Avanzamento di carriera per tutti, e chi parlò di “vecchie ferite” alla Diaz vince anche l´oscar della comunicazione pubblica G8, un piano per le promozioniNelle intercettazioni dei funzionari i “premi” per gli imputati. Pioggia di telefonate tra indagati e testimoni per concordare le strategie difensive
Promozioni, promozioni. Al telefono sembrano non parlare d´altro, i funzionari della Polizia di Stato coinvolti nell´inchiesta sul blitz alla scuola Diaz. Francesco Colucci, questore di Genova durante il G8, racconta che il 23 maggio 2007 ne ha discusso a lungo con l´allora capo della polizia, Gianni De Gennaro. Promozioni e movimenti di personale. Del resto, i fatti parlano chiaro. L´imputato Giovanni Luperi nei giorni scorsi capo del Dipartimento analisi dell´Aisi (Agenzia informazioni e sicurezza interna), l´ex Sisde. L´imputato Francesco Gratteri da responsabile dello Sco negli anni è passato ai vertici dell´Antiterrorismo, quindi questore di Bari e oggi è direttore della Direzione anticrimine centrale. L´imputato Gilberto Caldarozzi, allora vice di Arnaldo La Barbera, è diventato dirigente dello Sco ed è poi stato promosso dirigente superiore «per meriti straordinari» legati alla cattura di Provenzano. L´imputato Vincenzo Canterini è diventato questore ed oggi rappresenta l´Italia come ufficiale di collegamento dell´Interpol a Bucarest, dove gli amici raccontano si dedichi con grande passione al gioco del golf. L´imputato Spartaco Mortola, nel 2001 capo della Digos, è oggi vice-questore vicario a Torino. E tanto per dire ancora una, il responsabile delle pubbliche relazioni Roberto Sgalla – che alla Diaz parlò di «ferite pregresse» dei no-global massacrati dalla polizia – ha recentemente ricevuto il premio «Comunicazione pubblica» dal Salone europeo della comunicazione di Bologna.Colucci si trova nella commissione avanzamenti del Viminale, quando il 22 maggio scorso riceve l´avviso di garanzia per falsa testimonianza. E´ sbalordito, anche perché dopo aver cambiato versione in aula credeva di non temere più nulla. «Ho sbaragliato tutti! – diceva entusiasta il 4 maggio ad un amico – Il capo mi ha ringraziato, i colleghi mi hanno ringraziato! Perché ho vanificato il processo che sta facendo Zucca da sei anni su quelle sue ipotesi del cazzo!». Invece viene indagato e convocato in procura a Genova. Ne parla con De Gennaro, ed è in quella occasione che il discorso si sposta poi sulle promozioni dei funzionari. Ma Colucci ha soprattutto bene in testa certi consigli ricevuti, come confessa al cellulare: «Il capo mi ha detto di non presentarmi: andare da quel magistrato significa essere massacrati, quello è un matto, quello è un mascalzone… ».Un altro aspetto che emerge dalle intercettazioni della procura è l´assoluto disprezzo delle regole da parte di uomini dello Stato che dovrebbero invece ben conoscere la legge. Pure, imputati e testimoni chiacchierano liberamente scambiandosi informazioni prima delle udienze e nonostante le inchieste. Lo fa anche Giuseppe Maddalena, che ha gli stessi gradi del capo della polizia e che – dopo aver condotto un´inchiesta interna all´amministrazione, seguita alla sparizione delle molotov – viene ascoltato dai magistrati genovesi. Uscito dagli uffici dei pm, non perde un secondo e subito racconta dell´incontro all´imputato Mortola, che tra l´altro era il funzionario cui formalmente erano state affidate le bottiglie incendiarie. Mortola, poi, non ne parliamo. E´ lui a suggerire a Colucci, prima della testimonianza, di contattare un altro imputato. «Accetta un consiglio, Franco: c´è Carlo Di Sarro che si sta leggendo tutti i verbali, lui c´ha il quadro completo della situazione». Mortola ne parla con Di Sarro, che però lo mette subito in guardia: su quanto sia pericoloso parlare al telefono, prima di tutto; e poi, di quanto sia illegale – per un imputato – scambiare informazioni con un testimone.Stamani nuova udienza al processo Diaz. Si parlerà dei fantomatici Black Bloc ospiti della scuola di via Battisti.
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