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Proteste e dissenso sotto attacco in tutta Europa

Inquietante rapporto di Amnesty International sulla situazione di 21 paesi membri dell’Unione Europea

di Giansandro Merli da il manifesto

Fino a qualche anno fa le proteste di piazza e le mobilitazioni sociali venivano criminalizzate sulla base di accuse relative ad atti di violenza. Adesso in Europa, dove soffia il vento nero dell’estrema destra e in cui i partiti del centro-sinistra hanno rinnegato la cultura del conflitto, a essere colpite sono anche le mobilitazioni pacifiche. Lo denuncia l’ultimo rapporto di Amnesty International, pubblicato con il titolo: Poco tutelato e troppo ostacolato: lo stato del diritto di protesta in 21 stati europei.

«Le autorità statali stigmatizzano, criminalizzano e reprimono sempre più le persone che manifestano in modo pacifico imponendo restrizioni ingiustificate e punitive e ricorrendo a mezzi sempre più repressivi per soffocare il dissenso», si legge nello studio. «Nella storia, la protesta pacifica ha avuto un ruolo cruciale nel raggiungimento di molti dei diritti e delle libertà che oggi diamo per scontati», avverte Agnès Callamard, segretaria generale di Amnesty International.

L’organizzazione lancia l’allarme perché sviluppi che combinano leggi e politiche repressive a tecnologie di sorveglianza invasive, soprattutto l’applicazione su larga scala del riconoscimento facciale, si registrano contemporaneamente in molti paesi Ue.

Rispetto all’Italia il rapporto sottolinea le cariche nelle città di Pisa e Firenze, dove il 23 febbraio si stavano svolgendo delle manifestazioni pacifiche a sostegno del popolo palestinese, e le norme introdotte contro gli attivisti di Ultima generazione, definiti dal governo «eco-vandali» o in altri casi «eco-terroristi», per inasprire le sanzioni relative a danneggiamento e deturpamento di beni culturali o paesaggistici.

Altra «retorica stigmatizzante», spesso il primo passo per leggi e pratiche di carattere repressivo, è quella usata nel corso degli ultimi mesi contro le mobilitazioni che si oppongono al genocidio a Gaza. «Nel Regno Unito – dice il rapporto – queste manifestazioni sono state descritte come “marce dell’odio” dal ministro degli Interni». In altri paesi sono state associate d’ufficio all’antisemitismo o al sostegno ad Hamas.

 

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