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Roma: La polizia locale sgombera i senza fissa dimora da Piazza Vittorio

Un virus chiamato indifferenza, a Roma, in piena emergenza pandemica, la polizia locale, sollecitata da una raccolta firme di alcuni abitanti del quartiere Esquilino, sgombra le persone senza fissa dimora da Piazza Vittorio

A Roma si muore anche di freddo e non esiste un vaccino che ponga fine a questa malattia, che si rinnova ogni anno, quando il freddo uccide chi vive in strada. Sono quegli uomini e quelle donne che diventano visibili solo quando offendono il decoro di chi vive nelle case sotto le quali si accampano.

Il freddo è arrivato e, come ogni anno, sorprende una città dove sono ottomila le persone censite che vivono in strada. Numero probabilmente cresciuto a seguito della crisi sanitaria.

A Roma si contano già nove morti fra queste persone. Uccise dal freddo e dall’indifferenza.

Il piano freddo messo a punto solo a dicembre dal Campidoglio prevede 500 posti di accoglienza e lo fa tramite un bando quadriennale che stanzia un investimento di 9milioni di euro. In attesa che siano espletate le procedure della gara, il Comune ha messo a disposizione 400 ricoveri in più rispetto all’accoglienza ordinaria, 800 posti in tutto.

A questi si aggiungono i posti che forniscono ogni anno la Caritas e la Comunità di Sant’Egidio. Tutte le altre persone che non hanno una casa dove rifugiarsi restano al freddo. Si riparano in qualche modo sotto i pochi portici che offre la città: via della Conciliazione, piazza Vittorio, le arcate dei ponti sul Tevere, qualche androne accessibile…

Dormono addossati gli uni agli altri su fogli di cartone raccolti in giro, si coprono con quello che trovano, per non sentire il freddo si riempiono lo stomaco di qualunque bevanda alcolica riescano a trovare, si addormentano sfiniti. Non si possono lavare e non hanno servizi igienici da utilizzare. Molti muoiono così, soli e abbandonati.

Diventano visibili solo quando chi abita nelle zone “infestate” da questi fantasmi si ribella a tale “degrado”.

È successo a piazza Vittorio dove alcuni abitanti del quartiere Esquilino, in piena gentrificazione, hanno raccolto 500 firme, alcune delle quali prestigiose, per diffidare la sindaca Virginia Raggi a ripristinare il “decoro” applicando il regolamento di Polizia urbana che proibisce il bivacco.

Lo stesso regolamento che impedisce di sedersi sui gradini a piazza di Spagna per mangiare un gelato. Degrado anche quello! La diffida è stata indirizzata anche alla Polizia locale, al Prefetto, alla Questura, al I Municipio e all’Ama. E così i vigili urbani, insieme agli agenti della Polizia, sono intervenuti e hanno identificato 20 persone, mentre il personale Ama ripuliva i portici, rimuovendo cartoni e coperte.

Due persone hanno accettato l’aiuto offerto dall’amministrazione, gli altri troveranno ancora rifugio in qualche angolo buio della città, mentre le previsioni annunciano un nuovo calo delle temperature nei prossimi giorni. Roma Capitale sta pensando di aprire le palestre comunali e le stazioni della metro, senza valutare tutte le difficoltà prodotte dalla pandemia in corso nel ricoverare le persone in ambienti che non consentono il distanziamento.

Sant’Egidio al contrario ha diffuso un appello dove si chiede di utilizzare gli alberghi chiusi per la situazione sanitaria.

Se fossero immediatamente messi a disposizione dell’amministrazione, attraverso un piano coordinato dalla Prefettura, garantirebbero accoglienza in piena sicurezza. Federalberghi ha dichiarato la propria disponibilità a mettere a disposizione le proprie strutture, ma dall’amministrazione ancora non è giunto nessun segnale.

«Anche perché – scrivono – l’inverno, quest’anno, arriva nel cuore di una pandemia non risolta che ha aggravato la condizione di chi vive per strada accentuandone l’isolamento. Di fronte al freddo – che certamente, in questa stagione, non può considerarsi un’eccezione – occorre agire in fretta scavalcando l’ordinaria, colpevole, burocrazia che dispensa gli aiuti con il contagocce».

Intanto non si ferma l’azione di tante associazioni laiche e religiose, che non si rassegnano a tanta brutalità e organizzano la raccolta e la distribuzione di indumenti e coperte per assistere le persone che vivono in strada.

Rossella Marchini

da DINAMOpress