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Quando l’emergenza si chiama voto

Se esistesse un giudice a Firenze o Treviso, a Bologna o a Verona, potrebbe valutare se nell’operato delle rispettive amministrazioni locali in materia di sicurezza non si ravvisi un qualche reato. Tipo, che so, abuso della credulità popolare o esercizio abusivo di una professione – di sindaco o assessore in questo caso. Più complesso il caso del ministro degli Interni Giuliano Amato, poiché si tratterebbe di reato ministeriale sottoposto a diverse leggi costituzionali. Bene ha fatto inoltre il Consiglio dei ministri di martedì scorso a non decidere urgentemente nulla poiché ci saremmo trovati di fronte a un’inedita ipotesi di reato associativo. Forse sarebbe utile di fronte a questa confusione armonizzare il sistema sanzionatorio dato che si nota un certo disorientamento persino nelle procure. Dunque proporrò quanto prima un progetto di legge per introdurre il reato di cialtroneria. Contravvenzionale, ovviamente, punito con l’arresto fino a tre mesi o con l’ammenda fino a 206 euro. Non sono un fine giurista, anzi non lo sono affatto, ma ho notato in questi giorni di essere in buona compagnia: vale la pena tentare. Abbiamo passato l’estate accompagnati dalla cronaca minuziosa di crimini efferati, quasi una seconda autopsia, abbiamo accolto con preoccupazione le analisi sulle movenze innovative delle organizzazioni criminali e mafiose, seguito con sgomento incendi e stragi, appreso per l’ennesima volta che disinvolte pratiche finanziarie di socializzazione del danno e delle perdite sono considerate marachelle, letto la quotidiana tragedia dei migranti sospesi tra due coste, toccato il terrifico impatto quotidiano delle droghe, lecite o meno, aggiornato la contabilità dei morti per lavoro e d’abbandono.Non so se la tigre della reazione fascista si alimenti di questi fatterelli o contribuisca invece a produrli, di certo vi è la fatica nel comprendere come bastonando lavavetri, writers e ambulanti si incida su questi fenomeni sociali e globali. Ma forse è solo un’ammissione di impotenza e la dichiarazione che le competenze dei governi nazionali in tema di sicurezza si fermano a questo e che la tolleranza zero è però il pietoso sudario di questa situazione. O forse, più banalmente, tra la prossima primavera e quella dopo si vota in diverse città e qualcuno si illude che giovi rimescolare carte ed alleanze politiche e sociali. Sicuramente sulla materia il nuovo contratto con gli italiani, il programma dell’Unione, dice cose diverse. I sociologi d’accatto, al cui ordine professionale mi sono subitamente iscritto, continuano a sostenere l’urgenza di strategie alternative per la sicurezza dei cittadini, più efficaci delle attuali; le cercano nel welfare e nella riforma delle leggi vigenti su droga e immigrazione. Per ora ci fregiamo a mezzo stampa del titolo di estremisti o radicali – quelli che criticano sempre tutto – mentre Domenici, Cofferati, Gentilini, Amato e Hannibal Lecter sono i moderati.