Soluzione finale contro quanto resta dello Stato di diritto
- luglio 23, 2024
- in misure repressive
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ddl 1660 e gli emendamenti proposti dalla Lega
di Federico Giusti
Il codice Rocco non era abbastanza, non si sono limitati, nel nome dell’emergenza terrorismo, alla Legge Reale e a quella Cossiga, allo stravolgimento della Riforma Carceraria degli anni Settanta, sono arrivati prima i pacchetti sicurezza e oggi, con il Governo Meloni, ci si prepara all’ennesima svolta repressiva e securitaria.
Una nuova e specifica aggravante dei reati contro la pubblica incolumità è prevista in un emendamento presentato dalla Lega all’ultimo Pacchetto sicurezza, aggravante pensata specificamente per colpire movimenti sociali e attivisti che protestano contro le grandi opere con pene che vanno dai 4 ai 25 anni di carcere. Nel silenzio delle opposizioni e con grande ritardo si inizia a prendere consapevolezza che in un Parlamento blindato è possibile approvare leggi liberticide (per l’Osce le norme del disegno di legge potrebbero minare i principi fondamentali del diritto penale e del nostro stato di diritto) che faranno impallidire i decreti anti-rave, le norme contro gli occupanti di casa o gli organizzatori di picchetti ai cancelli delle fabbriche e dei magazzini della logistica.
Il d.d.l. sicurezza attribuisce maggiori poteri alla polizia , un agente fuori servizio potrà girare armato, si vuole arrivare a porre fine a ogni contestazione di reati imputabili alle forze dell’ordine e si istituiscono nuovi reati , quelli che fino ad oggi erano illeciti amministrativi, come i blocchi stradali, se commessi da più persone saranno puniti con il carcere fino a 2 anni di detenzione, le occupazioni abusive arrivano a 7 anni, una scritta sui muri a 12 mesi, se recidivi la pena passa a 24 mesi. le donne in attesa di partorire andranno direttamente in carcere senza sospensione della pena, lo stesso vale per le madri con figli piccoli.
La proposta del leghista Iezzi vorrebbe introdurre un nuovo comma all’articolo 339 del codice penale, nell’ottica di punire con anni di carcere reati quali resistenza, violenza o minaccia a un pubblico ufficiale o a un corpo dello Stato.
Se oggi le pene possono arrivare a 7 anni un domani sarebbero quasi triplicate. Sono reati contro i movimenti, pensati e costruiti per punire i movimenti contro le grandi opere, tra le quali rientrano le basi militari e il Ponte sullo Stretto. Da mesi un attivista siciliano è in carcere con accuse pesantissime per una azione simbolica contro la fabbrica di armi Leonardo, una aberrazione se pensiamo che non ci sono stati feriti o danni ma si tratta solo di una azione simbolica, di denuncia delle complicità dell’apparato industriale e militare italiano con il genocidio palestinese.
Se l’emendamento sarà approvato, una manifestazione contro un’opera pubblica potrà essere considerata una sorta di minaccia alla sicurezza dello stato e i colpevoli rischieranno fino a 25 anni di carcere.
Nella documentazione prodotta a supporto dell’emendamento, si legge sull’Osservatorio Repressione, capiamo che questa “norma è volta a intercettare comportamenti violenti posti in essere nell’ambito delle manifestazioni di protesta per l’esecuzione di opere pubbliche o di infrastrutture di interesse strategico”. I provvedimenti adottati a Napoli pochi giorni or sono, con l’obbligo di risiedere per i destinatari fuori dalla Campania, sono solo l’antipasto di una grande repressione che il Governo Meloni si accinge a costruire.
Un’autentica svolta reazionaria che pone fino a quel poco che resta dello stato di diritto, per questo occorre mobilitarsi tutti e tutte per difendere l’agibilità democratica in un paese nel quale i movimenti sociali sono colpiti alla stregua di terroristi e quanto accade oggi ai movimenti è già avvenuto contro gli operai della logistica e domani potrebbe riguardarci tutti e tutte
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