Roma: spranghe e ciarpame nazista L’armadietto degli orrori dei giovani di An
- marzo 18, 2009
- in antifascismo
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Spranghe, catene, gambe sfilate da una scrivania, adesivi di un “centro sociale” vicino ad An (il Foro 753), manifesti inneggianti a guerra, duce, fuhrer e all’odio razziale contro i bambini rom, gagliardetti della decima mas, inni ad Haider e tanti poster del partito di Alemanno e Fini e delle sue sigle giovanili. L’armadietto nell’auletta gestita dagli studenti di destra era una sorta di magazzino degli orrori. Scienze politiche nel terzo ateneo romano è, da tempo, uno dei luoghi da cui partono o in cui si consumano alcune delle centinaia di aggressioni a sfondo razzista, omofobo o squadrista di cui Roma, la Lombardia e il Veneto sono epicentro. Un luogo in cui si consuma pure la connivenza tra destra estrema e destra di governo, quella che un noto quotidiano della Capitale ha scoperto solo ieri grazie a certe foto uscite su un libro recentissimo (“Bande nere” di Paolo Berizzi edito da Bompiani). Qui, quando Alemanno era ministro furono massacrati gli studenti antifascisti che non ritenevano opportuna una calata in massa nell’ateneo. E lunedì l’ultimo, per ora, episodio di violenza. «Erano le 10 e trenta quando un gruppo di 5-6 esponenti di Azione universitaria ha fatto irruzione nell’aula dei compagni – racconta a Liberazione , Luciano, uno dei testimoni diretti – dicendo che ci avrebbero ammazzato tutti se avessimo provato a rovinare la presentazione del loro libro». Si tratta di un volume dedicato alla vicenda di Gabriele Sandri, l’ultrà ucciso da un poliziotto in una piazzola autostradale. Un’ora dopo l’aggressione a colpi di caschi e cinghie a un altro gruppo di studenti di sinistra. La presentazione del libro, naturalmente, è saltata a data da destinarsi. E ieri mattina in una delle aule principali, quasi 300 studenti hanno preso parte alla conferenza stampa – con invitati di Prc, Sinistra critica, Anpi e Pdci, con le madri per Roma Città aperta – per denunciare l’ennesima aggressione. I picchiatori sarebbero stati riconosciuti, nomi e cognomi noti alla polizia ma anche all’ateneo visto che sarebbero tra gli eletti nelle liste del partito di Alemanno e Fini. La mamma di Renato Biagetti, ucciso all’uscita da una festa in spiaggia, ha ricordato l’orrore di quella mattina di tre anni fa. Da allora non smette di denunciare la violenza originata dalle sottoculture fascistoidi.«Bisogna rifiutare di scambiare un’aggressione, dieci contro uno, con una scazzottata tra ragazzi. E anche l’evocazione di opposti estremismi: ci sono solo aggressori e aggrediti. E i fascisti sono fuorilegge, la legge Scelba vale ancora, cerchiamo di intervenire prima che sia troppo tardi», ha spiegato Bianca Bracci Torsi, responsabile del dipartimento antifascismo del Prc. Prima della conferenza stampa la macabra scoperta nell’armadietto di Azione universitaria. Il preside, Francesco Guida, ha preso parte alla conferenza stampa: giura che se saranno accertate le responsabilità degli squadristi saranno espulsi e l’ateneo sarebbe pronto a costituirsi parte civile. Però la facoltà sapeva da tempo, e mai ha mosso un dito, delle attività eclatanti dei piccoli di An per guarnire di celtiche gli arredi e disturbare le iniziative degli antifascisti come quando hanno lanciato monetine ai relatori di un convegno sull’emarginazione dei rom. Alemanno è preoccupato, così dice, e spera che la magistratura faccia piena luce. I suoi si fanno agnelli e fanno sapere di essere convinti che quanto accaduto ieri sia parte della strategia politica dell’estrema sinistra. Ma un’ottantina di «gorilla», estranei perlopiù alle facoltà, e casco muniti e con mazze sono stati avvistati ieri a Tor Vergata. Apparterrebbero ad altri ceppi dell’estremismo di destra – Casapound e Blocco Studentesco stufi della «discriminazione antifascista» che non gli consentirebbe provocazioni – e hanno agito per ronde militarizzando la facoltà di Lettere e rivendicando le sprangate di Piazza Navona. La denuncia viene dai collettivi antifascisti e il rettore avrebbe di nuovo evitato di verificare di persona su chi si aggira nei suoi possedimenti.
Checchino Antonini
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