Naufragio davanti a Steccato di Cutro. Al momento 62 cadaveri recuperati. Si temono oltre cento morti: tra le vittime molti bambini e anche un neonato, il barcone si è spezzato
Una strage di migranti davanti alla spiaggia di Steccato di Cutro, nei pressi di Crotone. È nel mare calabrese che almeno 30 persone sono morte quando un barcone carico di migranti si è spezzato in due a causa del mare molto agitato, con i tanti disperati che erano a bordo che sono caduti in acqua dopo aver colpito gli scogli.
Al momento, secondo quanto appreso dall’AdnKronos da fonti della Prefettura, il bilancio è di 33 migranti morti, ma il conto finale delle vittime rischia di aggravarsi dal momento che il numero di migranti presenti sull’imbarcazione al momento del naufragio potrebbe essere di circa 250 persone.
Circa una ottantina le persone tratte in salvo mentre continuano le ricerche di altri sopravvissuti: a bordo dell’imbarcazione, proveniente probabilmente dalla Turchia, viaggiavano migranti in arrivo da Iran, Afghanistan e Pakistan. Ventuno dei superstiti alla tragedia sono stati portati nel pronto soccorso dell’ospedale di Crotone, mentre gli altri sono ancora sul posto in attesa di essere trasferiti al Cara di Isola Capo Rizzuto, a pochi chilometri dal luogo della tragedia
Tra le vittime del naufragio, scrive l’Agi, c’è anche un neonato di pochi mesi: il suo corpo privo di vita è stato recuperato da un vigili del fuoco, tra i primi ad accorrere sul luogo del disastro avvenuto alle prime luci dell’alba nello specchio di mare a una ventina di chilometri da Crotone. Secondo i soccorritori molte delle vittime sarebbero bambini: tra quelli già accertate della autorità due di 7 e 3 anni.
Nell’area dove è avvenuto il naufragio, col mare a forza 3-4, sono attivi fra l’altro due motovedette e un elicottero della Guardia Costiera. Secondo fonti citata dall’AdnKronos i migranti “non hanno fatto in tempo a chiedere aiuto” e alcuni dei sopravvissuti avrebbero raggiunto la costa con i propri mezzi.
“Tante vittime e dispersi, il numero di questa tragedia è in itinere perché si pensa fossero 180 persone a bordo del barcone“, ha confermato a Rainews, il sindaco di Crotone Vincenzo Voce. Il sindaco si rimbocca le maniche, addolorato, ma chiede il sostegno delle istituzioni: “Affronteremo anche il problema di dove sistemare le salme, Crotone era già in sofferenza, ma ci organizzeremo, anche nei vari paesi. Ci vuole solidarietà anche in questo“.
Di fronte alla “tragedia immane” che “ci impone innanzitutto il profondo cordoglio per le vite umane spezzate“, così l’ha definita il ministro dell’Interno Matteo Piantedosi, il titolare del Viminale ha d’altra parte ribadito la linea dell’esecutivo Meloni sottolineando che “è fondamentale proseguire in ogni possibile iniziativa per fermare le partenze” dei migranti. “È una tragedia immane – ha spiegato il ministro – che dimostra come sia assolutamente necessario contrastare con fermezza le filiere dell’immigrazione irregolare, in cui operano scafisti senza scrupoli che pur di arricchirsi organizzano questi viaggi improvvisati, con imbarcazioni inadeguate e in condizioni proibitive“. Dunque “è fondamentale” fermare le partenze ed è fondamentale “che non vengano in alcun modo incoraggiate traversate che, sfruttando il miraggio illusorio di una vita migliore, alimentano la filiera dei trafficanti e determinano sciagure come quella di oggi“.
“Cosa ha fatto l’Unione europea in tutti questi anni? Dov’è l’Europa che dovrebbe garantire sicurezza e legalità? Che fine ha fatto il dialogo con i Paesi d’origine dei migranti?“, lamenta il presidente della Regione Calabria, Roberto Occhiuto, “domande che, purtroppo, a oggi non hanno alcuna risposta. E chi sta nei territori, a stretto contatto con la realtà di tutti i giorni, è costretto a gestire le emergenze e a piangere i morti”.
Ben diversa la posizione della Ong tedesca Sea Watch, che sulle decine di morti davanti alle spiagge di Cutro ricorda come sia “intollerabile che l’unica via d’accesso all’Europa sia il mare. L’assenza di missione di ricerca e soccorso europea è un crimine che si ripete ogni giorno“.
Ancora una catastrofe nel Mediterraneo. Dolore e sgomento per le vittime che si contano a decine. Uomini, donne e bambini. Intollerabile che l'unica via d'accesso all'Europa sia il mare. L'assenza di missione di ricerca e soccorso europea è un crimine che si ripete ogni giorno.
— Sea-Watch Italy (@SeaWatchItaly) February 26, 2023
Attraverso una nota di Palazzo Ghigi, ha espresso il suo cordoglio anche Giorgia Meloni. Che invita a non speculare sui morti e paradossalmente non fa altro che ripetere la solita propaganda sull’immigrazione: “Il presidente del Consiglio esprime il suo profondo dolore per le tante vite umane stroncate dai trafficanti di uomini – si legge nella nota – È criminale mettere in mare una imbarcazione lunga appena 20 metri con ben 200 persone a bordo e con previsioni meteo avverse. È disumano scambiare la vita di uomini, donne e bambini col prezzo del biglietto da loro pagato nella falsa prospettiva di un viaggio sicuro. Il Governo è impegnato a impedire le partenze, e con esse il consumarsi di queste tragedie, e continuerà a farlo, anzitutto esigendo il massimo della collaborazione agli Stati di partenza e di provenienza. Si commenta da sé l’azione di chi oggi specula su questi morti, dopo aver esaltato l’illusione di una immigrazione senza regole“.
Il presidente della Repubblica Mattarella ha richiamato l’Unione Europea alle proprie responsabilità rispetto alla gestione dei flussi migratori, mentre per gli esponenti del governo di destra, Meloni, Piantedosi e Salvini in testa, il problema è impedire ai migranti di partire tramite accordi con i paesi di partenza, come la Libia o la Turchia. Rispondono le ong che si occupano di soccorso in mare, ricordando come il dl Piantedosi voglia impedire l’attività di soccorso in mare e che non è possibile impedire la partenza di chi fugge da guerre e miseria, la vera soluzione è creare canali sicuri di ingresso in Europa.
“Cadaveri galleggiavano ovunque, ho provato a rianimare un bimbo di 7 anni ma era morto”, il racconto di un medico da Crotone
“Quando siamo arrivati sul punto del naufragio abbiamo visto cadaveri che galleggiavano ovunque e abbiamo soccorso due uomini che tenevano in alto un bimbo. Purtroppo il piccolo era morto“. Le parole, drammatiche, sono di Laura De Paoli, medico che opera per la Fondazione Cisom cavalieri di Malta a supporto della Guardia costiera per gli interventi di soccorso in mare.
La dottoressa, sentita dall’agenzia Agi, era a borso della motovedetta della Capitaneria di porto di Crotone intervenuta nell’immediatezza del naufragio dell’imbarcazione spezzatasi in due al largo di Steccato di Cutro.
Qui, secondo il bilancio ufficiale, purtroppo non ancora definitivo, sono morte 59 persone. I corpi recuperati, come spiegato dal ministro dell’Interno Matteo Piantedosi al termine della riunione di coordinamento presieduta in prefettura, sono di 30 uomini e 29 donne, con 14 minori fra loro.
All’appello mancano “un paio di decine” di persone, mentre in salvo ci sono 81 migranti. A bordo dell’imbarcazione, partita quattro giorni fa dal porto di Izmir, in Turchia, viaggiavano migranti in arrivo da Iran, Afghanistan e Pakistan.
Quando la nave si è spezzata “c’era mare forza 3 o 4, era difficile avvicinarci”, ha spiegato la dottoressa Laura De Paoli. “La barca dei migranti era già a pezzi sulla spiaggia e noi avevamo intorno tanti cadaveri galleggianti. Abbiamo visto due uomini che tenevano in alto un bambino e siamo riusciti a recuperarli. Erano il fratello e lo zio del bambino che, però, era senza vita. Abbiamo provato a rianimarlo ma aveva i polmoni pieni di acqua… aveva 7 anni“.
Pur avendo operato in altri teatri di guerra e in soccorsi in mare con varie associazioni umanitarie ed ong, De Paoli spiega di non essersi mai trovata davanti ad una catastrofe simile: “Io ho fatto soccorsi in mare, anche quello con la nave Prudence, ma sempre salvataggi senza morti, questa volta è stata devastante”.
Stando a quanto spiegato dalla Guardia di finanza, l’imbarcazione era stata avvistata nella serata di ieri a circa 40 miglia dalla costa crotonese da un velivolo dell’agenzia europea Frontex in pattugliamento. Scattato l’allarme, erano salpati una vedetta della sezione operativa navale di Crotone e un pattugliatore del gruppo aeronavale di Taranto.
Le proibitive condizioni del mare hanno tuttavia impedito di raggiungere la zona e i mezzi sono dovuti rientrare agli ormeggi. È stato quindi avviato il dispositivo di ricerca via terra e l’allarme è stato girato anche alle forze di polizia. Giunti sul luogo dello sbarco, non è stato possibile fare altro che constatare lo spezzamento del barcone ormai completamente distrutto dalle onde.
Secondo quanto ricostruito da un comunicato della guardia di finanza, l’imbarcazione era stata avvistata da un velivolo di Frontex la sera prima del naufragio, sabato, intorno alle 22.30. Per Sergio Scandura di Radio Radicale, sedici ore prima dell’avvistamento di Frontex, la centrale operativa della guardia costiera italiana aveva diramato un allarme, ma senza dare le coordinate dell’avvistamento.
Per Scandura, dal comunicato della guardia di finanza sembrerebbe che i naufraghi siano stati trattati da migranti irregolari e quindi che sia stata condotta un’operazione di polizia, non una vera e proprio operazione di salvataggio. Un cambiamento nell’approccio rispetto al passato, quando nel tratto di costa calabrese spesso sono intervenuti mezzi di soccorso della guardia costiera e della guardia di finanza anche a molte miglia dalla costa.
Probabilmente l’imbarcazione ha colpito uno scoglio, perché i sopravvissuti non riportano segni di ustioni, secondo il team di Medici senza frontiere che li sta assistendo. Alcuni sono stati ricoverati all’ospedale di Crotone, altre al Centro di prima accoglienza (Cara).
Il dolore di chi è sopravvissuto
Un signore afghano di 43 anni con il figlio di 14, ha perso sua moglie e tre figli di 13, 9 e 5 anni; mentre un bambino afghano di 12 anni ha perso tutta la famiglia, 9 persone in totale tra cui i genitori, 4 fratelli e altri parenti. Sono solo due delle storie raccolte dai volontari di Medici senza frontiere che sono impegnati nell’assistenza psicologica ai superstiti ospitati nel Cara di Isola Capo Rizzuto. E ancora, due fratelli afghani hanno perso i genitori e hanno un fratello ricoverato; una signora somala ha perso il fratello; un minore di 17 anni afghano, ricoverato in ospedale, ha perso i genitori; altri tre fratelli afghani ricoverati in ospedale hanno perso madre, padre e due sorelle. Storie drammatiche delle quali cerca di farsi carico l’équipe di Medici senza frontiere composta da un mediatore e da una psicologa. «C’è un sedicenne afghano – dice Sergio di Dato, capo progetto di Msf – che ha perso la sorella di 28 anni. Entrambi sono arrivati sulla spiaggia nuotando, ma purtroppo la sorella non ce l’ha fatta. Quando abbiamo attivato il family link per fare avvertire la famiglia del ragazzo dell’evento, purtroppo il giovane non ha avuto il coraggio di avvertire i genitori. Nei prossimi giorni seguiremo questo caso e lavoreremo con il supporto psicologico per far sì che il giusto messaggio possa essere dato ai genitori».
“Migranti morti a Cutro potevano essere salvati”, il soccorritore Amodeo contro la ricostruzione di Piantedosi
Non è vero, come riferito anche in conferenza stampa tenuta nel pomeriggio di domenica a Crotone dal ministro dell’Interno Matteo Piantedosi, che i migranti naufragati davanti allo specchio d’acqua di Steccato di Cutro non potevano essere salvati. A sostenerlo Orlando Amodeo, per lunghi anni dirigente medico della polizia di Stato e da anni soccorritore a Crotone.
Ospite di ‘Non è l’Arena’ su La7, collegato proprio dal luogo dell’ennesima tragedia dell’immigrazione costata la vita ad almeno 60 migranti (in gran parte in arrivo da Iran, Afghanistan e Pakistan) partiti 4 giorni fa dal porto di Turchia, con 30-40 dispersi presumibilmente morti in acqua e solo da ‘recuperare’, ha nettamente smentito la ricostruzione fornite dal titolare del Viminale e dalla Guardia di Finanza, che avevano spiegato il mancato intervento di soccorso dell’imbarcazione per il mare agitato.
“Noi abbiamo imbarcazioni in grado di affrontare il mare anche a forza 6 o forza 7 – ha detto ancora Amodeo – Io sono salito a bordo di quelle imbarcazioni, qui in questi anni, e abbiamo compiuto salvataggi in condizioni simili”. Amodeo ha raccontato che lui stesso negli anni scorsi con mare forza 7 (come quello di domenica, nda) con un barchino da pescatore. “Si parla di questo bambino morto? Se fosse stato figlio loro sarebbero usciti anche col mare forza 21”, ha concluso Amodeo.
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Si tratta di una strage che era purtroppo ampiamente prevista perché da ieri il tempo era in peggioramento, mentre le partenze dalla Turchia, dalla Tunisia e dalla Libia non si sono fermate mai, neppure nel pieno dell’inverno, nonostante la militarizzazione del Mediterraneo, gli accordi con Tripoli e con Ankara e l’assenza di navi di soccorso.
A soccorrere ormai non c’è più nessuno come conseguenza della campagna di criminalizzazione che va avanti dal 2017 e che si è inasprita ulteriormente con l’ultima legge anti-ong approvata il 23 febbraio dal governo Meloni.
Non dovremmo dormirci e invece ci siamo anestetizzati, esauriti dal lutto e questo ci spinge probabilmente a pensare che la vita di alcuni sia sacrificabile.
Ai microfoni di Radio Onda d’Urto Luca Casarini, di Mediterranea Saving Humans. Ascolta o scarica.
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