Testimonianze: " I Carabinieri mi hanno violentata in gruppo"
- marzo 05, 2011
- in violenze e soprusi
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“Tra poco è la festa della donna, ma non per me. Io sono stata umiliata. Quegli uomini mi hanno uccisa dentro. L’ultimo colpo l’ho avuto quando uno dei carabinieri ha detto che ero consenziente. Ma come potevo esserlo se non ero libera?”. Continua a parlare con gli inquirenti S. D. T., la ragazza madre di 32 anni, racconta dello stupro dei tre carabinieri e del vigile che l’avrebbero violentata. Ritorna a quella notte in caserma piena di alcol e sesso per forza: “Mi hanno costretta a bere, io non volevo, perché quegli uomini erano già ubriachi. E io avevo troppa paura”.
L’Arma tenta di correre ai ripari. Trasferimento immediato «in uffici non al contatto con il pubblico di Torino, Milano e Cagliari» per i tre carabinieri denunciati per violenza sessuale da una donna arrestata per furto a Roma. Il quarto uomo coinvolto, un vigile urbano, non era in servizio al momento dei fatti e sarebbe ancora attivo presso il gruppo di appartenenza.
Agghiacciante il racconto della donna ricostruito dalla stampa. Colta sul fatto dopo un piccolo furto di generi di abbigliamento in un magazzino Oviesse di via Casilina, S. – 32 anni, originaria di Crema, a Roma ospite di un amico – il 23 febbraio scorso viene arrestata e portata nella vicina caserma dei carabinieri. In attesa del processo per direttissima, la trattengono per la notte, trasferendola – per mancanza di posti al Casilino – alla caserma del Quadraro. Qui viene svegliata da tre carabinieri accompagnati da un amico vigile urbano: la invitano a bere, poi lei dice di avere fame, si spostano nella sala mensa e lì avviene la violenza plurima. La mattina dopo S. è in tribunale per la convalida del processo per furto, non dice nulla ai magistrati. Solo nel pomeriggio, una volta recuperata la libertà e convinta dall’amico, si presenta dai carabinieri del Casilino e denuncia lo stupro. I medici del Policlinico Casilino che la visitano certificano «l’assenza di segni visibili di violenza sul corpo», ma attestano il rapporto sessuale. S. peraltro ricorda bene i tatuaggi di uno dei suoi aggressori.
E qui scatta la contraffensiva: due dei denunciati negano di aver consumato l’atto, gli altri mettono in campo un classico del maschilismo doc: il rapporto c’è stato ma era consenziente. Come se far bere e fare sesso con una cittadina affidata alla loro custodia fosse una cosa accettabile per dei cosiddetti tutori dell’ordine. Il peggio delle argomentazioni misogine arriva da voci anonime di colleghi: «Brutta storia, sono tre colleghi molto capaci e giovani», e poi: «Quella donna li ha istigati».
Ovviamente, come da copione, si scruta moralisticamente la vittima: sui maggiori media si rincorrono gli accenni alla «vita difficile», c’è chi sottolinea che si tratta di «ragazza madre», chi addirittura la definisce «prostituta».
Politicamente corretto, invece, il comandante provinciale di Roma, colonnello Maurizio Detalmo Mezzavilla, secondo il quale «i fatti denunciati sono gravissimi e perciò oggetto di indagini accurate e rigorose da parte della magistratura e dell’Arma»: in caso di colpevolezza, i militari dall’Arma saranno sospesi. «Il nostro giudizio di assoluta riprovazione prescinde dalle responsabilità penali che si stanno doverosamente accertando», insiste Detalmo Mezzavilola, «perché vicende del genere contrastano con i mille atti di solidarietà che i carabinieri compiono ogni giorno». La procura apre un fascicolo, i quattro sono indagati per violenza sessuale in concorso, ma qualcuno di loro sarebbe stato “solo” complice di chi ha materialmente violentato.
La segretaria della Commissione Difesa della Camera Federica Mogherini (Pd) chiede che il ministro dell’Interno riferisca con urgenza al Parlamento. La Casa delle Donne Lucha Y siesta, Action_a, reclama le dimissioni del sindaco Alemanno, che ha parlato di eventuale «mela marcia». «Basta violenza sulle donne: i migranti accusati di qualsiasi cosa accade a Roma vengono chiusi nei Cie o buttati nel mediterraneo, e dei carabinieri cosa ne facciamo?», si legge in una nota dell’associazione. «Ce n’è abbastanza per affermare una volta per tutte che i decreti sicurezza sbandierati da questo governo e da questa amministrazione sono inutili e strumentali, oltre che dannosi», prosegue la nota. «Non siamo stanche. Siamo furiose e inorridite, ma determinate a ribadire la nostra presenza e il nostro sdegno in piazza, per le strade, nelle istituzioni e in tutte le sedi dove ce ne sia necessità». In particolare Lucha y Siesta invita a mobilitarsi «sotto la caserma incriminata per chiedere l’immediato allontanamento dall’Arma dei colpevoli, e urlare al sindaco Alemanno che deve dimettersi immediatamente perché i presupposti su cui si è fatto eleggere sono crollati, uno ad uno, miseramente in questi due anni».
L’Arma tenta di correre ai ripari. Trasferimento immediato «in uffici non al contatto con il pubblico di Torino, Milano e Cagliari» per i tre carabinieri denunciati per violenza sessuale da una donna arrestata per furto a Roma. Il quarto uomo coinvolto, un vigile urbano, non era in servizio al momento dei fatti e sarebbe ancora attivo presso il gruppo di appartenenza.
Agghiacciante il racconto della donna ricostruito dalla stampa. Colta sul fatto dopo un piccolo furto di generi di abbigliamento in un magazzino Oviesse di via Casilina, S. – 32 anni, originaria di Crema, a Roma ospite di un amico – il 23 febbraio scorso viene arrestata e portata nella vicina caserma dei carabinieri. In attesa del processo per direttissima, la trattengono per la notte, trasferendola – per mancanza di posti al Casilino – alla caserma del Quadraro. Qui viene svegliata da tre carabinieri accompagnati da un amico vigile urbano: la invitano a bere, poi lei dice di avere fame, si spostano nella sala mensa e lì avviene la violenza plurima. La mattina dopo S. è in tribunale per la convalida del processo per furto, non dice nulla ai magistrati. Solo nel pomeriggio, una volta recuperata la libertà e convinta dall’amico, si presenta dai carabinieri del Casilino e denuncia lo stupro. I medici del Policlinico Casilino che la visitano certificano «l’assenza di segni visibili di violenza sul corpo», ma attestano il rapporto sessuale. S. peraltro ricorda bene i tatuaggi di uno dei suoi aggressori.
E qui scatta la contraffensiva: due dei denunciati negano di aver consumato l’atto, gli altri mettono in campo un classico del maschilismo doc: il rapporto c’è stato ma era consenziente. Come se far bere e fare sesso con una cittadina affidata alla loro custodia fosse una cosa accettabile per dei cosiddetti tutori dell’ordine. Il peggio delle argomentazioni misogine arriva da voci anonime di colleghi: «Brutta storia, sono tre colleghi molto capaci e giovani», e poi: «Quella donna li ha istigati».
Ovviamente, come da copione, si scruta moralisticamente la vittima: sui maggiori media si rincorrono gli accenni alla «vita difficile», c’è chi sottolinea che si tratta di «ragazza madre», chi addirittura la definisce «prostituta».
Politicamente corretto, invece, il comandante provinciale di Roma, colonnello Maurizio Detalmo Mezzavilla, secondo il quale «i fatti denunciati sono gravissimi e perciò oggetto di indagini accurate e rigorose da parte della magistratura e dell’Arma»: in caso di colpevolezza, i militari dall’Arma saranno sospesi. «Il nostro giudizio di assoluta riprovazione prescinde dalle responsabilità penali che si stanno doverosamente accertando», insiste Detalmo Mezzavilola, «perché vicende del genere contrastano con i mille atti di solidarietà che i carabinieri compiono ogni giorno». La procura apre un fascicolo, i quattro sono indagati per violenza sessuale in concorso, ma qualcuno di loro sarebbe stato “solo” complice di chi ha materialmente violentato.
La segretaria della Commissione Difesa della Camera Federica Mogherini (Pd) chiede che il ministro dell’Interno riferisca con urgenza al Parlamento. La Casa delle Donne Lucha Y siesta, Action_a, reclama le dimissioni del sindaco Alemanno, che ha parlato di eventuale «mela marcia». «Basta violenza sulle donne: i migranti accusati di qualsiasi cosa accade a Roma vengono chiusi nei Cie o buttati nel mediterraneo, e dei carabinieri cosa ne facciamo?», si legge in una nota dell’associazione. «Ce n’è abbastanza per affermare una volta per tutte che i decreti sicurezza sbandierati da questo governo e da questa amministrazione sono inutili e strumentali, oltre che dannosi», prosegue la nota. «Non siamo stanche. Siamo furiose e inorridite, ma determinate a ribadire la nostra presenza e il nostro sdegno in piazza, per le strade, nelle istituzioni e in tutte le sedi dove ce ne sia necessità». In particolare Lucha y Siesta invita a mobilitarsi «sotto la caserma incriminata per chiedere l’immediato allontanamento dall’Arma dei colpevoli, e urlare al sindaco Alemanno che deve dimettersi immediatamente perché i presupposti su cui si è fatto eleggere sono crollati, uno ad uno, miseramente in questi due anni».
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