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Respingimenti illegali in mare: governo greco sotto accusa

Il video del New York Times mostra i migranti, tra cui bambini, che vengono radunati, portati in mare e abbandonati su un gommone dalla Guardia costiera greca. Finora le autorità greche avevano negato

New York Times: «La Grecia respinge i migranti in mare e li lascia alla deriva»

 

di Giansandro Merli

Dodici persone – uomini, donne e anche bambini molto piccoli – rintracciati a terra sull’isola di Lesbo, chiusi in un furgone, imbarcati su un gommone, trasferiti su una motovedetta della guardia costiera greca e poi abbandonati su una zattera gonfiabile in mezzo al mar Egeo, davanti alle coste turche.

Questo mostrano le immagini girate da Fayad Mulla, un operatore umanitario che ha lavorato per quasi due anni sull’isola greca, e pubblicate ieri dal New York Times. Prove evidenti che gettano lugubri ombre sull’operato del governo di destra di Nea Dimokratìa (Nd) a meno di 48 ore dalle elezioni politiche.

Il giornale statunitense ha verificato il video attraverso diversi sistemi ed è riuscito a intervistare i migranti in un centro di detenzione nella città turca di Smirne, dove sono stati portati dopo il soccorso della guardia costiera di Ankara. Il respingimento, che viola qualsiasi convenzione internazionale, è avvenuto l’11 aprile scorso. Le interviste dieci giorni dopo. I richiedenti asilo – provenienti da Somalia, Eritrea ed Etiopia – hanno confermato la ricostruzione dei giornalisti e raccontato la loro fuga da guerre e dittature.

Il leader di ND Kyriakos Mitsotakis, invece, ha rifiutato di commentare l’episodio. Durante la campagna elettorale il primo ministro uscente, e ricandidato, ha definito l’approccio governativo al tema “duro ma giusto”, rivendicando di aver ridotto degli arrivi del 90%. Mitsotakis non dice, però, che una parte di questo calo è dipeso negli anni scorsi alla ridotta mobilità causata dal Covid-19 e soprattutto che è stato ottenuto attraverso violenze e azioni illegali sia nell’Egeo che lungo il confine di terra del fiume Evros.

La portavoce della Commissione Ue Anita Hipper ha espresso “preoccupazione per il video” rispondendo al New York Times che la Grecia “deve rispettare pienamente gli obblighi che derivano dal diritto europeo e internazionale sull’asilo, compreso l’accesso alle procedure”. Dichiarazioni di circostanza. Non è la prima volta che sono rese pubbliche prove dei respingimenti collettivi da parte di Atene. A ottobre 2021 la rete di giornalisti Lighthouse Reports aveva consegnato alla commissaria Ue per l’immigrazione Ylva Johansson un dossier voluminoso e ricco di immagini su episodi simili. Un anno fa le evidenti violazioni dei diritti umani sul confine greco-turco hanno contribuito alle dimissioni del presidente dell’agenzia europea Frontex, accusata di complicità. Soprattutto, di fronte ai gas lacrimogeni sparati contro i rifugiati che tentavano in massa di superare la frontiera terrestre ad aprile 2020, quando Erdogan aveva deciso di fare pressione sull’Ue, la presidente della commissione Ursula von der Leyen volò nel paese ellenico per ringraziare Mitsotakis. “La Grecia è lo scudo d’Europa”, disse in quell’occasione promettendo 700 milioni di euro e il rafforzamento di Frontex.

Lo scoop del giornale statunitense arriva mentre la campagna elettorale volge al termine. Domenica il paese ellenico torna alle urne per decidere se rinnovare la fiducia a Nd o voltare pagina. Il tema dell’immigrazione è uno di quelli importanti sebbene, per calcoli elettorali di diversa natura, non sia stato tra quelli utilizzati maggiormente dalle forze politiche. Del partito di governo si è già detto, intende proseguire con la sua strategia.

La principale forza di opposizione, Syriza, ha scelto di parlare meno di frontiere e più di integrazione. Ha confermato che se dovesse guidare il prossimo governo non eliminerebbe il muro di Evros. Promette però di accelerare le procedure per la cittadinanza e riconoscerla ai bambini nati nel paese da almeno un genitore legalmente residente con l’obiettivo di “passare gradualmente dallo ius sanguinis allo ius soli”. Inoltre si propone di ripristinare, per alcuni casi, il permesso di soggiorno per motivi umanitari (che a differenza dell’Italia non ha un radicamento costituzionale) e insistere sui percorsi di integrazione.

Anche il Pasok, che i sondaggi danno in terza posizione, vuole naturalizzare una parte dei cittadini stranieri, in particolare quelli con meno di 24 anni o una evidente integrazione nel contesto sociale. Intende inoltre rendere più semplice l’accesso ai permessi di soggiorno di lungo periodo. Le proposte del partito sottolineano la forte carenza di manodopera in alcuni settori dell’economia greca anche se il problema non sta solo nella carenza di vie di accesso legali.

In Grecia il tema è che condizioni lavorative e salari non sono attraenti nemmeno per i migranti, soprattutto qualificati, che preferiscono recarsi altrove. Infine Mera25, il partito di Yannis Varoufakis che dovrebbe riuscire a entrare anche questa volta in parlamento, ha proposte più radicali ma di difficile realizzazione in un solo paese. Tra queste: cancellare l’obsoleta differenziazione tra migranti economici e rifugiati; annullare “l’inaccettabile e illegale accordo Ue-Turchia”; riconoscere un permesso di lavoro a tempo indeterminato a chi ha vissuto in Grecia due anni con un contratto di lavoro dipendente o dieci senza lavoro.

da il manifesto

Migranti ributtati in acqua: guarda qui il video pubblicato dal New York Times

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