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Reato di rave, la stretta colpisce anche la «tekno legale»

Il 31 ottobre il governo Meloni ha introdotto l’art. 434-bis, con un decreto che dal 12 dicembre sarà in discussione alla camera. La campagna contro i free party, però, sta già avendo effetti anche sulle feste elettroniche organizzate in luoghi privati, come successo a Bari e Sassuolo. Con il rischio di criminalizzare un intero ambiente musicale

Sul fatto che il reato 434-bis sia stato formulato in maniera troppo generica e rischi di colpire altre forme di riunione oltre ai rave party si è detto e scritto molto. Lunedì 21 novembre perfino i giuristi invitati in commissione giustizia dalla destra hanno espresso giudizi severi su questa nuova fattispecie penale. La volontà del governo di mostrare il pugno duro, però, sembra aver prodotto anche un altro effetto indiretto: una stretta sulle feste tekno legali.

Soltanto sabato 12 novembre si sono contati tre episodi di questo tipo. Due a Bari e uno a Sassuolo. Nel capoluogo pugliese il soundsystem Q6X aveva organizzato un evento a carattere associativo, cioè riservato ai soci di un’associazione culturale, in cui era prevista una selezione di musica elettronica. Nel locale dove si sarebbe dovuto svolgere, e di cui gli organizzatori preferiscono non specificare il nome, sono arrivati i carabinieri già dalla mattina. Probabilmente insospettiti dalle caratteristiche dell’iniziativa, che potevano far pensare a un rave. Ma a parte il tipo di musica non c’era nient’altro in comune: nessuna invasione di terreni o edifici e tutti i permessi per svolgere l’iniziativa. Così ha risposto il proprietario agli agenti. Quando nel pomeriggio ha visto un elicottero sorvolare il suo locale, però, si è intimorito e ha ritirato l’autorizzazione.

«Ci siamo spostati nel circolo Arci Fluxus ma anche lì sono continuate le pressioni – racconta Davide Papagna, uno dei membri di Q6X – Ci hanno controllato i documenti, impedito di usare i cellulari, perquisito l’interno del locale e le nostre macchine. Non hanno trovato nulla di illegale e infatti la festa si è fatta. Nonostante i carabinieri avrebbero voluto limitarla a 60 persone: meno della capienza del circolo». I ragazzi raccontano che per tutta la durata dell’iniziativa è rimasto un posto di blocco all’esterno. Sarebbero state presenti anche unità in assetto anti-sommossa.

«Non hanno nominato il nuovo decreto ma quando siamo andati a protestare alcuni agenti hanno detto: “siamo qui per una questione politica, non lo avete capito?” Se è così, questo è uno Stato di polizia. Noi facciamo solo musica», continua Papagna.

Scene simili sono avvenute quasi in contemporanea a pochi chilometri di distanza, nella Masseria del Vagamondo di Turi, in provincia di Bari. Anche lì era prevista una serata per i soci dell’associazione culturale che in quello spazio organizza mostre, spettacoli circensi, eventi artistici e musicali. Sabato si sarebbero dovuti esibire gli 8 Heartz, una crew che suona musica tekno. «Prima ci hanno controllato a fondo tutti i documenti relativi all’associazione, mostrando una conoscenza inusuale delle leggi che normano questi enti. Poi hanno piazzato un posto di blocco all’esterno. Infine sono tornati alle 5 di mattina per altri controlli nel parcheggio. Comunque non hanno trovato nulla di irregolare», racconta Gianmarco Palazzo, proprietario della masseria.

Non è la prima volta che gli agenti gli fanno visita. Era già accaduto lo scorso anno in occasione di una festa privata che secondo le forze dell’ordine non si sarebbe potuta svolgere. Così a novembre 2021 Palazzo ha creato un’associazione e messo tutto in regola. Da allora ha organizzato una quarantina di eventi, senza mai ricevere ispezioni. «Stavolta hanno fatto presente che il controllo derivava dall’emanazione del decreto sul 434-bis. Mi pare vogliano colpire in generale i luoghi dove si produce cultura underground», continua Palazzo.

È probabile che le forze dell’ordine temessero, per il tipo di musica prevista nei due eventi, che si potesse trattare di rave illegali. Una volta sul posto si sono rese conto che non era così, ma hanno comunque fatto partire i controlli di routine. Con maggiore solerzia del solito.

Qualcosa di simile deve essere accaduto anche a Sassuolo. Sempre lo stesso giorno, sabato 12 novembre. Nel Figo disco pub di via Madrid era organizzato un «Techno party». La grafica che lo pubblicizzava era molto simile a quelle utilizzate per i rave. L’evento, però, era chiaramente in un locale privato e prevedeva un biglietto di ingresso e una tessera. Anche in questo caso ci sono stati controlli molto approfonditi delle forze dell’ordine, fuori e dentro il club. Tanto che per un paio d’ore la musica è stata interrotta.

Caso a parte quello avvenuto il 21 ottobre in una cascina di Marano sul Panaro, nel modenese. I ragazzi che ci vivono con regolare contratto d’affitto sono stati raggiunti dai carabinieri nel primo pomeriggio, mentre montavano un piccolo impianto da cui avrebbero suonato musica techno durante la notte. Per festeggiare il compleanno di due amici. Una festa privata per una settantina di persone. Dopo alcuni controlli i carabinieri sono andati via per tornare la mattina seguente con diverse volanti e due giornalisti al seguito. Hanno identificato una ventina di ragazzi ancora presenti, svegliando anche quelli che dormivano nella cascina per chiedere loro i documenti.

Il giorno successivo la notizia è stata presentata sulla stampa locale come lo «sgombero di un rave» con tanto di denunce, una cinquantina. «Hanno anche convocato in caserma il proprietario. Ma noi non abbiamo fatto niente di male. Siamo in un posto isolato e non davamo fastidio a nessuno. Abbiamo inviato alla stampa delle smentite sulle ricostruzioni che abbiamo letto. L’ha pubblicata solo l’Ansa», afferma Leonardo, uno degli affittuari della cascina. Si tratta di un episodio a parte perché avvenuto prima dell’emanazione del decreto, ma è utile a mostrare il clima da caccia alle streghe che si è instaurato con il nuovo governo intorno alla musica tekno.

da DINAMOpress