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Rom a Pavia Quando una grave emergenza umanitaria, sanitaria e politica viene trasformata in un problema di polizia

A Pavia sindaco e vicesindaco si sono convinti che i temi della legalità e della sicurezza saranno la chiave per ottenere la riconferma alle prossime elezioni. Ma Pavia non è Bogotà o Giugliano e se un “nemico” non c’è, allora bisogna inventarselo: hanno così spacciato per un problema di ordine pubblico l’emergenza umanitaria e sanitaria all’ex Snia. Facendo leva sull’efficace repertorio dei luoghi comuni, questi cinici teorici dell'”insicurezza percepita” hanno dipinto la città come stretta d’assedio da tagliagole rumeni, anche se i dati sulla criminalità negano ogni recrudescenza locale del fenomeno. La Snia racconta la mutazione antropologica della sinistra, che parla di legalità e non rispetta l’obbligo scolastico, come impone la legge; parla di doveri e non soccorre un minore malato, come ordina un decreto del tribunale; parla di accoglienza e vieta agli assistenti sociali di recarsi in quell’area, come vorrebbe il buonsenso. Stanno radicando nei rumeni la convinzione che la crescita sociale si ottiene solamente con la pratica dell’arbitrio e della violenza. Eludere l’assistenza sanitaria e rifiutare l’iscrizione scolastica dei bambini Rom e rumeni è un abuso orribile. L’illecito è reso ancora più violento e odioso dal fatto che a colpire è il “potere” e i colpiti sono bambini. Che cultura di governo stanno esprimendo? Che visione del mondo stanno promuovendo? Il nuovo centro ha mandato in soffitta Gramsci, Berlinguer e La Pira e ha rispolverato l’inglese Francis Galton, cugino di Darwin e inventore dell’eugenetica e l’americano Madison Grant, antropologo e autore di “The passing of the Great Race”, definito da Hitler «la mia Bibbia». Discriminazioni, violenze, sterilizzazioni coatte proseguono, per gli zingari, ben oltre il nazismo: dal 1935 al 1996, nella democratica Svezia hanno forzatamente sterilizzato 230mila persone; tra il 1907 e il 1973, negli Stati Uniti sono stati menomati 8mila donne e 16mila uomini (al processo di Norimberga la sterilizzazione di massa non venne inclusa tra i crimini di guerra); dal 1926 al 1974, in Svizzera 600 bambini Rom sono stati sottratti alle famiglie e le loro madri sterilizzate (l’operazione Kinder der Landstrasse – bambini di strada – si proponeva l’estirpazione del «fenomeno zingaro»). A Pavia, nel 2006 un assessore ha pensato di togliere i figli dei Rom alle loro famiglie «a tutela dei minori» e si è rivolto al Tribunale, il quale ha risposto che non era il caso di parlarne, proprio «a tutela» di quei minori. Rifondazione Verdi e Sinistra democratica appoggiano una amministrazione che per miope calcolo elettorale ha trasformato una grave emergenza umanitaria, sanitaria, politica e morale in un problema di polizia e portato la città sull’orlo di una pericolosa deriva xenofoba. Hanno criminalizzato Rom e rumeni per poi invocare l’ordine e la legalità. Chi sono? Sono l’autoreferenziale partito “della sicurezza e della legalità” che cerca spazio e legittimazione attraverso la creazione dell’insicurezza “percepita” e dell’illegalità “percepita”. La politica vuole continuare a esistere? La contrapposizione autolesionista tra umanità e legalità, tra accoglienza e sicurezza, tra solidarietà e rifiuto del “diverso che è uguale” sta mostrando l’incapacità della politica (questa politica) a farsi carico dei modesti problemi che ora abbiamo di fronte, figurarsi quelli che si intravvedono appena. Inesorabilmente, nei prossimi anni assisteremo a continue ondate migratorie: oggi sono i rumeni, domani potrebbero essere i profughi di qualche conflitto o gli sfollati da catastrofi sociali e ambientali. Il nuovo orizzonte mostra qualcosa di arcaico: è vicino ai miserabili di Victor Hugo, Emile Zola, Charles Dickens o alle tavole del Doré ed è indecifrabile, nella sua complessità, dal punto di vista delle categorie marxiane (Karl Marx considerava Dickens e Hugo due scrittori ingenui e sentimentali). Oggi serve rileggere proprio loro, perché l’elemento arcaico dei miserabili venuti dall’est postsovietico – neocapitalista e senza efficaci ammortizzatori sociali – ripropone quelle stesse immagini, rese ancora più crude dal confronto con il nostro mondo “civilizzato”. La destra italiana manovra attraverso l’inganno dell’immaginario. Purtroppo, le cose non migliorano a sinistra: un sindacato che rincorre la piccola borghesia; i partiti che mutuano i contenuti della destra (servendosi di un linguaggio falsamente progressista che vuole allontanare il significato dal significante, togliere il senso alle parole) o che navigano dentro l’orizzonte autoreferenziale dell’interesse particolare. Da molto tempo la politica ha smesso di governare l’economia (è vero il contrario), incapace com’è di affrontare persino i problemi più modesti. E domani? Domani sarà venti cento mille volte peggio. Le emergenze future porranno il tema della sicurezza sempre più al centro della scena: destra e sinistra non c’entrano; c’entrano invece responsabilità e buonsenso. Cosa farà la politica? Si attrezzerà e governerà questi inediti conflitti o, come a Pavia, li ridurrà a un «problema di ordine pubblico» da risolvere con l’intervento della Polizia e dell’Esercito, e con la deportazione dei “nuovi miserabili”? Per la politica non c’è via d’uscita: o ritrova una ragion d’essere o abdica, e lascia il campo all’opzione militare. Il dilemma, enorme, si lega al futuro della democrazia.

Giovanni Giovannetti