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Tira una brutta aria…..

Sta montando un clima infame fatto di intimidazioni, violenze e montature contro chiunque provi a denunciare il folle aumento delle spese militari e un’escalation che potrebbe portarci sull’orlo del baratro nucleare.

Basta vedere l’evidente azione di ieri, quando i carabinieri hanno fatto irruzione nella sede nazionale dell’USB alla ricerca di una pistola che un anonimo/non anonimo gli aveva segnalato. Pistola prontamente trovata nel bagno pubblico della sede, bagno a cui tutti possono accedere. Pistola che ricorda vagamente le molotov della scuola Diaz e altre montature a cui purtroppo siamo stati abituati.

Siamo direttamente paracadutati nel 1915. Come allora c’è una maggioranza del paese, silenziata dai media, che è legittimamente preoccupata da quello che sta accadendo: prezzi dei beni essenziali alle stelle e peggioramento costante della qualità della vita. Dall’altra parte c’è un minoranza di soggetti che sperano di trarre ulteriori vantaggi materiali dalla guerra, la cui voce è amplificata a dismisura da mezzi di comunicazione e i cui fini sono sostanzialmente supportati dall’intero apparato istituzionale.

Chi spinge sul pedale della guerra non vuole né salvare il popolo ucraino né tantomeno abbattere Putin. Gli stessi che oggi gridano contro “il folle assassino” fino a ieri lo lodavano, gli stringevano le mani e continuano sotto banco a farci affari, così come li fanno con qualsiasi altra figura di potere sanguinaria con cui gli convenga ragionare. Perché a prescindere da quello che dicono loro, le lobby politiche, militari ed economiche se ne fregano delle nostre vite.

Questa è la guerra dei potenti scatenata contro chi non ha potere, durante la quale in Italia il pane costa sempre di più e l’IVA sulle armi scompare, dove gli ucraini muoiono sotto le bombe e i russi faticano a mettere insieme il pranzo e la cena. Intanto le oligarchie si arricchiscono e ridono di quella parte delle masse popolari che mentre perdono vita, casa, lavoro, potere d’acquisto, salute e tanto altro, prendono le difese dei criminali che li governano e si scannano tra loro perché non hanno coscienza di quello chi sono e qual è il loro posto nel mondo.

Cronache Ribelli

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In questo frammento di video vi evidenziamo il momento culminante della perquisizione nella sede nazionale dell’Usb.

Sotto la pressione delle precise domande fatte dall’avvocato Marco Lucentini, il maresciallo dei carabinieri alla guida della squadra incaricata della perquisizione dice chiaramente:

“C’è una persona con nome e cognome che dice di aver messo una pistola qua dentro”.

Senza entrare nel merito giudiziario – che evidentemente toccherà ad un magistrato e una corte, in una causa con l’Usb “parte lesa” – a noi risulta evidente che:

  1. a) c’è un autore del reato, già individuato con nome e cognome;
  2. b) il sindacato Usb è “parte lesa”, appunto, di quel reato.
  3. c) la situazione (colpevole/parte lesa) era già ampiamente chiara ai carabinieri.

La cosa è confermata anche dalle modalità della “perquisizione”, ridotte all’ingresso di un carabiniere nel bagno degli uomini per recuperare l’arma nel luogo indicato dal telefonista.

Ma se è così – ed è così – allora l’Arma avrebbe dovuto prima di tutto fermare l’autore della telefonata (non si sa se l’abbia ancora fatto) e contestualmente, in forma anche “discreta”, recuperare la pistola comunicando ai dirigenti del sindacato che c’era questa provocazione nei loro confronti.

Tutt’altra cosa è mandare ben quattro auto cariche di militari e diffondere allarme in tutto il quartiere, offrendo magari alla stampa di regime l’occasione di “gestire” anche mediaticamente la provocazione come una “stranezza” che chiama in qualche modo in causa il sindacato.

Che è, chiaramente, “parte lesa” e farà valere le sue ragioni in ogni sede.