Menu

Roma: Ospedale San Giacomo, cariche su pazienti e lavoratori

Voleva essere un’occupazione dimostrativa quella dell’ospedale San Giacomo di Roma messa in atto ieri dalla rete cittadina per il diritto all’abitare. Si è tramutata in un’azione repressiva da parte delle forze dell’ordine che hanno trasformato dei problemi sociali come quello della sanità e dell’emergenza abitativa in una questione di ordine pubblico.Erano le 11 quando i blocchi precari metropolitani, Action e AS.I.A. RdB entravano nell’ormai ex ospedale, che in quei momenti viveva le ultime ore della sua vita come presidio sanitario: a mezzanotte infatti sono stati chiusi i battenti del nosocomio come previsto dal piano di rientro sanitario della Regione Lazio.Si stava preparando un’assemblea pubblica per spiegare ai pazienti e ai lavoratori della struttura il senso dell’azione dimostrativa e di lì a poco si sarebbe svolta una conferenza stampa, ma non c’è stato neppure il tempo di attaccare gli striscioni e prendere i megafoni che una cinquantina fra poliziotti, carabinieri e guardia di finanza in tenuta antisommossa faceva irruzione nella struttura caricando indistintamente dimostranti, pazienti e lavoratori. Dieci minuti di panico conclusi con quattro feriti tra cui una donna «che era entrata nell’ospedale per fare terapia oncologica – spiega il dottor Occhigrossi, delegato sindacale Fials e presidente del comitato “Salviamo il San Giacomo” – ed è uscita in ambulanza con la rotula rotta a causa delle cariche della polizia». Due giovani manifestanti sono dovuti ricorrere alle cure del personale sanitario per contusioni provocate da calci sulle gambe da parte degli agenti: «Neanche in Cile sotto Pinochet o durante il Ventennio fascista si sono mai viste le forze dell’ordine cariare a colpi di manganello dei cittadini all’interno di un ospedale» afferma incredulo il dottor Calligaris, anche lui delegato Fials. Donna Oliva, erede del cardinale Antonio Maria Salviati, trattenendo a stento le lacrime, ci racconta che lei si trovava in un ufficio al terzo piano dell’ospedale quando «mi sono affacciata alla finestra e ho visto dall’alto gli occupanti parlare tranquillamente con i lavoratori e i pazienti all’interno del cortile. Ho sceso le scale e ho trovato un vero e proprio muro composto dalle forze dell’ordine che improvvisamente hanno iniziato a travolgere e picchiare chiunque: addirittura hanno trascinato un bambino in carrozzina che, nella ressa, era stato strappato dalle braccia dei genitori. Alle mie proteste sul loro comportamento gli agenti mi hanno risposto che avevano ricevuto notizia via radio che i centri sociali erano entrati nell’ospedale e avevano spaccato tutto, altrimenti non avrebbero mai fatto una cosa simile». Ma non era così: «eravamo qui per iniziare una “custodia” sociale del bene pubblico San Giacomo per sottrarlo a eventuali fini speculativi e per sostenere un processo partecipato con lavoratori e degenti che ne definisca lo scopo pubblico finale e invece siamo stati attaccati dalle forze dell’ordine» spiega Paolo Di Vetta di Asia-RdB. Solo dopo l’arrivo dell’assessore regionale al Bilancio, Luigi Nieri e una serrata trattativa fra i movimenti, i vertici della Digos e Michele La Ratta, direttore del commissariato Trevi, si è giunti a una soluzione. «Proprio stamattina – ha spiegato l’assessore – la giunta della Regione Lazio ha approvato una legge che assicura la destinazione a uso pubblico dei locali dell’Ospedale San Giacomo». Sono le 15 quando circa 150 manifestanti escono dall’ospedale rassicurati sul futuro della struttura. «La nostra è stata un’iniziativa contro la macelleria sociale operata da Marrazzo e Berlusconi» ha spiegato al termine dell’occupazione Teresa Pascucci di RdB-Cub Sanità «contro il taglio dei posti letto e la chiusura degli ospedali. Contro chi vuole regalare alla sanità privata il servizio sanitario pubblico».