Sea Watch: Carola Rackete ha scelto la vita dei migranti ed è stata arrestata
Dopo giorni in attesa di approdo la nave della Ong si è trovata nella necessità di far sbarcare gente allo stremo
Costretta a disobbedire dopo quello che è stato, di fatto, un sequstro nel mare con la nave e i migranti costretti a languire per giorni.
Una sfida, una provocazione di Stato per costringere gente allo stremo a non rispettare più le indicazioni.
La capitana della Sea Watch3, Carola Rackete, ha deciso di entrare nel porto di Lampedusa nonostante il blocco ed è stata arrestata dalla Gdf e andrà ai domiciliari. L’accusa è di resistenza e violenza contro nave da guerra, che prevede una pena dai 3 ai 10 anni di reclusione.
Per effetto del dl Sicurezza, l’Ong dovrà pagare una multa da 20mila euro. Intanto i 40 migranti sono stati fatti sbarcare e trasferiti nel centro d’accoglienza.
Carola è considerata responsabile della violazione dell’Articolo 1100 del codice della navigazione. Alla comandante potrebbe essere contestato anche il tentato naufragio della motovedetta della guardia di finanza, speronata dalla nave durante la manovra di attracco. In precedenza la Rackete era stata iscritta nel registro degli indagati dalla Procura di Agrigento per favoreggiamento dell’immigrazione clandestina e per rifiuto di obbedienza a nave da guerra.
A fronte di questa barbaria facciamo nostro l’appello lanciato da Marta Fana su facebook: “Servirebbe indire uno sciopero generale: Salvini e il suo governo criminale fanno arrestare Carola Rackete, noi blocchiamo il paese.
E’ una cosa che si può fare, i sindacati possono farlo, fabbrica per fabbrica, call center per call center, ufficio per ufficio, negozio per negozio, magazzino per magazzino.
Le prime ore saremo pochi probabilmente, ma bisognerà resistere e bisognerà coinvolgere tutti.
E a volte serve una scossa, serve un espediente.
Salvini usa la Sea-Watch a uso e consumo della sua bulimia mediatica, a noi di dimostrare che queste sono le nostre vite. Perché l’arresto di Carola non è che l’esempio di quel che succederà ad ognuno di noi quando proverà a scendere in piazza, quando proverà a denunciare le condizioni di merda in cui è costretto a vivere. Saremo arrestati, saremo schedati, avremo i fogli di via. Perché questo è il decreto sicurezza perché renderci delle amebe da social è un obiettivo strategico, ma forse un po’ di dignità l’abbiamo ancora e bisogna dimostrarlo ora.
Bloccare il paese non sarebbe solo un segnale contro l’arresto, contro la repressione. Sarebbe il segnale che mentre noi abbiamo il 14% di lavoratori poveri, 3 morti al giorno sul lavoro, mentre alle aziende regalano miliardi e a noi tagliano la sanità, la politica pensa di annichilirci sfruttando 42 poveri cristi e una donna capitano della nave. “