Menu

Teramo: respinta richiesta archiviazione, si riapre processo per pestaggio in carcere

“Massacrato al punto di rischiare una rivolta dei detenuti”: non usa mezzi termini il giudice Angela Di Girolamo. Nelle otto pagine di motivazioni, il magistrato (all’epoca dei fatti in servizio a Teramo e ora all’Aquila) mette nero su bianco il perché dell’assoluzione di Mario Lombardi. L’uomo, 46 anni, di Chieti, è il detenuto pestato a cui si fa riferimento nell’audio shock sul carcere di Castrogno che rivelava un pestaggio avvenuto nel penitenziario.
Un caso che due anni finì sulle prime pagine di tutti i giornali. Lombardi (assistito dall’avvocato Filippo Torretta) era andato a processo con l’accusa di lesioni e resistenza ad un agente di polizia penitenziaria e a gennaio è stato assolto perché il fatto non sussiste. L’uomo, che nel frattempo ha finito di scontare la pena ed è uscito dal carcere, ha sempre sostenuto di essere stato picchiato dagli agenti come atto di ritorsione proprio per la sua resistenza nei confronti di uno di loro.
“Nessuna violenza a pubblico ufficiale è ipotizzabile”, si legge ancora nelle motivazioni della sentenza, “nessuna prova è emersa sulla circostanza che il prevenuto abbia voluto opporsi con violenza e minaccia all’agente. Tenuto conto delle contraddittorie risultanze processuali e delle gravi lesioni riportate dal detenuto Lombardi non può ritenersi raggiunta la prova della penale responsabilità in capo all’imputato”.
Nel corso del processo sono stati ascoltati vari testi, tra cui anche la moglie di Uzoma Emeka, ritenuto il testimone chiave del pestaggio in carcere morto nel novembre del 2009 a Castrogno per un cancro non diagnosticato. “Mio marito era in carcere e mi disse di aver visto un agente picchiare un detenuto” ha raccontato la donna al giudice. nei mesi scorsi il gip Marina Tommolini ha riaperto il caso Castrogno, respingendo la richiesta di archiviazione presentata dalla procura per l’ex comandante della polizia penitenziaria Giuseppe Luzi e per cinque agenti. Ad opporsi è stato proprio Lombardi che ha sempre sostenuto di essere stato picchiato per vendetta. Il pm David Mancini, dopo mesi di indagine, aveva chiesto l’archiviazione per l’ex comandante Luzi e i cinque agenti, sottolineando e rimarcando l’impossibilità di poter dimostrare i fatti per l’omertà registrata proprio nell’ambiente carcerario.
fonte: il Centro