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Rinvio a giudizioper il bacio gay. Accusa: atti osceni

Atti osceni in luogo pubblico. E’ l’accusa cui dovranno rispondere Roberto e Michele, i due giovani fermati dalla polizia nel luglio dello scorso anno a causa di un bacio troppo appassionato o troppo gay, chissà. A un anno di distanza è infatti arrivata la decisione del pubblico ministero della procura di Roma che, dopo accurata analisi dei fatti ha deciso che sì, quel bacio era un offesa al pubblico decoro e che per questo deve essere perseguito dalla legge.In realtà l’accusa si baserebbe sulla dichiarazione dei Carabinieri che aveva effettuato il fermo: «Quello che ha visto la pattuglia non era assolutamente un semplice bacio ma un rapporto orale in un luogo aperto al pubblico. I militari sarebbero intervenuti anche se fosse stata una coppia eterosessuale».Eppure, un modo ci sarebbe per verificare l’entità del “reato”. Sul luogo del “delitto” era infatti puntata un telecamera di sorveglianza, uno dei tanti occhi che vigila sulla sicurezza dei romani. Il registrato di quella notte proverebbe infatti che Roberto e Michele si stavano soltanto baciando.«Da alcune videoregistrazioni emergerebbe l’insussistenza del reato di atti osceni in luogo pubblico», sostiene infatti il difensore dei due giovani, l’avvocato Michele Stoppello, dell’Arcigay. «Ero convinto che l’indagine si concludesse con una richiesta di archiviazione – continua il legale -. Avevamo chiesto l’acquisizione dei filmati effettuati la notte del 26 luglio dalle telecamere posizionate vicino la scalinata d’accesso al Colosseo, che avrebbero dimostrato che si trattava solo di un bacio. Ma secondo l’accusa l’acquisizione della videoregistrazione “è attività complessa dall’esito incerto e non proporzionata all’oggetto del procedimento”». «Il pm – conclude l’avvocato – ha ancorato a doppio filo il proprio convincimento sulle sole asserzioni contenute nel verbale dei carabinieri. Affronteremo con serenità il processo, confidando pienamente nella giustizia».Insomma, la vicenda sta ssumendo di certo una piega grottesca. Senza contare che, già all’epoca dei fattic’era stata la denuncia e la dichiarazione di solidarietà da parte dei poliziotti e dei militari omosessuali. «Non è una difesa a loro favore ma è, soprattutto, una disapprovazione nei modi con cui i carabinieri hanno effettuato il loro dovere», aveva infatti dichiarato Antonio Lupi, presidente dell’associazione Polis Aperta. «Stando alla dichiarazione dei ragazzi, i carabinieri si sono comportati nei loro riguardi con modi inappropriati” trattandoli “alla stessa stregua di come vengono trattati i criminali». Anche se i ragazzi fossero riconosciuti colpevoli di atti osceni, dice Lupi, l’atteggiamento dei carabinieri, a nostro parere, risulta comunque esagerato».