Quando si calpesta la dignità umana. A proposito del detenuto morto al Don Bosco.
- maggio 23, 2011
- in carcere, riflessioni
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Le speranze di vita per il detenuto Mario Santini di 61 anni, erano ridotte al lumicino, malato terminale è stato mandato dall’ospedale al Carcere dove è spirato due ore dopo. Protocolli sanitari a parte, lo hanno mandato a morire dietro le sbarre nonostante la incompatibilità del paziente (per le sue gravi condizioni di salute) col regime detentivo. La magistratura di sorveglianza, timorosa di scontentare potere politico e lobbyes mediatiche, è tra i responsabili principali del trattamento disumano e degradante riservato ai detenuti costretti a vivere, e a morire, nel grigiore di ferro, cemento e sovraffollamento degli istituti di pena.
Ci chiediamo allora perché trasportare un detenuto in carcere quando aveva solo poche ore di vita e se lo stesso trattamento sarebbe stato riservato ad un malato terminale non detenuto. Esistono due pesi e due misure diverse, un non detenuto sarebbe stato giustamente ricoverato nella struttura sanitaria più idonea.
Allora ci chiediamo perché un detenuto oggi non abbia gli stessi diritti di altri cittadini e per quale ragione il carcere sia una discarica sociale dentro cui sono sospesi diritti, principi elementari come quello della salute e della stessa dignità umana.
Nelle carceri italiane c’è una situazione drammatica che non ha niente da invidiare ai carceri dei paesi dittatoriali. Una vergogna da contrastare con tutte le nostre forze.
Del resto, il trattamento riservato ai carcerati e ai migranti rappresenta un ammonimento per chi sta fuori, per chi dissente , per chi si oppone e si ribella. Oggi ai detenuti, domani a tutti gli altri?
Zone del silenzio-pisa
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