Roma: Pigneto, le accuse alla Finanza: «E’ stato un rastrellamento»
Il Pigneto ieri è stato lo scenario di «un rastrellamento in piena regola» fatto dalla guardia di finanza contro la comunità senegalese del quartiere. Lo hanno riferito molti abitanti che, commentando gli incidenti di ieri, hanno detto di aver assistito al «fermo indiscriminato di chiunque avesse la pelle scura» e alle «manganellate sferrate contro immigrati inermi». «La finanza è arrivata intorno alle 18.30 con 2 blindati e numerose macchine – ha raccontato Federica – e ha iniziato a caricare sui blindati chiunque fosse nero. È stato un rastrellamento in piena regola». «Io abito in via Macerata – ha detto Giuseppe D. – ho sentito trambusto, mi sono affacciato e ho visto un finanziere in divisa con il casco che si accaniva con un manganello su un ragazzo nero inerme, steso per terra». «Partivano direttamente con i manganelli – ha aggiunto Andrea – è stato terribile». «Sono entrati nelle nostre case, in via Campobasso, e hanno rotto tutto: vetri, scale, porte – ha raccontato un ragazzo senegalese che abita in via Campobasso, come gran parte della sua comunità – hanno preso i telefonini e un mio amico non ha più trovato il portafoglio». Il comitato Pigneto-Prenestino, che stamani ha tenuto una conferenza stampa nella zona pedonale, ha riferito che sono state portate via 25 persone, tra senegalesi e nigeriani, «una comunità tranquillissima che nel quartiere non ha dato mai problemi a nessuno». La maggior parte, hanno detto alcuni senegalesi, sarebbe già stata rilasciata. Due senegalesi in carcere. Restano in carcere due dei sei senegalesi arrestati lunedì. Convalidati comunque tutti i sei fermi di stranieri. In particolare, resistenza e lesioni aggravate dal fatto di aver commesso questi reati in più di venti persone, sono le contestazioni formulate nei confronti di tre stranieri accusati di aver preso parte a degli scontri con le fiamme gialle. Convalidato il fermo, i giudici dell’VIII sezione del tribunale penale collegiale hanno disposto per due di loro la detenzione in carcere, mentre per il terzo il ritorno in libertà. Ciò in quanto i primi due sono risultati aventi precedenti penali. Agli altri tre fermati era contestata la violazione della legge Bossi-Fini: convalidato il fermo, il giudice monocratico ha disposto la loro scarcerazione. I processi, celebrati con rito direttissimo, sono quindi stati aggiornati.
fonte: Il Messaggero
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