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Termoli (CB): Detenzione di armi clandestine, arrestato un maresciallo dei Carabinieri

Il sottufficiale, Salvatore Giannino, presta servizio a Termoli. Nella sua abitazione i suoi colleghi hanno trovato due fucili, tra cui una carabina ad aria compressa, che erano stati sequestrati un paio di anni fa ad alcuni rapinatori e che dovevano essere distrutti. Sembra che dai documenti ufficiali le armi risultavano già distrutte. Ma poi sono rispuntate nell’abitazione del maresciallo Giannino. Al quale i magistrati hanno concesso gli arresti domiciliari nella sua casa. I fucili, secondo una versione contestata dai difensori dell’uomo, sarebbero stati ritrovati tra i cespugli nel giardino. Il legale invece ha precisato che le armi sono state consegnate dal maresciallo ai carabinieri. Fucili che dovevano essere già stati distrutti e che invece sarebbero stati prima chiusi in un armadietto della caserma di Termoli e poi portati nell’abitazione di Giannino. Il quale avrebbe giustificato il possesso delle armi con i ritardi registrati per la loro distruzione. Una inadempienza dell’ufficio preposto alla quale – secondo la versione fornita dal suo difensore – Giannino proprio ieri aveva deciso di ovviare portando a casa i due fucili proprio per distruggerli. Una versione che però non convince gli inquirenti. Sembra che a tutti era noto che quelle armi fossero custodite in un armadio della caserma e proprio quando qualche carabiniere si è accorto che erano scomparse è partita l’operazione per individuare chi se ne fosse appropriato. E’ stata così predisposta una perquisizione nell’abitazione del maresciallo che ha portato al rinventimento dei due fucili. Il sottufficiale è accusato di detenzione di armi clandestine. Ma per i difensori si tratterebbe di un equivoco. Gli investigatori invece vogliono vederci chiaro. In particolare vogliono capire perché dai documenti le armi risulterebbero già distrutte e invece erano ancora in circolazione. Il maresciallo Salvatore Giannino aveva già avuto problemi giudiziari. Infatti è indagato nell’’inchiesta Black Hole. La Procura per lui ha chiesto il rinvio a giudizio per favoreggiamento e rivelazione di segreto d’ufficio. Avrebbe passato delle notizie riservate ad un imprenditore coinvolto nelle indagini della Procura di Larino, imprenditore di cui era dipendente la moglie del sottufficiale, e ad una cronista locale.

fonte: @ltromolise