L’ambasciatore russo scrive al ministro per le proteste al petrolchimico di Siracusa
Non c’era un problema di ordine pubblico né tantomeno l’esigenza di «tutelare» i flussi turistici, giustificazione, inserita nell’ordinanza, che aveva suscitato ilarità ma soprattutto indignazione nei sindacati.
A spingere il prefetto di Siracusa, Luigi Pizzi, a firmare il provvedimento con il quale a maggio ha disposto il divieto assoluto, fino al 30 settembre, di assembramenti di operai davanti al Petrolchimico di Siracusa, sono stati i russi. Attraverso l’ambasciatore Sergey Razov, il governo di Putin ha sollecitato e ottenuto dal Viminale quell’ordinanza prefettizia che per Cgil Cisl e Uil rappresenta la pagina più buia nei settant’anni di storia del Petrolchimico.
DIETRO a questa vicenda, su cui Pd e la Sinistra ora chiedono conto in parlamento al ministro dell’Interno Matteo Salvini, ci sono gli interessi della Lukoil, il colosso petrolifero che sei anni fa rilevò dalla Erg l’intero pacchetto azionario della Isab Energy a Priolo Gargallo (Sr). «Uno scenario inquietante», accusa la Cgil. E’ stata proprio la pervicacia opposizione dei sindacati all’ordinanza che ha fatto emergere l’ingerenza dei russi. Sono due le lettere con cui la diplomazia di Putin ha fatto pressioni sul Viminale per ottenere l’imbavagliamento dei lavoratori: entrambe sono state allegate, assieme a una terza nota del gabinetto del ministro Salvini, alla memoria difensiva depositata dai legali della Prefettura che si è costituita davanti al Tar contro il ricorso di Cgil Cisl e Uil che chiedevano la sospensiva. Senza entrare nel merito degli allegati, il Tar ha respinto il ricorso ma gli avvocati della confederazione a breve si rivolgeranno al Consiglio di giustizia amministrazione (Cga).
A FIRMARE la prima lettera è l’ambasciatore russo in Italia: «Egregio vice presidente, caro Matteo», è l’incipit della nota che rivela il tono conviviale. «Negli ultimi dieci anni – scrive Sergey Razov – il numero delle azioni di blocco illecito delle attività delle raffinerie da parte dei lavoratori delle organizzazioni estranee che per diverse ragioni avevano perso gli appalti dello stabilimento Isab srl è ammontato a più di 100 casi concreti e ha portato nel periodo dal 2012 al 2018 alle perdite finanziarie per l’ammontare di alcuni milioni di euro, nonché ha arrecato danni per la reputazione del gruppo Lukoil». Quindi quello che appare come un avvertimento: «La parte russa cerca sempre di creare le condizioni al massimo confortevoli per le aziende italiane che lavorano in Russia», evidenzia l’ambasciatore. E «in vista della prossima visita del presidente della federazione russa Vladimir Putin nella repubblica italiana vorremmo contare su una partecipazione più attiva delle autorità italiane nella soluzione del problema del più grosso investitore russo in Italia».
LA LETTERA risale al 29 marzo. Dieci giorni dopo, sul tavolo del prefetto arriva la seconda lettera, questa volta a firma del console russo Evgeny Panteleev: il testo è simile a quello dell’ambasciatore. Tre giorni dopo, il 12 aprile, la terza lettera: a indirizzarla al prefetto è Paolo Formicola, vice capo di gabinetto del ministro Salvini. Nella missiva, Formicola prende atto «di quanto rappresentato da questo ufficio in ordine a un complesso miglioramento della situazione, anche legato agli esiti delle vicende giudiziarie che hanno interessato alcuni dirigenti sindacali locali», coinvolti in alcuni episodi di interruzioni di attività delle raffinerie ex Isab. Formicola gira alla Prefettura la nota dell’ambasciatore e scrive: «Si sarà grati per i cortesi aggiornati elementi informativi che codesto ufficio vorrà far pervenire in merito alla problematica in esame». «Ci sono chiare sollecitazioni che arrivano dal governo russo per normalizzare le proteste sindacali – afferma Roberto Alosi, segretario della Cgil a Siracusa – Sono evidenti pressioni politiche”. Per la Cgil «non è mai stata una vicenda provinciale, ma abbiamo subito intuito che aveva risvolti nazionali e internazionali».
ANNUNCIANDO un’interrogazione parlamentare Fausto Raciti, deputato Pd, sostiene che «la presunta trattativa tra la Lega di Salvini e la Russia non è, per quanto aberrante, solo un fatto di cronaca politica e giudiziaria» ma «invece la dimostrazione di cosa accade quando qualcuno svende gli interessi del proprio paese a una potenza straniera, come successo in Sicilia». «Davanti all’impianto Lukoil – aggiunge Raciti – ci sono spesso stati scioperi dei lavoratori e delle organizzazioni sindacali, per via del mancato rinnovo di un appalto che ha causato gravi perdite di posti di lavoro. Con una circolare del prefetto, si è stabilito il divieto di assembramenti davanti ai cancelli della fabbrica, motivandolo con ragione di ordine pubblico. Già così suona male. Perché la difesa della patria, ‘caro Matteo’, non si fa militarizzando i confini e proteggendo il paese dai reati di umanità, ma difendendo i cittadini e i lavoratori dai reati di corruzione e dalle pressioni di potenze straniere e dei tuoi protettori».
Alfredo Marsala
da il manifesto