Una storia come tante. Quartiere Esquilino, Roma, 13 gennaio. Una famiglia in condizioni di difficoltà estrema, madre cardiopatica con invalidità al 70%, padre che si arrangia facendo il becchino a giornata, due figli di cui una bambina portatrice di handicap, riceve l’ennesima notifica di sfratto esecutivo. La misura non viene eseguita, intervengono i movimenti di lotta per la casa con Angela Scarparo che, anche in veste di delegata del presidente del municipio, che decide un rinvio di altri tre mesi in attesa che i servizi sociali competenti riescano a trovare una soluzione. Ma la società immobiliare che aveva acquisito l’immobile ha recentemente impugnato il provvedimento e denunciato Angela Scarparo per «truffa e omissione di atti di ufficio». Secondo la FM immobiliare, infatti, non solo non poteva firmare tale provvedimento ma avrebbe dovuto collaborare per rendere libero l’appartamento.
Nel corso della conferenza stampa che si è tenuta ieri in una sala della Regione Lazio, alla presenza della segretaria regionale del Prc Loredana Fraleone e del consigliere regionale Ivano Peduzzi, il legale Tommaso Mancini, che ha assunto la difesa, ha auspicato di veder celebrato il processo, nella speranza che faccia giurisprudenza. La protagonista della vicenda, ovviamente, non ha mancato di rivendicare la giustezza del proprio operato ribadendo che non si possono continuare a buttare le persone in mezzo alla strada. «La cosa che mi pare più originale in tutta questa situazione – ha dichiarato Scarparo, da anni impegnata nei movimenti per il diritto all’abitare – è che noi che fungiamo in un certo senso da ammortizzatore sociale per un problema enorme ci ritroviamo ad essere criminalizzati. Io ho il privilegio di potermi fare ascoltare, ma di storie come la mia ne accadono in continuazione e chi si espone è ormai carico di denuncie. In una città come Roma – ha continuato Scarparo – la questione casa è una vera e propria guerra, c’è chi si ammala e chi si uccide perché non sopravvive alla difficoltà di veder soddisfatto un diritto elementare. Le istituzioni hanno poi un comportamento schizofrenico: a volte ci interpellano; il giorno dopo ci trattano da criminali, solo perché siamo convinti che non sia possibile trasformare un bene primario in uno strumento per arricchirsi e speculare. Di soluzioni non ne offrono, mentre il resto della città neanche si accorge dei drammi che si consumano quotidianamente».
Anche Fraleone e Peduzzi si sono soffermati sulle dimensioni di una emergenza che coinvolge ormai pure i ceti medi che abitano in case di proprietà di enti privatizzati. «E’ inaccettabile privatizzare gli immobili in un contesto in cui manca edilizia a canone sociale – ha ricordato Peduzzi – Al Comune di Roma parlano di grattacieli ma ignorano la gente per strada;, l’assessore regionale, Buontempo, ha detto che i soldi ci sono ma i comuni non rendono disponibili le aree, mentre lasciano spazio alla costruzione di villette. Aspettiamo una interlocuzione anche con lui».
La famiglia dell’Esquilino è tutt’ora nello stabile; alla conferenza stampa c’era un altro nucleo familiare del IV municipio: stessa situazione, nessuna soluzione.
Nel corso della conferenza stampa che si è tenuta ieri in una sala della Regione Lazio, alla presenza della segretaria regionale del Prc Loredana Fraleone e del consigliere regionale Ivano Peduzzi, il legale Tommaso Mancini, che ha assunto la difesa, ha auspicato di veder celebrato il processo, nella speranza che faccia giurisprudenza. La protagonista della vicenda, ovviamente, non ha mancato di rivendicare la giustezza del proprio operato ribadendo che non si possono continuare a buttare le persone in mezzo alla strada. «La cosa che mi pare più originale in tutta questa situazione – ha dichiarato Scarparo, da anni impegnata nei movimenti per il diritto all’abitare – è che noi che fungiamo in un certo senso da ammortizzatore sociale per un problema enorme ci ritroviamo ad essere criminalizzati. Io ho il privilegio di potermi fare ascoltare, ma di storie come la mia ne accadono in continuazione e chi si espone è ormai carico di denuncie. In una città come Roma – ha continuato Scarparo – la questione casa è una vera e propria guerra, c’è chi si ammala e chi si uccide perché non sopravvive alla difficoltà di veder soddisfatto un diritto elementare. Le istituzioni hanno poi un comportamento schizofrenico: a volte ci interpellano; il giorno dopo ci trattano da criminali, solo perché siamo convinti che non sia possibile trasformare un bene primario in uno strumento per arricchirsi e speculare. Di soluzioni non ne offrono, mentre il resto della città neanche si accorge dei drammi che si consumano quotidianamente».
Anche Fraleone e Peduzzi si sono soffermati sulle dimensioni di una emergenza che coinvolge ormai pure i ceti medi che abitano in case di proprietà di enti privatizzati. «E’ inaccettabile privatizzare gli immobili in un contesto in cui manca edilizia a canone sociale – ha ricordato Peduzzi – Al Comune di Roma parlano di grattacieli ma ignorano la gente per strada;, l’assessore regionale, Buontempo, ha detto che i soldi ci sono ma i comuni non rendono disponibili le aree, mentre lasciano spazio alla costruzione di villette. Aspettiamo una interlocuzione anche con lui».
La famiglia dell’Esquilino è tutt’ora nello stabile; alla conferenza stampa c’era un altro nucleo familiare del IV municipio: stessa situazione, nessuna soluzione.
Stefano Galieni
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