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Rave di Modena: tra demonizzazione e nuove esigenze giovanili

Il nuovo governo inizia con l’ampia agenda della legalità e del decoro urbano. Fino a sei anni di carcere per chi organizza i raduni illegali, ma a Modena i ragazzi se ne vanno pacificamente

Dopo una trattativa tra polizia e ravers che da sabato sera 29 ottobre 2022 ballavano in un capannone abbandonato in via Marino a Modena, non c’è stato uno sgombero di forza, ma le persone hanno spontaneamente lasciato l’area, dopo l’arrivo di decine di camionette di polizia, l’attenzione mediatica insieme al casus politico, e la decisione della Questura di Modena di attuare un sequestro preventivo dell’immobile per motivi di sicurezza strutturale legati allo stato dei luoghi, giudicati non sicuri. Verso le 10.30 un funzionario di polizia ha detto al megafono: “Non siamo qui per voi e non entreremo, l’edificio è sotto sequestro perché pericolante, dovete andarvene”. Dopo un primo momento di tensioni, ma senza scontri, i partecipanti al party hanno iniziato a lasciare l’edificio. Dentro sono state smontate le casse e alcuni partecipanti stanno ripulendo l’area dai rifiuti. Non si sa ancora se la festa proseguirà anche stanotte, ma da qualche altra parte.

La normativa “anti-rave” sul tavolo del Consiglio dei ministri aumenta la pena prevista dall’articolo 633 del codice penale portandola da tre a sei anni. Si continua con la bulimia penale. Tutto si risolve con l’aumento degli anni di carcere. I principali provvedimenti presenti nel decreto legge che modifica l’articolo 633 del codice penale: reclusione da tre a sei anni, multe da mille a 10mila euro e procedimento d’ufficio «se il fatto viene commesso da più di cinquanta persone allo scopo di organizzare un raduno dal quale possa derivare un pericolo per l’ordine pubblico o la pubblica incolumità o la salute pubblica».

Disposta anche la confisca dei beni, ossia «di eventuali strumenti musicali o di diffusione di suoni o immagini necessari per lo svolgimento dell’intrattenimento nonché di impalcature necessarie per la realizzazione di palchi ove collocare i medesimi» si può leggere sul testo approvato dal cdm.

Per stroncare il fenomeno alla radice il ministro Piantedosi ha annunciato persino il ricorso a strumenti investigativi speciali, come le intercettazioni telefoniche “preventive” ma anche alla sorveglianza informatica delle chat e dei canali social dei presunti organizzatori così da poter individuare in anticipo i luoghi prescelti per i temibili raduni.

I provvedimenti in discussione al Consiglio dei Ministri per regolamentare i rave party provengono da lontano, anzi da molto lontano, e ricalcano la proposta di legge presentata il 10 luglio del 2008 dal deputato Giorgio Merlo del PDL. La proposta è rimasta per anni nei cassetti ed ora viene rivista ed ampliata con l’intenzione di regolamentare la materia e il Ministro dell’Interno Piantedosi pensa a un giro di vite, “per dare nuovi e più efficaci strumenti di prevenzione e intervento” sui rave. Si punta alla confisca di camion, furgoni, amplificatori e altre apparecchiature musicali usate dagli organizzatori dei raduni, a carico dei quali scatterebbe anche l’obbligo del ripristino dei luoghi danneggiati. L’originario testo della proposta a firma Merlo prevedeva già la possibilità di sequestro, ecco il testo. PDL 1478 (camera.it)

La sensazione è che il governo Meloni per mano del ministro dell’Interno, l’ex prefetto di Roma Matteo Piantedosi, abbia messo in scena una gigantesca operazione di propaganda, un’esibizione muscolare tanto massiccia quanto gratuita sulla pelle dei ragazzi e delle ragazze accorsi a Modena.

Il ciclopico schieramento di agenti messo in campo (circa 400) ricorda più quello di una vasta operazione anti terrorrismo o di una retata in grande stile di qualche boss mafioso in un territorio impervio, un dispositivo che appare davvero grottesco per contrastare un party danzante di tremila ventenni nella campagna modenese che non dovrebbe avere nessuna finalità né connotazione eversiva.

Una propaganda securitaria che di certo non è estemporanea e che purtroppo sembra ispirare i primi atti dell’esecutivo Meloni. Ieri infatti il consiglio dei ministri ha approvato una durissima stretta sui rave party illegali.

Metodi lontani dallo stato di diritto che hanno suscitato seri dubbi di costituzionalità quando si trattava di indagare su Cosa Nostra o sulle ramificazioni delle cellule dell’Isis e che adesso vengono sbandierati senza minimo imbarazzo dal Viminale addirittura per reprimere le feste illegali dei ventenni. Il bersaglio è decisamente meno ambizioso della grande criminalità o del terrorismo, ma anche molto più facile da individuare e colpire.

I rave, che piacciano o meno, sono specchio di una società o, come veniva scritto “sono realtà che sono andate oltre il futuro: inutile lottare per cambiare la società, molto meglio trovare delle zone temporaneamente autonome dove sperimentare una vita libera dopo l’apocalisse.” Ma come mai c’è una forte attenzione attorno a questa festa definita “abusiva” e perchè attorno a chi vi partecipa vi è una enorme demonizzazione dalla politica e dalla stampa?

Radio Onda d’Urto ne ha parlato con  Tobia d’Onofrio, giornalista freelance e autore del libro “Rave: new world” e Max del Lab57, laboratorio antiproibizionista di Bologna che da venticinque anni fa attività di strada su servizi di prossimità e interventi di riduzione dei rischi su uso/abuso di sostanze, che ci parla della Chill-out di Itardd, rete italiana dei servizi di riduzione del danno, presente al rave con un banchetto. Ascolta o Scarica.

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Quel rave a Predappio che nessuno ha fermato

Mentre i blindati della polizia accerchiavano il capannone di Modena, migliaia di nostalgici sfilavano indisturbati

di Elio Menzione

Colpisce: stesso giorno, stesse ore. A Predappio sfilano nostalgici del regime fascista ringalluzziti dal governo Meloni e dal presidente del Senato, per festeggiare il centenario della marcia su Roma. Non lontanissimo da lì, vicino a Modena, due, forse tremila giovani erano convenuti in un gran capannone appositamente affittato per un rave, una delle tante feste spontanee che quasi settimanalmente nella bella stagione si tengono in tutta Italia e anche in tutto il nostro mondo occidentale. Diversa l’accoglienza da parte delle cosiddette forze dell’ordine.

A Predappio si vuole che tutto fili liscio, nonostante la legge vieti saluti romani e tutti i parafernali dell’antico, ma sempre nuovo, regime. Lo vieta la legge; ma mai nessuna legge è stata tanto disapplicata. Essa vieterebbe non solo la ricostituzione del partito fascista, e questo per ora è fuori dalla portata di questi nostalgici che tanto la desidererebbero, ma anche gli emblemi e i comportamenti che a quel partito si richiamano. E di questi, a Predappio ce n’era a bizzeffe. Ma tant’è, anche questa volta, anzi, tanto più questa volta, tutto è fatto andare liscio: nessun fermato, nessun identificato formalmente, i promotori sono ben noti lippis et tonsoribus, ma nessuno è chiamato a rispondere di queste illegalità.

Diversamente vanno le cose al rave in quel di Modena. Durante la notte centinaia di agenti e carabinieri, con camionette e blindati, accerchiano il capannone e intendono sgomberarlo con le buone o con le cattive. Si avvia una trattativa che va avanti fino al mattino, quando i giovani “si arrendono” e lasciano spontaneamente la grande struttura, portandosi via le proprie carabattole e, addirittura, ripulendo a modo tutto quanto.

Questa volta (contrariamente a quanto successo in altre occasioni) non ci è scappato il morto né i feriti né gli arresti: solo 600 identificazioni, moltissimi gli stranieri, forse grazie alla nottata meteorologicamente mite e serena (ma solo meteorologicamente) di questa fine estate italiana. Ma il rave non era autorizzato e quindi illegale. Illegale per violazione di quale legge, di grazia? Non si sa. Ma la stessa Costituzione non tutela (art.17) il diritto di riunirsi, purché “pacificamente e senza armi”? Tanto quel rave non era vietato, che ora si vuole introdurre una legge che vieti i rave, con confisca dei beni utilizzati (il “doppio binario” si espande e i sequestri preventivi si allargano) e pene che arrivano a 6 anni. Oppure sono illegali in quanto luoghi in cui circola la droga? Sì, è vero, la droga in questi raduni circola eccome, ma non più che in un qualunque ginnasio. (da il dubbio)