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Stop al 41bis e al regime di isolamento. Difendiamo le condizioni di vita di Nadia Lioce

Il Movimento Femminista Proletario Rivoluzionario fa appello a tutte le compagne, realtà di donne a mobilitarci per difendere le condizioni di vita della prigioniera politica Nadia Lioce.
Nadia è l’unica compagna, insieme a altri 2 prigionieri politici, ad essere ancora sottoposta al regime di 41-bis, inasprito dalla direzione del carcere de L’Aquila da fine novembre 2014 e alla misura dell’isolamento disciplinare, con la conseguenza di una condizione d’isolamento totale e perenne.
L’accanimento dello Stato contro Nadia Lioce non può e non deve passare sotto silenzio, perchè, al di là del giudizio sulle scelte di lotta, politiche da lei fatte e portate avanti, questo accanimento repressivo è per cercare di ammazzare la sua volontà di non cedere, la sua coerenza nella battaglia contro questo Stato. 
Lo Stato borghese vuole le donne subordinate e oppresse e, se si ribellano e lottano, pentite o dissociate. Chi non ci sta viene doppiamente repressa, anche perchè ha osato…
Per questo, tutte le donne, le compagne che lottano per spezzare le doppie catene di questo sistema sociale devono far sentire la solidarietà per Nadia.
Le donne combattenti, la loro vita, le loro scelte, non vanno ricordate solo dopo morte o solo per il passato. Oggi c’è una donna combattente che per fortuna lo Stato non ha ucciso, o non è riuscito a stroncarne la volontà. Oggi essere dalla parte delle donne che lottano per dare l’assalto al cielo, è anche difendere Nadia Lioce.
Movimento Femminista Proletario Rivoluzionario
18 marzo 2015

 

Da L’Aquila alla redazione di Abruzzo 24h Tv:
Vorrei segnalare a questa redazione, che un appello per difendere la vita della prigioniera politica Nadia Lioce è partito proprio delle donne, in particolare dalle donne proletarie del mfpr.
Nadia Lioce infatti è stata sottoposta a un ulteriore inasprimento delle condizioni detentive dal 29 novembre 2014 solo e in quanto prigioniera politica coerente con le sue scelte di lotta. E al di là di là del del giudizio su queste ultime, noi, come donne proletarie riteniamo profondamente ingiusto che Nadia venga ancora sottoposta a un regime di detenzione durissimo solo perché donna e rivoluzionaria.
Come donne proletarie subiamo continuamente un doppio attacco, di genere e di classe, alle nostre condizioni di vita. Questo attacco, legittimato dallo Stato e dalle istituzioni al servizio del sistema capitalistico e non certo della libertà e della autodeterminazione delle donne proletarie e del popolo (vedi Jobd act, la “buona scuola” dei padroni, la legge Lupi contro le donne e le famiglie senza casa né reddito ecc.), rivela anche nelle carceri italiane la duplice oppressione, di genere e di classe di questo sistema da moderno medioevo, che per sopravvivere inasprisce ulteriormente la guerra ai più deboli.

Nell’articolo da voi pubblicato, Giulio Petrilli si chiede dove siano le donne democratiche della sua città. Io invece mi chiedo se ci siano ancora delle donne e degli uomini sinceramente democratici, in una città e in un paese che di democrazia non ha più niente. Ma su questo aspetto troppo ci sarebbe da dire su i vari mandanti di un massacro sociale in atto già da tempo ma che qui a L’Aquila si è sempre cercato di tenere nascosto con il pretesto dell’emergenza “terremoto”. Ma ora che l’emergenza terremoto è finita guardiamoci in faccia e vediamo chi sono i sinceri democratici.
Luigia De Biasi, mfpr, disoccupata dello Slai Cobas per il sindacato di classe (AQ)

Da Tavolo 4:
Davvero inumano, esprimo tutta la mia solidarietà  alle donne condannate e recluse che sono ripetutamente e sistematicamente  isolate e impedite a vivere  dai brutali sistemi carcerari che sono prima ancora che incivili disumani.
Pia Covre