Roma: Dalla strada al fango, l’odissea dei rom sfollati
E che senza un motivo decide di distruggere casine censite col numero civico.«Le chiamano bonifiche» spiega l’operatrice sociale che li conosce per nome, tutti. «E tutto dipende dal Comune, la V circoscrizione che li segue e cerca di integrarli non può alzare un dito». Alcuni raccontano che poche settimane fa hanno provato a spostarsi a Prima Porta, poi li hanno cacciati e sono tornati qui, nella estrema periferia est che si fa campagna.A via della Martora gli sfollati di Ponte Mammolo hanno accettato di venire perché è pur sempre meglio di un furgone parcheggiato lungo la Tiburtina. Ma sono delusi. «Come faccio a tenere qui i miei figli» mormora Farid Djema mentre i bambini si scaldano al fuocherello acceso dagli Halilovic, rom di origine slava che in vicolo di Ponte Mammolo avevano allestito una abitazione dignitosa. I figli di Farid andavano regolarmente a scuola, una scuola che ora è troppo lontana. Tra gli sfollati ci sono tre donne incinta. Con il pancione in bella vista si appoggiano alle macchine e ascoltano senza commentare, un vago sorriso: comunque andrà, il figlio arriva.L’assessorato alle politiche sociali del Comune aveva promesso 6 roulotte, ma al calar del sole non sono ancora arrivate. «Dove dormiremo?» si chiede disperata Adriana Calderas, facendo zig zag tra le pozzanghere.Persino i carabinieri, nel campo per una breve perlustrazione di routine, scuotono la testa: «Che macello». Sono loro che ci chiedono: «Perché li hanno sgomberati?». E’ la domanda che corre di bocca in bocca. Ma come, erano integrati, avevano un lavoro, andavano persino a votare, i figli hanno fatto il militare. E’ il destino che accomuna i vecchi e i nuovi rom di questo campo: se gli stranieri sgomberati possono comunque scegliere di tornare nel Paese di origine, il loro Paese è l’Italia e al massimo possono spostarsi in un altro campo. Zorca è una bella signora bionda che si tormenta perché nella notte sente i topi che le scorazzano accanto, le fanno giustamente schifo.Bouzekri cammina con lo sguardo perso. Non c’entra niente con i rom, era soltanto un vicino di casa, un amico. Per lui niente sistemazione, non era compreso nel censimento. Dal giorno dello sgombero dorme sul furgone con cui lavora, contratto regolare. Sotto i sedili spunta una cagnetta che nei giorni scorsi ha partorito 3 cuccioli, l’odore è tremendo. Guadagna 800 euro, 250 li manda alla famiglia in Marocco e il resto è per mangiare. «Spero mi diano una roulotte per questa notte, poi cercherò una soluzione per conto mio».Gli abitanti storici del campo nemmeno si avvicinano per accogliere i nuovi arrivati. Non è un giorno come gli altri, pochi giorni fa è morto un uomo anziano e laggiù i figli e i nipoti stanno arrostendo una pecora sulle braci ardenti per il funerale di sabato. «E’ morto mio nonno, siamo in lutto» ci spiega un bambino di pochi anni che aiuta il padre a cucinare l’animale sventrato e ripieno. Massimigliano Smeriglio, deputato e segretario cittadino di Rifondazione, minaccia di fare dormire i rom nella sala consiliare del V municipio se l’assessorato alle politiche sociali non decide di portare le rimanenti roulotte. All’ora di cena arriva una quarta, le due rimanenti sono in viaggio. Ma il vicepresidente del V municipio Antonio Medici e l’assessore per le periferie Dante Pomponi restano comunque pronti ad aprire le porte per accogliere i rom.Se l’allarme sulla situazione degli sfollati di Ponte Mammolo è stato lanciato dal senatore Salvatore Bonadonna, poi tutta Rifondazione sta cercando di trovare una soluzione. Questa mattina alle 11.30 i locali Arci di viale G. Stefanini ospiteranno una conferenza stampa promossa dalla Sinistra l’Arcobaleno del V municipio, Coordinamento Roma città democratica e solidale, la rivista Carta, e la bottega del commercio equo Tutti giù per terra. Ci saranno anche i rappresentanti delle comunità rom colpite nelle ultime settimane dagli sgomberi promossi da Veltroni, convinto che soltanto in questo modo verrà ristabilità la legalità. Soltanto a Ponte Mammolo sono state allontanate 6mila persone. L’ufficio di gabinetto del sindaco, chiamato in causa per le condizioni agghiaccianti degli sfollati senzatetto, si è difeso dicendo che 900 dei 6mila hanno accettato di smembrare la famiglia: donne di qua, bambini in istituti per minori non accompagnati, uomini dall’altra parte. Una soluzione fortemente invisa ai rom, che non vogliono separarsi dai loro cari.Via della Martora non è una soluzione. Mancano i bagni chimici per quelli di Ponte Mammolo, le fontane sono intasate, manca per il momento la luce elettrica e il gas. «Dove facciamo da mangiare?» si chiedono. Per gli operatori sociali «la condizione deve essere temporanea», e sperano nei fondi stanziati dal ministero per la Solidarietà Sociale proprio per le abitazioni dei rom. «Sono orgogliosa di essere zingara ma non voglio vivere nella sporcizia» dice Maria, la pelle olivastra e lunghi capelli neri. Sembra diversa, Maria. Stivali col tacco senza una macchia di fango, giaccone impermeabile di un bianco immacolato. Due anni fa Maria e la famiglia hanno occupato un appartamento dell’Inps a Tor Bella Monaca. Ora temono lo sfratto. «Voglio vivere in una casa, continuare ad essere rom ma stare bene. Rom non significa stare in mezzo ai topi e chiedere la carità agli angoli delle strade». Maria fa la badante.Gli sgomberi stanno colpendo le baraccopoli dell’intera capitale. Quello che è emerso con i disperati di Ponte Mammolo è soltanto una minuscola porzione di quella che Smeriglio chiama senza tanti giri di parole «disastro umanitario». Il gelo costringe gli sfollati a rintanarsi nei furgoni, il gelo sta facendo ammalare i bambini e gli adulti. Un rumeno da sette anni in Italia ha un bimbo con problemi di salute, seguito dal Bambin Gesù. E’ come svuotare il mare con un cucchiaino.«Non vogliamo rimanere a via della Martora» è l’ultima protesta della giornata di Adriana. Da anni chiede una casa di almeno 3 stanze per l’intera famiglia, 16 persone senza contare generi, nipoti e un bimbo in arrivo. In questi giorni i militanti dell’Arci e del Prc avevano trovato uno stabile adatto per loro, ma la soluzione è sfumata. Di questo gli italiani che si preparano al Natale sanno poco. Ecco perché il capogruppo di Rifondazione al Senato Giovanni Russo Spena ha spedito una lettera ai direttori delle testate giornalistiche, stampa, radio, tv, per sollecitarli a raccontare il dramma di bambini che questa notte dormiranno al freddo in una roulotte sporca e immersa nel fango, con i materassi sporchi di escrementi di topo.
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