Il 28 novembre è il giorno della manifestazione a Coccaglio (BS) contro il famigerato “White Christmas”, la caccia al clandestino ordita dalla giunta leghista.
Secondo il programma, la manifestazione comincia alle 14.30 dalla stazione di Coccaglio.
Alle 14 c’è il treno che parte da Brescia (arrivo previsto a Coccaglio: 14.16).
Giù dal treno c’è qualche poliziotto ferroviario e un controllore che timbra i biglietti prima di far salire le persone. Che c’è tensione lo si capisce fin dall’arrivo ai binari.
Poco prima delle 14 arriva un folto gruppo di manifestanti per salire sul treno: i poliziotti, i controllori e altri ferrovieri chiudono le porte del treno e gli impediscono di salire.
I ragazzi giustamente protestano con vigore (uno addirittura salta dentro dal finestrino!), si prendono qualche botta (una signora mi ha raccontato di aver preso un colpo in faccia) ma alla fine riescono ad ottenere di salire sul treno.
Il problema, secondo i ferrovieri, era che i ragazzi non avevano i biglietti: in realtà, dato che avevano acquistato un biglietto comulativo, erano solo pochissimi di loro a non aver pagato!!
Inutile prendersi in giro o girarci attorno: si voleva che la manifestazione di Coccaglio fosse il meno “partecipata” possibile….così si cercava di bloccare una bella fetta di partecipanti a Brescia!
Una volta saliti tutti sul treno, però, i problemi non sono finiti. Il treno non parte, e non si capisce perchè. Poi i controllori cominciano a girare richiedendo un’altra volta i biglietti. Quando viene da me, faccio notare al controllore che è passata un’ora da quando mi ha timbrato il biglietto e che si poteva evitare un comportamento del genere con della gente che sta andando a manifestare per una giusta causa, e ricevo in risposta solo un “eeeeh” spazientito.
La gente scende dal treno e discute con i ferrovieri, arriva anche la polizia (quella normale, non ferroviaria) che prende in parte il responsabile del nostro ritardo (da quello che dicevano dovrebbe essere un dirigente o qualcosa del genere) il quale viene presto circondato dai manifestanti e ricoperto di urla (“vergogna! vergogna!”).
I ferrovieri si giustificano dicendo che i manifestanti non hanno pagato i biglietti, allora i ragazzi pagano i biglietti mancanti, anzi a conti fatti pagano anche più del dovuto.
Sento un poliziotto parlare con la centrale e dire “sono quelli di Trenitalia che rompono i c******i”. Persino i poliziotti avevano capito che non c’era motivo di non far partire quello stramaledetto treno!
Finalmente ci dicono di risalire, che il treno parte.
Ma questo non succede.
Il binomio di azioni sali-scendi dal treno si ripete un paio di volte, ogni volta sono discussioni tra i poliziotti, i rappresentanti dei manifestanti e i ferrovieri. E la tensione sale.
Io e altri filmiamo un po’ quello che succede, non si sa mai che si mettano a bastonare i manifestanti.
Alla fine, verso le 15.30, il treno parte, con un’ora e mezza di ritardo, a un’ora dall’inizio della manifestazione.
Io però sono sceso, ormai era venuto troppo tardi per me. Vado a chiedere di rimborsarmi il biglietto, dato che hanno fatto partire il treno così tanto in ritardo e mi danno un modulone da compilare e da riportare in biglietteria, perchè il biglietto timbrato dal controllore non è rimborsabile direttamente. Esco dalla stazione mandando al diavolo loro, la loro burocrazia, ma soprattutto il loro asservimento al potere, tanto da fare qualunque cosa pur di non mandare dei ragazzi a manifestare contro il razzismo.
Ho giurato che non sarebbe finita lì, che non avrei lasciato che il loro comportamento passasse sotto silenzio. Per questo non dimenticherò tanto facilemente quel controllore basso, coi baffoni, a cui ben due volte ho dovuto mostrare il biglietto e per colpa del quale non me l’hanno rimborsato, nè quel dirigente che faceva di tutto per non farci andare alla manifestazione, nè quel piccolo ometto delle ferrovie dall’aspetto viscido che non faceva altro che parlare nel suo walkie-talkie. Chissà, magari riceveva gli ordini su come comportarsi con noi.
Secondo il programma, la manifestazione comincia alle 14.30 dalla stazione di Coccaglio.
Alle 14 c’è il treno che parte da Brescia (arrivo previsto a Coccaglio: 14.16).
Giù dal treno c’è qualche poliziotto ferroviario e un controllore che timbra i biglietti prima di far salire le persone. Che c’è tensione lo si capisce fin dall’arrivo ai binari.
Poco prima delle 14 arriva un folto gruppo di manifestanti per salire sul treno: i poliziotti, i controllori e altri ferrovieri chiudono le porte del treno e gli impediscono di salire.
I ragazzi giustamente protestano con vigore (uno addirittura salta dentro dal finestrino!), si prendono qualche botta (una signora mi ha raccontato di aver preso un colpo in faccia) ma alla fine riescono ad ottenere di salire sul treno.
Il problema, secondo i ferrovieri, era che i ragazzi non avevano i biglietti: in realtà, dato che avevano acquistato un biglietto comulativo, erano solo pochissimi di loro a non aver pagato!!
Inutile prendersi in giro o girarci attorno: si voleva che la manifestazione di Coccaglio fosse il meno “partecipata” possibile….così si cercava di bloccare una bella fetta di partecipanti a Brescia!
Una volta saliti tutti sul treno, però, i problemi non sono finiti. Il treno non parte, e non si capisce perchè. Poi i controllori cominciano a girare richiedendo un’altra volta i biglietti. Quando viene da me, faccio notare al controllore che è passata un’ora da quando mi ha timbrato il biglietto e che si poteva evitare un comportamento del genere con della gente che sta andando a manifestare per una giusta causa, e ricevo in risposta solo un “eeeeh” spazientito.
La gente scende dal treno e discute con i ferrovieri, arriva anche la polizia (quella normale, non ferroviaria) che prende in parte il responsabile del nostro ritardo (da quello che dicevano dovrebbe essere un dirigente o qualcosa del genere) il quale viene presto circondato dai manifestanti e ricoperto di urla (“vergogna! vergogna!”).
I ferrovieri si giustificano dicendo che i manifestanti non hanno pagato i biglietti, allora i ragazzi pagano i biglietti mancanti, anzi a conti fatti pagano anche più del dovuto.
Sento un poliziotto parlare con la centrale e dire “sono quelli di Trenitalia che rompono i c******i”. Persino i poliziotti avevano capito che non c’era motivo di non far partire quello stramaledetto treno!
Finalmente ci dicono di risalire, che il treno parte.
Ma questo non succede.
Il binomio di azioni sali-scendi dal treno si ripete un paio di volte, ogni volta sono discussioni tra i poliziotti, i rappresentanti dei manifestanti e i ferrovieri. E la tensione sale.
Io e altri filmiamo un po’ quello che succede, non si sa mai che si mettano a bastonare i manifestanti.
Alla fine, verso le 15.30, il treno parte, con un’ora e mezza di ritardo, a un’ora dall’inizio della manifestazione.
Io però sono sceso, ormai era venuto troppo tardi per me. Vado a chiedere di rimborsarmi il biglietto, dato che hanno fatto partire il treno così tanto in ritardo e mi danno un modulone da compilare e da riportare in biglietteria, perchè il biglietto timbrato dal controllore non è rimborsabile direttamente. Esco dalla stazione mandando al diavolo loro, la loro burocrazia, ma soprattutto il loro asservimento al potere, tanto da fare qualunque cosa pur di non mandare dei ragazzi a manifestare contro il razzismo.
Ho giurato che non sarebbe finita lì, che non avrei lasciato che il loro comportamento passasse sotto silenzio. Per questo non dimenticherò tanto facilemente quel controllore basso, coi baffoni, a cui ben due volte ho dovuto mostrare il biglietto e per colpa del quale non me l’hanno rimborsato, nè quel dirigente che faceva di tutto per non farci andare alla manifestazione, nè quel piccolo ometto delle ferrovie dall’aspetto viscido che non faceva altro che parlare nel suo walkie-talkie. Chissà, magari riceveva gli ordini su come comportarsi con noi.
Lettera firmata
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