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Ronde e castrazione: la ricetta della Lega

Ennesimo weekend di violenza sulle donne. La Lega rilancia le ronde e la castrazione chimica. E parte la caccia al «clandestino».
È una gara incontrollata a chi la «spara» più grossa quella che si è aperta dopo l’ennesimo weekend punteggiato di violenze contro le donne. Giovani donne. Tre ragazze, tra i 14 e i 15 anni, stuprate l’una in un parco di Bologna, l’altra in quello della Caffarella a Roma e l’ultima davanti ad una discoteca a Milano. Per la verità sabato è uscita anche la notizia di un’altra quattordicenne violentata e tenuta in stato di totale soggezione per una anno intero dal padre, ma di lei non si è parlato gran che, probabilmente perché il suo violentatore è italiano e su di lei vanta la patria potestà. Negli altri due casi, invece, pare si tratti di uomini non italiani, probabilmente famigerati «clandestini», in un caso addirittura rumeni quindi i toni si sono alzati parecchio. Dopo gli sgomberi di baracche «abusive» nella pineta di Castelfusano – ormai un «must» della politica capitolina, e ben prima dell’insediamento di Alemanno – i due cardini del dibattito sono la legalizzazione delle ronde di leghista memoria e la castrazione chimica per gli stupratori, anche questa una proposta lanciata dalla Lega, che la ha – peraltro – già «superata» [«Magari senza arrivare alla pena di morte, ma certe volte mi viene il dubbio che pure la castrazione chimica sia insufficiente», ha detto l’ineffabile Calderoli, non a caso ministro per la Semplificazione]. La proposta di fermare la violenza contro le donne con la castrazione chimica non ha destato critiche dall’«opposizione», ma non ha neppure raccolto l’entusiasmo del governo. Il sottosegretario agli interni Mantovano [An] ha liquidato la proposta leghista come una «provocazione», mentre la ministra per le pari opportunità Mara Carfagna si lascia tentare, ma spiega – prudente – che «ci vorrebbe una risposta da parte della comunità scientifica sul fatto che serva veramente». La Lega, però, insiste e minaccia di scendere in piazza con banchetti per raccogliere le firme. L’idea delle ronde, invece, stuzzica vari esponenti del governo e non è escluso che sia inserita nel decreto legge «sugli stupri» che sarà esaminato dal prossimo consiglio dei ministri e dovrebbe contenere anche l’obbligo di carcerazione nei casi di violenza sessuale [contro gli arresti domiciliari nel corso dell’istruttoria], il gratuito patrocinio per le vittime e – forse – una banca dati contenente il dna degli uomini condannati per stupro. Sì alle ronde, dice per esempio Giulia Buongiorno, presidente della commissione giustizia alla Camera «purché non si trasformi in una caccia al clandestino, purché non si parta da un identikit per aggredire questo o quello, purché le ronde non diventino spedizioni punitive contro qualcuno». Il linciaggio di 4 uomini di origine rumena compiuto ieri a Roma da una ventina di persone col viso coperto e armate di spranghe nei pressi del luogo dello stupro di sabato – dove si stava tenendo un presidio di Forza Nuova – ha destato, però, qualche «imbarazzo». «C’è chi vuole speculare sulla paura della gente, sulla voglia di riscatto e sulla rabbia. Noi dobbiamo dire con chiarezza che non è pensabile di farsi giustizia con le mani proprie», ha detto il sindaco Alemanno dopo il linciaggio, cercando di «disincentivare» altri raid, ma di fatto legittimando il fatto che si sia trattato di un gesto di «giustizia» [etnica?] seppure «fai da te». L’idea delle ronde non piace all’opposizione, che però – naturalmente – non mette in discussione che «l’emergenza sicurezza c’è e ha il suo epicentro nella violenza contro le donne» come ha detto il ministro ombra degli interni Marco Minniti [Pd]. Fa eco Silvana Mura, deputata dell’Italia dei Valori, la quale «denuncia» il governo che taglia i soldi alle forze dell’ordine e non fa riparare le volanti.In tutto questo il Garante della privacy invita i media ad una «maggior sobrietà» e ad evitare di «pubblicare dettagli che rendono identificabili le vittime di violenza sessuale e le rendano vittime due volte. Tanto più quando si tratta di un minore».
fonte: Carta