“Ragazzi fuori”, il rapporto di Antigone sugli istituti di pena per minori
Si intitola “Ragazzi fuori” il nuovo rapporto, il terzo, sugli Istituti di Pena per Minorenni realizzato da Antigone in collaborazione con l’ISFOL.
Secondo i dati del Rapporto nel 2015 sono 449 i giovanissimi reclusi di cui 410 maschi e 39 femmine. Si è verificato un aumento rispetto al 2014 (il numero totale era di 362 detenuti), a causa dell’entrata in vigore del decreto legge n.92 del giugno 2014 che ha prorogato la permanenza negli Ipm degli autori di reati minorenni fino al compimento del 25esimo anno di età.
Sostanzialmente il numero totale dei minorenni incarcerati è rimasto lo stesso dal 1998. La percentuale tra italiani e stranieri è più o meno la stessa. Solo che, come fa osservare Alessio Scandurra nel Rapporto Antigone, i minori stranieri sono più penalizzati rispetto agli italiani. I primi commettono reati meno gravi ma «quando una misura cautelare si rende necessaria, il carcere è per gli stranieri più probabile che per gli italiani».
Nel rapporto si evidenzia inoltre che uno degli aspetti su cui sarebbe necessario intervenire è sulla riqualificazione edilizia: parliamo di edifici obsoleti. Non va meglio sul fronte dell’istruzione: spesso i docenti sono volontari o dipendenti degli Enti Locali a sopperire alla carenza di docenti di ruolo. Nessun istituto ha a disposizione insegnanti di sostegno, nonostante la presenza di ragazzi con difficoltà fisiche e psichiche. Non esistono corsi di formazione specifica per i docenti che insegnano negli IPM. Gli ultimi dati relativi agli esiti dell’istruzione in carcere sono del Rapporto del Dipartimento Giustizia Minorile 2012: su 1066 iscritti ai corsi solo 201 ragazzi ottengono crediti formativi, 88 l’ammissione e 71 il conseguimento del titolo.
Antigone auspica un nuovo ordinamento penitenziario per i minori. Dalla scorsa primavera è in discussione alla Camera dei Deputati una proposta di legge delega di riforma del codice penale, di procedura penale e dell’ordinamento penitenziario. Uno dei punti della legge delega riguarda proprio una serie di norme per i minorenni e per i giovani adulti. «Si tratta dunque di non limitarsi a modificare una o più norme della legge del 1975 per adattarle alle esigenze educative dei minori d’età, ma di rivedere l’intero ordinamento penitenziario, approvandone uno del tutto nuovo governato da una diversa filosofia di intervento». Ascolto il commento con Susanna Marietti, curatrice del rapporto “Ragazzi fuori”.