Testimonianze: Peppe Fontana deportato al supercarcere di Badu ‘e Carros
- aprile 02, 2010
- in carcere, emergenza, testimonianze
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Cari compagni e compagne, devo darvi purtroppo la terribile notizia che il nostro Peppe Fontana è stato prelevato senza alcun preavviso dal carcere di Palermo (dove ancora era sottoposto a cure dopo lo sciopero della fame e della sete) e deportato nel supercarcere di massima sicurezza di Badu ‘e Carros, a Nuoro, dove nel passato venivano rinchiusi i detenuti considerati più pericolosi in assoluto.
Nel messaggio che ci invia, Peppe spiega lucidamente quali violazioni della legalità siano state necessarie per questa operazione da “antiterrorismo” e che danni gli derivino (lontananza dalla famiglia, impossibilità di chiedere permessi, chiusura del dossier semilibertà).
Tramite la famiglia di Peppe ero stato informato da vari giorni di questa ritorsione da parte della direttrice del carcere palermitano, ma ho aspettato a rendere pubblica la notizia perché dovevo prima di tutto esaudire una richiesta di Peppe: e cioè che si stabilisse un contatto con dei compagni sardi. Devo dirvi che ci sono riuscito: il contatto è stabilito e Peppe ha già ricevuto un messaggio verbale di solidarietà da parte mia e nostra. Nelle condizioni di isolamento psicologico in cui si trova il mantenimento di questo canale è importantissimo e ovviamente non posso dirvi di più al riguardo.
In una lettera scritta a mano che mi ha inviato il 30 marzo, Peppe ribadisce un concetto espresso nella dichiarazione che segue: “…il rischio di trovarmi suicidato è più probabile che mai, visto che il fine è quello di zittirmi”, ma che per l’appunto non di suicidio si tratterebbe visto che lui è intenzionato a lottare più di prima: sarebbe un omicidio.
La salvaguardia della vita di Peppe la considero la priorità assoluta in questo momento. Dobbiamo riuscire a spezzare il muro di silenzio che lo circonda, dobbiamo chiedere all’associazione Antigone di intervenire pesantemente (il fratello Giancarlo si è già mosso in questa direzione), ma soprattutto dobbiamo trovare un giornalista di qualche quotidiano ad alta tiratura (Corriere, Repubblica, Stampa ecc.) disposto a rendere pubblica la persecuzione giudiziaria e carceraria alla quale Peppe è sottoposto da molti anni, con accanimento particolare ora che l’espiazione della condanna inflitta (27 anni!) si avvicina alla sua conclusione naturale…. Mostra tutto
Qualcuno, evidentemente, è spaventato dall’idea che Peppe torni in libertà (o anche solo in semilibertà) e bisognerebbe riuscire a stanare questo “qualcuno”.
Io non sono un granché in campo giudiziario e non sono certo la persona più indicata per vincere il silenzio stampa. Chi può mi aiuti ad aiutare Peppe.
Nel messaggio che ci invia, Peppe spiega lucidamente quali violazioni della legalità siano state necessarie per questa operazione da “antiterrorismo” e che danni gli derivino (lontananza dalla famiglia, impossibilità di chiedere permessi, chiusura del dossier semilibertà).
Tramite la famiglia di Peppe ero stato informato da vari giorni di questa ritorsione da parte della direttrice del carcere palermitano, ma ho aspettato a rendere pubblica la notizia perché dovevo prima di tutto esaudire una richiesta di Peppe: e cioè che si stabilisse un contatto con dei compagni sardi. Devo dirvi che ci sono riuscito: il contatto è stabilito e Peppe ha già ricevuto un messaggio verbale di solidarietà da parte mia e nostra. Nelle condizioni di isolamento psicologico in cui si trova il mantenimento di questo canale è importantissimo e ovviamente non posso dirvi di più al riguardo.
In una lettera scritta a mano che mi ha inviato il 30 marzo, Peppe ribadisce un concetto espresso nella dichiarazione che segue: “…il rischio di trovarmi suicidato è più probabile che mai, visto che il fine è quello di zittirmi”, ma che per l’appunto non di suicidio si tratterebbe visto che lui è intenzionato a lottare più di prima: sarebbe un omicidio.
La salvaguardia della vita di Peppe la considero la priorità assoluta in questo momento. Dobbiamo riuscire a spezzare il muro di silenzio che lo circonda, dobbiamo chiedere all’associazione Antigone di intervenire pesantemente (il fratello Giancarlo si è già mosso in questa direzione), ma soprattutto dobbiamo trovare un giornalista di qualche quotidiano ad alta tiratura (Corriere, Repubblica, Stampa ecc.) disposto a rendere pubblica la persecuzione giudiziaria e carceraria alla quale Peppe è sottoposto da molti anni, con accanimento particolare ora che l’espiazione della condanna inflitta (27 anni!) si avvicina alla sua conclusione naturale…. Mostra tutto
Qualcuno, evidentemente, è spaventato dall’idea che Peppe torni in libertà (o anche solo in semilibertà) e bisognerebbe riuscire a stanare questo “qualcuno”.
Io non sono un granché in campo giudiziario e non sono certo la persona più indicata per vincere il silenzio stampa. Chi può mi aiuti ad aiutare Peppe.
Roberto Massari
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Ciao mi chiamo Patrizia, sono una compagna del PRC di Nuoro, mi attivo immediatamente!