Roma: Ancora in carcere i militanti dell’ "Otto marzo".
- settembre 23, 2009
- in emergenza, lotte sociali
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L’inchiesta aperta nei confronti dei militanti dell’occupazione abitativa “otto marzo” prosegue, come proseguono le giornate recluse di chi si è visto portare via dai Carabinieri il giorno 14 settembre. 21 capi di imputazione nei confronti di chi ha messo a disposizione dei senza casa il proprio tempo e le proprie energie. Basti vedere i video sull’incursione all’ex scuola, o ascoltare le voci dei vicini, degli abitanti di Magliana, oppure dei conoscenti degli arrestati per rendersi conto della gravità del teorema costruito sull’intera vicenda. Tutti increduli per la conferma degli arresti, tutti increduli di fronte alla montagna di “verità” ad uso stampa orchestrate ai danni di una comunità umana che ha recuperato e riqualificato uno stabile precedentemente abbandonato e degradato. Luogo di spaccio di eroina, dicono i vicini di casa dell’otto marzo, luogo riconsegnato al quartiere con tanto di teatro aperto e gratuito, campo di calcio, giardino divenuto nuovamente pubblico. Eppure è bastata la denuncia di un uomo eritreo e dei suoi familiari per innescare un marchingegno giudiziario che incredibilmente rischia di far rimanere in carcere ancora per mesi i cinque militanti. Sono trascorsi già diversi anni, da quando un’altra inchiesta si avventurò nell’accusa di associazione a delinquere nei confronti di Action. Teorema, anche in quel caso, ampiamente pubblicizzato dalla stampa. Peccato che, qualche anno dopo, la notizia dell’assoluzione non meritò la stessa attenzione mediatica. Parliamo di teorema, perché l’aspetto giudiziario è solo una parte del ciclone che ha investito le vite dei cinque ragazzi. Occorre aggiungere il movente politico. A Roma, a fronte di una situazione abitativa disperata, con migliaia di persone in emergenza abitativa, le “case popolari” vengono assegnate con il contagocce. Grandi concessioni ai privati per speculazioni edilizie, poco o nulla in quanto a pianificazione e incremento dell’Edilizia Residenziale Pubblica. Questo dato desolante occorre completarlo con un’altra scomoda verità, e cioè che le case popolari recuperate con gli sgomberi vengono subito rioccupate. Insomma, politica abitativa ferma e un piano di offerta alloggiativa che rasenta lo zero. E allora, qualcuno decide di mettersi a disposizione della Politica, per togliere le castagne dal fuoco al Centro-Destra su un tema delicato e potenzialmente esplosivo come quello dell’emergenza abitativa. Lo fa estendendo la criminalizzazione a tutto il movimento di lotta per la casa, reo di porre quotidianamente il tema dell’assenza di politiche sulla casa in città e a livello nazionale. Teorema, quindi, ed è iniziando a dargli il nome giusto, che si può respingere al mittente il castello politico giudiziario che vuole mettere a tacere chi ha il coraggio di fare opposizione in questa città. C’è poi un altro punto delicato sul quale chiamiamo tutti ad un sforzo di attenzione, ma anche di mobilitazione nelle sedi istituzionali opportune. E’ quello che riguarda la situazione medica di uno degli arrestati, Sandro Capuani, recluso nel centro medico del carcere di Regina Coeli. Abbiamo potuto verificare direttamente le sue condizioni. Sandro sta male, molto male. Operato due volte per un tumore all’intestino, è in attesa della terza operazione, che dovrà svolgersi tra pochi giorni. Dall’ospedale San Camillo, dovrebbe ricevere a breve notizie sulla data dell’operazione ma il sequestro del suo cellulare ne rende difficile, se non impossibile, la reperibilità. Le sue condizioni di salute sono palesemente incompatibili con il sistema penitenziario, ciò nonostante l’uomo resta in carcere. Una situazione a dir poco drammatica e urgente che avevamo già avuto premura di segnalare la volta precedente, ma che nessuno ha avuto la briga di prendere in carico. Per questo motivo abbiamo deciso di presentare diverse interrogazioni al Parlamento, in Regione, in Provincia e al Comune di Roma, e di inviare una lettera al Garante dei detenuti e al Ministro della giustizia nonché al responsabile della sanità per il governo, per sollecitare una risposta da parte delle autorità sanitarie in merito all’incompatibilità delle condizioni del detenuto con il sistema carcerario. Altrettante sollecitazioni verranno inviate al Direttore sanitario del San Camillo e della Asl di competenza del Regina Coeli affinché sveltiscano le procedure. Pensiamo che le basi su cui si poggia l’inchiesta sull’Otto marzo siano infondate; c’è bisogno che le voci di chi ne è convinto non rimangano isolate. E’ necessario che quel poco di garantismo rimasto nella cultura politica della Sinistra torni a far sentire con forza la sua voce.
Anna Pizzo
Gianluca Peciola
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