesco Tedesco, ha ammesso il pestaggio del trentenne morto giorni dopo l’arresto all’ospedale Pertini.
Colpo di scena al processo per l’omicidio di Stefano Cucchi: uno degli imputati, il carabiniere Francesco Tedesco, ha ammesso il pestaggio ai danni di Stefano Cucchi. Non solo ma ha anche chiamato in causa i suoi colleghi dell’Arma Alessio Di Bernardo e Raffaele D’Alessandro a processo per omicidio preterintenzionale.
Tedesco ha rivelato al pm che all’epoca aveva redatto un rapporto in cui raccontava ai suoi superiori che cosa fosse accaduto – e in particolare il contegno violento dei suo colleghi – nella caserma in cui l’arrestato per droga era stato portato per il fotosegnalamento.
Quel rapporto è scomparso e questo confermerebbe l’ipotesi di reato per gli altri due carabinieri imputati per l’orchestrazione delle operazioni di insabbiamento e depistaggio che hanno tenuto l’Arma in un cono d’ombra per otto anni.
A rendere nota l’accusa è il pm Giovanni Musarò, che ha parlato di un’attività integrativa di indagine nata dalla denuncia di Tedesco, appunto il carabiniere che ha ricostruito i fatti di quella notte. Era stato un altro carabiniere, Riccardo Casamassima, a far riaprire l’inchiesta qualche mese fa dopo la denuncia di minacce nei suoi confronti per aver testimoniato al processo.
Musarò ha affermato come, il 20 giugno scorso, Tedesco abbia presentato una denuncia in procura sui fatti avvenuti nell’ottobre 2009 a Roma, a seguito della quale, è stato sentito almeno tre volte dai magistrati. Secondo Musarò il carabiniere sostiene che “quando ha saputo della morte di Cucchi ha redatto una notazione di servizio”. Sulla base di questo documento, il pm ha detto che è stato iscritto un procedimento contro ignoti nell’ambito del quale lo stesso Tedesco ha reso tre dichiarazioni. “In sintesi – ha aggiunto il pm – ha ricostruito i fatti di quella notte e chiamato in causa gli altri imputati: Mandolini, da lui informato; D’Alessandro e Di Bernardo, quali autori del pestaggio; Nicolardi quando si è recato in Corte d’Assise, già sapeva tutto“.
Todesci ha dichiarato:“Fu un’azione combinata, Cucchi prima iniziò a perdere l’equilibrio per il calcio di D’Alessandro poi ci fu la violenta spinta di Di Bernardo che gli fede perdere l’equilibrio provocandone una violenta caduta sul bacino. Anche la successiva botta alla testa fu violenta, ricordo di avere sentito il rumore. Spinsi Di Bernardo ma D’Alessandro colpì con un calcio in faccia Cucchi mentre questi era sdraiato a terra.”
I successivi riscontri della procura hanno portato ad appurare che “è stata redatta una notazione di servizio – ha detto il pm – che è stata sottratta e il comandante di stazione dell’epoca non ha saputo spiegare la mancanza”.
Su Facebook il commento di Ilaria Cucchi:«Processo Cucchi. Udienza odierna ore 11.21. Il muro è stato abbattuto.Ci chieda scusa chi ci ha offesi in tutti questi anni. Ci chieda scusa chi in tutti questi anni ha affermato che Stefano è morto di suo, che era caduto. Ci chieda scusa chi ci ha denunciato. Sto leggendo con le lacrime agli occhi quello che hanno fatto a mio fratello. Non so dire altro. Chi ha fatto carriera politica offendendoci si deve vergognare. Lo Stato deve chiederci scusa. Deve chiedere scusa alla famiglia Cucchi ».
Radio Onda d’Urto raccolto il commento di Patrizio Gonnella, Presidente dell’associazione Antigone. Ascolta o scarica