Un ventenne di origine marocchina è stato messo sotto processo dal Pm Antonio Rinaudo – i no Tav lo conoscono molto bene- con l’accusa di apologia e , come se non bastasse, con l’aggravante di terrorismo.
Se esiste un modo per creare nuovi futuri Kamikaze pronti alla causa, uno è proprio questo. Il ragazzo avrebbe condiviso via web un link dove si parla dello “Stato islamico” con un invito ad accorrere al supporto del Califfato. Grazie ai nuovi decreti “antiterrorismo”, il Magistrato può così accusarlo addirittura di terrorismo.
A nessuno probabilmente potrà interessare, magari qualcuno dirà anche che ben gli sta.
Eppure è una cosa che ci riguarda da vicino. Invece di dialogare con questo ragazzo, capire le sue ragioni e del perchè trova attrazione ideologica per questi invasati, lo si accusa di terrorismo.
Mi auguro che avrà un buon avvocato, ma se mai dovesse essere condannato, lui andrà in prigione, nel regime di massima sicurezza creato appositamente per i detenuti islamici accusati di terrorismo.
Un regime carcerario degradante dove numerose associazioni ne denunciano la pessima condizione al limite della tortura. Il ragazzo , in quel caso, sì che proverà vero odio verso di noi, probabilmente troverà qualche vero invasato che lo manipolerà e , soprattutto, troverà la conferma che l’occidente è suo nemico.
Ecco la funzione dell’apparato giudiziario – repressivo: creare più insicurezza. E crea anche vere e proprie disgrazie. Magistrati che in nome dell’antiterrorismo provocano, indirettamente, delle tragedie famigliari. Anche questa è una notizia passata inosservata, ma sarebbe ora di puntare i riflettori visto il clima.
E’ una triste storia che non crea nessuna indignazione. Nessuna immaginetta virale su Fb. Nulla.
Ve la ricordate Fatima, quella ragazza italiana che si era convertita all’Islam e ha preso parte del Califfato? La madre, Assunta Buonfiglio, morì qualche settimana fa nell’ospedale in provincia di Pavia. Lei e suo marito erano stati arrestati. Due sessantenni privati della loro dignità, sbattuti preventivamente nel carcere. La colpa è quella di aver ricevuto delle telefonate dalla loro figlia Fatima che li implorava di convertirsi e di andare in Siria da lei. E’ bastato questo per sbatterli in isolamento nonostante le condizioni precari della signora. Infatti Assunta morì nell’ospedale per un arresto cardiaco dopo l’intervento chirurgico richiesto con urgenza. E morì – questa è la beffa- dopo aver appreso che sarebbe stata scarcerata visto l’incompatibilità , a causa della sua salute fisica, con il sistema carcerario.
Il terrorismo si alimenta del terrore di Stato, poliziesco e non di diritto.E queste sono storie terrorizzanti.
Damiano Aliprandi