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Report dal centro di detenzione di Nizza

solidarietà ventimiglia

L’estate scorsa, mentre migranti e solidali resistevano sugli scogli alla frontiera di Ventimiglia, a Vievola, all’estremità nord della valle Roya, un presidio di abitanti lottava contro il raddoppio del tunnel del col di Tenda ed il conseguente traffico di mezzi pesanti.

I nostri rispettivi percorsi parevono distanti, ma già si intravedeva un nesso comune. Ci siamo incontrati sulle rive del mare cosi’ come sulle montagne e abbiamo sentito che confrontarci era importante e necessario. Poi a settembre il presidio di Vievola e quello dei Balzi Rossi sono stati sgomberati. Per i solidali le valli sopra Ventimiglia sono state un rifugio naturale. E’ da li’ che la lotta contro la frontiera è ripartita, e sono queste valli che hanno accolto i tanti fogli di via emessi dalla questura di Imperia. In val Roya é proseguita la costruzione del tunnel di Tenda e a questo triste scenario si sono aggiunti i migranti, che quotidianamente, con coraggio e determinazione, attraversano questo territorio  in direzione di Parigi, Calais, l’Inghilterra…

Abbiamo quindi sentito il bisogno di rincontrarci, in più occasioni, e ne é nata una nuova storia.

La manifestazione di sabato 18 giugno é stata quindi contraddistinta dall’incontro tra le lotte contro la devastazione del territorio e quelle contro frontiere e deportazioni. Le forze dell’ordine italiane ci hanno impedito di proseguire verso Ventimiglia e Menton, dove la biciclettata-corteo sarebbe dovuta terminare. Si doveva impedire che i manifestanti incontrassero i migranti bloccati e deportati al confine italo-francese. Ne é seguita un’assemblea spontanea che ha deciso di continuare la mobilitazione occupando l’edificio della vecchia dogana francese, situato a poca distanza dal valico frontaliero di Fanghetto. Italiani/e e francesi insieme abbiamo oltrepassato le frontiere territoriali, linguistiche e culturali che ancora ci dividevano e insieme abbiamo trasformato un luogo di controllo e separazione tra i popoli in uno spazio liberato. Uno squarcio di luce nelle tenebre del presente in cui abbiamo dato vita e forza alle lotte a venire.

L’esperienza é durata fino a giovedi’ mattina quando reparti della gendarmerie hanno effettuato lo sgombero. Ai cinque italiani presenti è stato notificato un decreto di espulsione per un anno dal territorio francese. Noi quattro invece di essere riaccompagnati alla frontiera, come avvenuto nel caso di Giulia (non trattenuta perché al CRA di Nizza non esiste una sezione femminile), abbiamo subito un trasferimento al centro di detenzione amministrativa di Nizza (l’equivalente dei CIE italiani).

Tra di noi l’umore é alto, soprattutto dopo il partecipato presidio che si é tenuto venerdi’ sotto le mura del centro. Rifiutiamo fermamente le etichette che  stampa e prefettura vorrebbero cucirci addosso, perché sappiamo bene come questi organi tendano sempre a limitare, dividere e reprimere.

L’intreccio di percorsi in questo territorio di frontiera sta disegnando nuove geografie e siamo fieri di essere parte di questa comunità in lotta. Ringraziamo ogni persona che, in Italia come in Francia, ha manifestato solidarietà con noi e ogni migrante deportato/a e detenuto/a in Europa.

Per un mondo senza galere e autorità

ni frontières, ni camions, autogestion!

Andrea, Rafael, Vincenzo, Arturo  

PS ogni sera a partire dalle 18 presidio e assemblea sotto le mura del centro (centre de retention, 28 rue de Roquebilliere, Nice)