Testimonianze: Un 25 Aprile “verde”…ma solo di rabbia!
- aprile 27, 2010
- in emergenza, testimonianze, ultras
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Il CSOA Cloro Rosso interviene sui fatti accaduti domenica scorsa durante la trasferta che ha visto impegnati i tifosi tarantini in quel di Verona, tra i quali vi erano alcuni compagni del nostro spazio che hanno potuto assistere al trattamento inumano e alle continue provocazioni da parte delle forze dell’ordine.
Ma descriviamo con ordine i fatti.
I tifosi del Taranto, appena usciti dal casello autostradale di Verona, vengono immediatamente bloccati da un’imponente numero di agenti di Polizia, molti dei quali impugnavano i propri manganelli al contrario, pratica illegale diventata “celebre” durante il G8 di Genova.
Della serie, il buon giorno lo si vede dal mattino!
Una volta fermate tutte le auto transitate dal casello, esse vengono incolonnate e fatte incamminare alla volta dello stadio Bentegodi, mentre ad ogni incrocio o cavalcavia vengono sistemati agenti della Digos impegnati a filmare qualsiasi movimento dei tifosi jonici.
Durante questo tragitto, alcune auto di tifosi rossoblù verranno colpite da oggetti lanciati molto probabilmente da supporters locali, adeguatamente nascosti dietro siepi e cespugli.
Ma, incredibilmente, gli agenti di scorta alla carovana, invece scovare questi eroi della domenica, scendono dalle proprie camionette e caricano, senza alcun motivo, con calci e spintoni i tarantini che, legittimamente, erano scesi per difendere i propri mezzi.
Si susseguiranno perquisizioni nelle auto, insulti spesso a sfondo razzista (la parola “terroni” è la più gettonata) e persino minacce di “rompere le teste” a coloro che domanderanno il perché di tanta, immotivata, repressione.
Ma il bello dovrà ancora venire.
Una volta arrivati allo stadio Bentegodi, un pulmino di tifosi del Taranto verrà bloccato e fatto oggetto di una interminabile perquisizione. Il resto dei presenti, per solidarietà ai propri concittadini ingiustamente fermati, deciderà di non entrare allo stadio, subendo oltre un’ora di intimidazioni e insulti gratuiti. Il tutto, mentre dalle gradinate dello stadio i civilissimi tifosi gialloblù ci urlavano a gran voce “Terroni, andate a lavorare”.
Persino gli agenti della Digos di Taranto presenti in quel di Verona verranno bistrattati dai loro colleghi locali. Insomma, al “terrone” non si fa alcuno sconto, nemmeno se è in divisa!
Dopo sessanta interminabili minuti di tensione, le forze dell’ordine svelano, per chi ancora non se ne fosse accorto, qual è la loro natura ideologica, strappando una maglia con l’immagine del Che Guevara ad un tifoso rossoblù.
Nella ricca e civile Verona, l’effige di quel personaggio storico non è gradita. Probabilmente quella di qualche esponente leghista sarebbe stata sicuramente più apprezzata.
Verona, infatti, è il “laboratorio” privilegiato del Ministro Maroni, il quale, a più riprese, ha manifestato la volontà di sperimentare sugli ultras misure ultra-repressive da applicare, successivamente, in altri contesti.
La possibilità di estendere il DASPO alle manifestazioni e la volontà di usare fucili con proiettili di gomma negli stadi la dicono lunga sulle intenzioni del ministro di trasformare questo paese nel Cile di Pinochet.
Al termine di questo stillicidio, tutti i tifosi tarantini abbandoneranno lo stadio veneto senza aver avuto modo di assistere ad un solo secondo di partita. 1800 km, con relativi costi di viaggio e biglietto, per essere ingabbiati ed insultati.
Durante il percorso che ci porterà fuori da Verona, scorgiamo un eloquente striscione firmato Casa Pound “25 Aprile, niente da festeggiare”.
Le forze dell’ordine se ne guarderanno bene dal rimuoverlo, nonostante l’evidente reato di apologia del fascismo.
Al ritorno in terra pugliese, leggeremo che la questura di Verona ha diffuso un comunicato, ovviamente falso, in cui afferma che si sono verificati scontri tra supporters delle opposte fazioni, riportato per intero dai nostri “scribacchini” locali (eccezion fatta per Gianmario Leone del Tarantoggi), interessati più al giornalismo di stampo sensazionalista che alla ricerca della verità.
Ci auguriamo che le istituzioni escano finalmente allo scoperto e tutelino la dignità della tifoseria tarantina, l’unica in Italia con oltre il 60% delle trasferte vietate dall’Osservatorio per le manifestazioni sportive e che registra casi di multe/diffide per la sola esposizione di uno striscione in ricordo di un amico scomparso.
Siamo stanchi di essere considerati la periferia dell’impero, cittadini senza alcuna tutela né dignità.
Ma descriviamo con ordine i fatti.
I tifosi del Taranto, appena usciti dal casello autostradale di Verona, vengono immediatamente bloccati da un’imponente numero di agenti di Polizia, molti dei quali impugnavano i propri manganelli al contrario, pratica illegale diventata “celebre” durante il G8 di Genova.
Della serie, il buon giorno lo si vede dal mattino!
Una volta fermate tutte le auto transitate dal casello, esse vengono incolonnate e fatte incamminare alla volta dello stadio Bentegodi, mentre ad ogni incrocio o cavalcavia vengono sistemati agenti della Digos impegnati a filmare qualsiasi movimento dei tifosi jonici.
Durante questo tragitto, alcune auto di tifosi rossoblù verranno colpite da oggetti lanciati molto probabilmente da supporters locali, adeguatamente nascosti dietro siepi e cespugli.
Ma, incredibilmente, gli agenti di scorta alla carovana, invece scovare questi eroi della domenica, scendono dalle proprie camionette e caricano, senza alcun motivo, con calci e spintoni i tarantini che, legittimamente, erano scesi per difendere i propri mezzi.
Si susseguiranno perquisizioni nelle auto, insulti spesso a sfondo razzista (la parola “terroni” è la più gettonata) e persino minacce di “rompere le teste” a coloro che domanderanno il perché di tanta, immotivata, repressione.
Ma il bello dovrà ancora venire.
Una volta arrivati allo stadio Bentegodi, un pulmino di tifosi del Taranto verrà bloccato e fatto oggetto di una interminabile perquisizione. Il resto dei presenti, per solidarietà ai propri concittadini ingiustamente fermati, deciderà di non entrare allo stadio, subendo oltre un’ora di intimidazioni e insulti gratuiti. Il tutto, mentre dalle gradinate dello stadio i civilissimi tifosi gialloblù ci urlavano a gran voce “Terroni, andate a lavorare”.
Persino gli agenti della Digos di Taranto presenti in quel di Verona verranno bistrattati dai loro colleghi locali. Insomma, al “terrone” non si fa alcuno sconto, nemmeno se è in divisa!
Dopo sessanta interminabili minuti di tensione, le forze dell’ordine svelano, per chi ancora non se ne fosse accorto, qual è la loro natura ideologica, strappando una maglia con l’immagine del Che Guevara ad un tifoso rossoblù.
Nella ricca e civile Verona, l’effige di quel personaggio storico non è gradita. Probabilmente quella di qualche esponente leghista sarebbe stata sicuramente più apprezzata.
Verona, infatti, è il “laboratorio” privilegiato del Ministro Maroni, il quale, a più riprese, ha manifestato la volontà di sperimentare sugli ultras misure ultra-repressive da applicare, successivamente, in altri contesti.
La possibilità di estendere il DASPO alle manifestazioni e la volontà di usare fucili con proiettili di gomma negli stadi la dicono lunga sulle intenzioni del ministro di trasformare questo paese nel Cile di Pinochet.
Al termine di questo stillicidio, tutti i tifosi tarantini abbandoneranno lo stadio veneto senza aver avuto modo di assistere ad un solo secondo di partita. 1800 km, con relativi costi di viaggio e biglietto, per essere ingabbiati ed insultati.
Durante il percorso che ci porterà fuori da Verona, scorgiamo un eloquente striscione firmato Casa Pound “25 Aprile, niente da festeggiare”.
Le forze dell’ordine se ne guarderanno bene dal rimuoverlo, nonostante l’evidente reato di apologia del fascismo.
Al ritorno in terra pugliese, leggeremo che la questura di Verona ha diffuso un comunicato, ovviamente falso, in cui afferma che si sono verificati scontri tra supporters delle opposte fazioni, riportato per intero dai nostri “scribacchini” locali (eccezion fatta per Gianmario Leone del Tarantoggi), interessati più al giornalismo di stampo sensazionalista che alla ricerca della verità.
Ci auguriamo che le istituzioni escano finalmente allo scoperto e tutelino la dignità della tifoseria tarantina, l’unica in Italia con oltre il 60% delle trasferte vietate dall’Osservatorio per le manifestazioni sportive e che registra casi di multe/diffide per la sola esposizione di uno striscione in ricordo di un amico scomparso.
Siamo stanchi di essere considerati la periferia dell’impero, cittadini senza alcuna tutela né dignità.
RISPETTO PER TARANTO!
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Solidarietà ai tarantini da Cava dè Tirreni. Purtroppo sappiamo anche noi cosa può succedere a Verona…vergogna!
Oltre ogni divione calcistica, uniti contro il razzismo!