Menu

Roma: misure restrittive contro antifascisti per mobilitazione CasaPound Not Welcome

Da contropiano.org

Da questa mattina a Roma, su mandato della Procura, è in corso una operazione della Digos contro diversi attivisti dei collettivi universitari, centri sociali e altre realtà. Si parla di 4 arresti domiciliari e di 9 provvedimenti restrittivi con obbligo di firma. I fatti contestati sono quelli di quasi un anno fa, il 21 maggio, in occasione della mobilitazione antifascista contro una manifestazione nazionale dei fascisti di Casa Pound nella Capitale. Tra i compagni colpiti risultano alcuni del Laboratorio Acrobax, del Collettivo Militant e di alcuni collettivi dell’università La Sapienza.

I fascisti sfilarono dalla loro sede fino a Colle Oppio (tradizionale feudo nero) ma tutto intorno a loro c’era la mobilitazione degli antifascisti romani. Un pullmino di tedeschi ebbe i vetri frantumati, due neofascisti vennero intercettati e malmenati.

Passato un anno, e in un contesto in cui le operazioni repressive mirate ed estensive aumentano di giorno in giorno, si è così deciso di mandare un ulteriore messaggio intimidatorio contro gli attivisti politici e antifascisti nella Capitale.

A seguire un comunicato diffuso dal Collettivo Militant:

Cinque giorni dopo la grande e “pericolosa” manifestazione del 25 marzo, stamattina diciassette compagni sono stati arrestati per antifascismo. Diciassette compagni arrestati col solito manuale Cencelli della repressione: Degage, Cinodromo e Militant le strutture colpite, ovviamente non a caso. Chi in questi anni si è mosso davvero nella lotta antifascista ne paga le conseguenze materiali, con buona pace dei social chiacchieroni. Due cose però saltano all’occhio anche al meno avvezzo alle cose della politica: diciassette misure cautelari comminate un anno dopo gli eventi costituiscono un vulnus particolare anche in tempi di stretta repressiva come questi. Quale giustificazione legale, quale razionalità giudiziaria si cela dietro a questo accanimento eccessivamente postumo? Ovviamente nessuna, ma al tempo stesso risponde alla logica delle misure cautelari comminate in questi anni. In assenza di prove e con la certezza dell’assoluzione nei processi, i Pubblici ministeri procedono alla vendetta cautelare, facendo scontare preventivamente pene che sanno di non poter provare in sede di giudizio. Una dinamica tipica di questi anni, e che andrebbe smascherata e combattuta non solo dentro le fila del movimento, ma anche da quella “presunta” magistratura “democratica” che si riempie la bocca di legalità e democrazia ma che, al dunque, favorisce abusi giudiziari di questo tipo.

La seconda evidenza di questi arresti è la loro vicinanza alla manifestazione contro l’Unione europea liberista del 25 maggio. E’ la risposta politico-repressiva a quel corteo, la mossa che in qualche modo ci aspettavamo di fronte all’assenza di scontri. Anzi: proprio l’assenza di incidenti ha consigliato alla repressione di agire non solo preventivamente (come abbiamo visto sabato scorso), ma “a prescindere”, cioè in assenza di fattispecie. In altre parole, erano arresti messi in preventivo: sfuggita l’occasione del 25 marzo, ecco recuperare la manifestazione antifascista dello scorso anno, tanto sempre i soliti compagni sono. Il pretesto lo si sarebbe comunque trovato, l’importante è il segnale: non si scherza più. E, in secondo luogo: non si scherza più con Casapound, che è a tutti gli effetti un soggetto politico considerato legittimo e quindi intoccabile.

C’è urgenza di uscire dall’angolo in cui vuole costringerci la politica repressiva della Questura e del Pd. Cosa hanno da dire i paladini delle legalità, da Sinistra italiana al M5S, da Pisapia all’Anpi – che pure era l’organizzatore di quella manifestazione – su questi arresti per antifascismo? Questi arresti coinvolgono tutti, perché ad essere perseguita non è questa o quella linea politica ma una pratica antifascista che a Roma è sempre stata terreno di convergenza oltre le differenze politiche di ciascuno.

Qui di seguito una nota diffusa da Dinamo Press sull’operazione di questa mattina:

Questa mattina all’alba, la Polizia di Stato ha svegliato 13 attivisti dei movimenti romani per notificare misure restrittive della libertà personale. Si tratta di 9 obblighi di firma e 4 arresti domiciliari per fatti risalenti al corteo CasaPound Not Welcome , del 21 maggio scorso. Quel giorno, la parte migliore di questa città scese in piazza per protestare contro la mobilitazione nazionale del gruppo fascista. Tra loro c’è anche un nostro compagno di ESC, studente universitario e membro dei collettivi studenteschi.

Mentre le aggressioni di CasaPound si moltiplicano ovunque, mentre il clima di violenza aumenta a causa degli spacciatori di odio razziale, mentre in tutta Europa le destre xenofobe crescono nelle urne e nelle strade, il Tribunale di Roma si preoccupa, a quasi un anno di distanza dai fatti (!), di colpire giovani e studenti che hanno scelto da che parte stare: quella dell’antifascismo e dei valori della Resistenza, costituzionalmente presidiati.

Il 21 maggio scorso nelle strade di Roma c’eravamo tutti. Abbiamo costruito e partecipato tutti insieme a un corteo più volte provocato da esponenti neofascisti. Ricordiamo bene come solo grazie alla prontezza e alla generosità di tanti compagni quelle provocazioni sono state respinte al mittente, evitando che situazioni ben più gravi potessero manifestarsi.

Ricordiamo bene anche i giorni che hanno preceduto quella mobilitazione: l’aggressione neofascista al Pigneto, in dieci contro tre, a un membro della CGIL e due suoi amici; l’autorizzazione a un concerto nazista a Colle Oppio; il divieto iniziale al nostro corteo, costruito da un fronte ampio di associazioni che andava dall’ANPI a Madri per Roma Città Aperta.

Esprimiamo solidarietà e complicità con tutte le persone inquisite. Contro fascismo, razzismo e sessismo non un passo indietro.

Simone libero, tutt* liber*!