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Spagna: Sangue sulle ramblas a Barcellona. Attentato rivendicato dall’Isis

Tredici morti e un’ottantina i feriti. L’Isis rivendica l’attacco nel cuore della città, affollatissima. Il presidente catalano Puigdemont e la sindaca Colau: «Resteremo la città dell’accoglienza»

Il terrorismo è tornato a colpire la Spagna, a 12 anni dall’attentato su treni della stazione Atocha di Madrid dell’11 marzo del 2004. Verso le cinque del pomeriggio di ieri, un furgone bianco ha investito ad alta velocità i passanti della centralissima Rambla de Catalunya di Barcellona, uccidendo almeno 13 persone e ferendone un’ottantina. Dopo aver percorso circa 500 metri in direzione mare, prima sulla corsia destra e poi invadendo il marciapiede centrale, a quell’ora pieno di turisti e passanti, si è fermato quasi all’altezza del teatro dell’opera del Liceu.

Una modalità che ricorda moltissimo la dinamica dei recenti attentati in altre grandi città europee. La Spagna temeva da tempo di poter essere uno dei prossimi obiettivi del terrorismo internazionale, e infatti il suo livello di guardia antiterrorismo è da anni a 4 su 5. Il massimo livello implica il pericolo di un attentato imminente e l’esercito per le strade. Alla chiusura del giornale, non era ancora stata presa alcuna decisione in merito. Lo Stato Islamico in serata ha rivendicato l’attentato secondo l’agenzia Amaq.

IL PRESIDENTE CATALANO Carles Puigdemont e la sindaca di Barcellona Ada Colau ieri sera in una conferenza stampa hanno confermato il numero delle vittime, e promesso: «Barcellona è una città che ha sempre accolto tutti. Continueremo ad agire in questo modo, i catalani sono persone che accolgono gli altri». Le autorità sarebbero in contatto con diverse ambasciate perché con tutta probabilità alcune delle vittime sono turisti stranieri. Per la Farnesina potrebbero esserci cittadini italiani.

Appena si è saputa la notizia dell’incidente, in pochi minuti sono giunte sul posto le forze della polizia catalana, i Mossos d’Esquadra, e della polizia municipale barcellonese, la Guardia Urbana. Ambulanze a sirene spiegate sono arrivate rapidamente sulla Rambla, mentre i moltissimi passanti, presi dal panico, correndo si sono rifugiati nei negozi e nei ristoranti lungo la via centrale della città, e nel mercato della Boqueria.

IMMEDIATAMENTE È SCATTATO il protocollo antiterrorismo. Sono state chiuse le fermate della metro e quelle dei treni urbani di tutta la zona centrale e sono state deviate tutte le linee dei bus; nel giro di mezz’ora, la zona fra la piazza dell’Università, piazza Catalogna, piazza Urquinaona e tutto il quartiere multietnico del Raval sono stati recintati e in un paio d’ore sono state fatte evacuare migliaia di persone. Poco dopo, l’immagine inusuale per l’ora e la stagione era quella di un centro deserto, con locali sprangati, i lavoratori mandati a casa. Un silenzio solo rotto dal suono delle sirene delle ambulanze. Neanche i residenti rimasti fuori dal recinto della polizia potevano accedere ai propri alloggi.

LE PRINCIPALI VIE d’accesso e di uscita alla città sono state presidiate dalla polizia. Un veicolo avrebbe cercato di evitare un controllo in uscita dalla città investendo alcuni agenti, il conducente è stato ucciso dalla polizia.

Dopo un primo momento di cautela, si è iniziato a parlare di attentato verso le sei. Uno degli occupanti del furgone si sarebbe trincerato in un ristorante lì vicino, Luna d’Istambul, forse con degli ostaggi. La polizia avrebbe cercato di negoziarne la resa, ma ieri alle 22 la notizia non era stata confermata. Di un secondo attentatore si sarebbero perse le tracce, e sarebbe questa la persona che la polizia ha cercato di trovare tutto il pomeriggio.

Nel frattempo, si è saputo che la stessa persona che aveva affittato il furgone, ne avrebbe noleggiato anche un secondo, che è stato trovato in un parcheggio di Vic, cittadina un’ora a nord della capitale catalana. Un terzo veicolo collegato all’attentato sarebbe stato bloccato in un’altra cittadina nei pressi di Barcellona.

All’interno del furgone abbandonato sulla Rambla sarebbe stata trovata la carta d’identità di un cittadino spagnolo di origine magrebina. Verso il tardo pomeriggio, la polizia ha diffuso la foto e il nome di un presunto terrorista ricercato, Dris Oukabir, e in serata è stato riferito del suo arresto, senza ulteriori informazioni sul suo eventuale ruolo nell’attentato.

MA PIÙ TARDI – secondo quanto riportato da La Vanguardia – un uomo si è presentato alla polizia catalana presentandosi proprio come Driss Oukabir, denunciando il furto dei propri documenti. L’uomo avrebbe spiegato agli agenti che, vedendo la sua fotografia pubblicata dai media, ha capito cosa fosse successo ed è andato a denunciare il furto di identità alla polizia assicurando che al momento dell’attacco si trovava a Ripoll. Gli agenti stanno cercando di chiarire perché Oukabir non abbia denunciato prima il furto e sospetterebbero il fratello minore, Moussa.

Ci sarebbe stato anche un secondo arresto e, secondo la polizia, ci sarebbero due persone in fuga. Uno dei due sarebbe morto per uno scambio di colpi di arma da fuoco con le forze dell’ordine.

IL GABINETTO DI CRISI catalano, presso il governo della Generalitat, ha riunito comune, governo catalano e i vertici delle forze di polizia. In serata sono arrivati in città il presidente spagnolo Mariano Rajoy, che ha interrotto le vacanze, la vicepresidente spagnola Soraya Sáenz de Santamaria e il ministro degli interni Juan Ignacio Zoido. I festeggiamenti estivi in città sono stati interrotti, gli spettacoli nei teatri catalani sono stati sospesi, così come il duro sciopero in corso da settimane nell’aeroporto di Barcellona.

FIN DA SUBITO è scattata la solidarietà dei cittadini, che si sono recati a donare sangue e hanno aperto le loro case alle persone che non hanno potuto raggiungere le proprie. I taxi, Cabify e la metro hanno offerto corse gratis, e gli alberghi della città hanno invitato i turisti rimasti senza tetto a passare la notte in altri hotel.

Oggi alle 12 minuto di silenzio.

Luca Tancredi Barone

da il manifesto

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Cittadini in piazza, non cedere all’emergenza

Hanno colpito il cuore di Barcellona, Las Ramblas e lo hanno fatto approfittando della sottovalutazione che da tempo viene dedicata al pericolo del terrorismo in questo paese. Non era certamente la paura di un attentato come quelli che hanno insanguinato le altre capitali europee a preoccupare né il governo spagnolo né i suoi apparati di sicurezza, tanto che il livello di attenzione non era stato elevato al suo massimo possibile. Tanto più inaspettata la scia di sangue perché era lontano il pensiero che il terrorismo si riprendesse la sua macabra scena proprio a Barcellona. Rendendo così tragicamente protagonista una città da settimane invasa da un turismo di massa, da tempo considerato da tanti residenti non più una risorsa, ma il principale problema per la qualità della loro vita.

Forse a preoccupare in questo momento il governo era lo sciopero degli addetti alla sicurezza dell’aeroporto di Barcellona, in lotta contro le condizioni di lavoro durissime e sottopagate. A impensierire ancora di più era l’avvicinarsi veloce del primo ottobre, cioè il giorno in cui le forze indipendentiste che governano la Catalogna hanno convocato un referendum con l’obiettivo di separarsi dalla Spagna se otterranno la maggioranza dei voti di questa importante parte del paese.

Invece ieri pomeriggio, mentre migliaia di persone passeggiavano, tutto è stato travolto.

Si tratta di un attentato che fa tornare a galla i ricordi delle precedenti giornate di sangue, quando altri attentati si piazzarono ferocemente al centro della vita di spagnole/i.

Le immagini che dalle cinque della sera tutte le principali reti televisive, nazionali e locali, trasmettono sono di una città sorpresa e impaurita. Al di là delle solite parole di circostanza e di solidarietà alle vittime di tutti o il solito tentativo delle destre di far decollare un clima emergenziale per spostare l’attenzione delle spagnole/i dalla crisi che attanaglia il paese alla lotta al terrorismo, magari di azzerare, cavalcando la mobilitazione anti-terrorista, i difficili tentativi di creare una alternativa alle destra su cui si stanno faticosamente misurando Psoe e Podemos.

Al di là di tutto quel che ora inevitabilmente cambierà nel clima politico del paese, è augurabile che invece si rifiuti la paura e il richiamo allo stato di emergenza. A cominciare, da domani, in tantissimi a seguire l’appello della sindaca Ada Colau che ha chiamato le cittadine e i cittadini a scendere per le strade di Barcellona per testimoniare e ribadire che la paura non prevarrà con un minuto di silenzio.

Massimo Serafini

da il manifesto