Roma, volantini contro le truppe studente fermato dai granatieri
«Devi essere uno di quelli che manifesta col volto coperto… Ci vediamo il prossimo anno al G8». Circondato da almeno tre carabinieri e sette-otto granatieri di Sardegna, Luca s’è sentito dare questo appuntamento da uno dei militari che poco prima lo avevano invitato a seguirli mentre volantinava contro la presenza dei soldati nelle città alla stazione della metropolitana di Anagnina, a sud di Roma. Erano le 18 dell’altroieri. Luca, 21 anni, liceale, è un attivista dei collettivi giovanili contro la precarietà. Mentre gli controllavano i documenti ha chiesto ai militari il perché della loro presenza. Si sarebbe sentito rispondere: «Che diresti se tu avessi una sorella stuprata dai rumeni?».Ieri pomeriggio Luca è tornato a volantinare nello stesso luogo con alcuni suoi compagni che denunciano l’«identificazione initimidatoria, ingiustificata e inquietante». «Normale controllo», secondo un cortese tenente colonnello dell’Arma, il più alto in grado nel punto di ritrovo”naturale” di pendolari senza automobile, cioè di immigrati. Vanno e vengono dalla città all’hinterland dove gli affitti sono meno cari. A volte il piazzale enorme della stazione diviene location di pic-nic per comunità straniere senza altri spazi per la socialità minima. Luca non stava commettendo alcun reato. L’ufficiale conferma che non è stato denunciato. Ma il giorno dopo si troverà intorno una cinquantina tra agenti digos e carabinieri in borghese, più lo schieramento di poliziotti e militari sia carabinieri che granatieri, spilungoni col sorriso fisso e pistola a penzoloni dal cinturone. Da quando si sono insediati hanno acciuffato un minorenne rumeno, con precedenti, che aveva borseggiato una turista di Ancona. Questo è l’unico risultato tangibile. Tuttavia, al passaggio dei ragazzoni in divisa gli sguardi dei cittadini si fanno spesso compiaciuti. Sembrano tutti favorevoli alla presenza dei militari. Il cronista si sente spiazzato nei suoi pregiudizi. Chiede lumi a un addetto alle pulizie visibilmente soddisfatto. «Che succedeva prima dell’arrivo delle truppe?». «Nun me faccia parlà… Un po’ de tutto!». «Ma lei ha visto qualcuno commettere reati, violenze, stupri?». «Voci di corridoio, così dicono… Io non ho mai visto niente. Però so’ tanto contento perché è più pulito. Un po’ razzista, dice? Un po’ tanto!». In effetti, pare che dall’arrivo dei granatieri ci siano meno cartacce e bottiglie in giro. «E’ una questione di ordine e pulizia», conferma un barista. «Polizia o pulizia?». «Pulizia». Il cronista, già meno disorientato, si rassicura anche circa lo stato del suo udito. Aveva sentito bene. La minaccia che ha spinto Alemanno a spedire gli uomini di La Russa ad Anagnina era la sporcizia. Il banchista ammette la presenza di qualcuno con qualche birra in più in corpo. Il tenente colonnello non va molto oltre, non ha statistiche sui reati commessi in zona e suggerisce di cercare un servizio di Canale 5 sugli abusivi nella stessa stazione: «Qualche furto con destrezza succede, come anche l’accatonaggio per l’acquisto di una dose o del tavernello». Tanto basta perché i cittadini «si sentano vulnerabili». Viene in mente Massimo Troisi quando si chiedeva perché Mussolini non l’avessero fatto capostazione anziché capo del governo visto che faceva arrivare i treni in orario. La Russa sarebbe stato meno dannoso come assessore al decoro urbano? Però quando si chiede conto al tenente-colonnello dell’ossessione per rumeni e rom di alcuni suoi uomini, congeda brusco il cronista: «Ecco dove voleva arrivare». Dove signor colonnello?
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