Un tribunale di Minsk ha condannato i militanti libertari per aver preso parte alle manifestazioni e marce di protesta dell’agosto 2020
di Gianni Sartori
Vabbè, ci sarebbe ben altro di cui preoccuparsi.
Per esempio del Kurdistan. Dopo la fase esaltante della lotta di liberazione – vincente, almeno per un po’ – in Rojava e dintorni, rischia di sprofondare di nuovo nelle tenebre dell’indifferenza e della rimozione (da parte dell’opinione pubblica, magari della stessa che solo qualche anno fa si commuoveva per le “bellissime guerriere curde”). Particolarmente in Bashur (Kurdistan “iracheno”) dove l’esercito e l’aviazione turchi (membri della Nato) proseguono nella guerra di sterminio nei confronti dei curdi (utilizzando anche gas letali). Oppure dei dimenticati Paesi Baschi. Con gli ultimi prigionieri politici indipendentisti che rischiano di crepare in carcere. Se non per malattia, semplicemente per ragioni anagrafiche. Per non parlare di Assange, sul punto di essere consegnato, mani e piedi legati, all’odierna Inquisizione.
E così per tante altre infamie contro i diritti dei popoli oppressi, delle classi subalterne, dei diseredati, delle minoranze…
Tuttavia vorrei spendere due parole anche per i quattro compagni anarchici condannati (complessivamente per una ventina di anni) in Bielorussia.
Fermo restando – ribadisco – che in linea di massima condivido l’opinione attribuita a Clemenceau: “chi non è anarchico a venti anni non ha cuore, chi è ancora anarchico a quaranta ( e oltre, ovviamente nda) non ha testa”.
Nonostante lo specifico capo di accusa sia rimasto sostanzialmente sconosciuto, così come le prove a carico degli imputati (infondate, per quanto è possibile intuire), dopo un processo tenuto a porte chiuse, il 22 aprile è stato emesso il verdetto per quello che viene chiamato “l’affaire Pramen” (in riferimento all’omonimo sito @Pramenofanarchy).
Un tribunale di Minsk ha condannato i militanti libertari Aliaksandr Bialou, Jauhen Rubashka e Artsiom Salavei a cinque anni di prigione (a testa ovviamente). Un altro imputato – anche lui di nome Artsiom Salavei – a quattro anni e mezzo.
I primi due erano già stati arrestati il 29 luglio 2021 per aver preso parte alle manifestazioni e marce di protesta dell’agosto 2020 (successive alla rielezione di Lukachenko) in cui si sarebbe registrata la presenza di gruppi auto-organizzati (presunti black bloc).
Per la cronaca, manifestazioni e marce erano state duramente represse.
Rimessi in libertà, avevano denunciato di essere stati picchiati e sottoposti a maltrattamenti (in particolare a quella che altrove si chiama “bolsa”, la tortura della testa infilata in un sacchetto di plastica, con principi di soffocamento). E’ possibile quindi che la condanna abbia rappresentato una sorta di ritorsione per quelle denunce.
Per quanto riguarda @Pramenofanarchy, si tratterebbe di un collettivo di media che informano – soprattutto attraverso il canale Telegram di Pramen – in merito ai movimenti libertari, anarchici e genericamente dissidenti. Quanto alla partecipazione dei quattro imputati, probabilmente consisteva nell’abbonamento a una catena di informazione su Telegram. Significativo che Pramen sia stato classificato come “formazione estremista” solo nel novembre 2021 (ossia dopo l’arresto dei quattro).