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Torino, campo rom dato alle fiamme. Ecco il mostro della paura!

E se una ragazza sedicenne come tante di un quartiere di periferia della Torino del politically correct ha paura di confessare ai suoi di aver perso la verginità, e inventa una balla su uno stupro da parte di due Rom? E se i giornali e i media mainstream soffiano sul fuoco titolando giornali e servizi con espressioni razziste e xenofobe? E se tutto questo accade in un momento in cui in Italia il disagio sociale cresce a vista d’occhio e le condizioni di vita sono sempre peggiori, sempre più misere? Ecco che spunta il mostro.
Moltissimi sono i lati inquietanti di questa vicenda, perlopiù legati ad un fattore dirimente della nostra società moderna, la società della psicosi, del terrore di massa, della paura. E infatti è proprio la paura come forma di dominio che si manifesta in maniera terribile e schizzofrenica nella giornata di ieri, in cui un corteo di solidarietà contro uno stupro di trasforma in una caccia alle streghe, con tanto di fiamme; un centinaio di persone danno assalto al campo Rom da cui si presumeva venissero gli (inesistenti) aggressori. Tutto ciò accade proprio mentre la ragazza confessa di aver detto una menzogna.
Paura. Paura di autodeterminarsi liberamente senza dover pensare a come la famiglia o l’ambiente sociale in cui si vive reagirà. Paura dello straniero perché è diverso, è mostruoso, è demoniaco, nelle migliori narrazioni del capro espiatorio. Ed è proprio di questo che parliamo quando intendiamo la paura come forma di dominio, il capro espiatorio su cui scaricare le proprie rabbie, le proprie frustrazioni, il proprio disagio, evitando così di andare ad indagare su quali siano le cause di ciò, evitando così di scoprire che la colpa è di chi ci sfrutta ogni giorno e di chi ogni giorno stimola questo meccanismo. Quale migliore esempio dell’exploit del giornale ‘La Stampa’ che titola la vicenda sul quotidiano di ieri così: ‘Mette in fuga i due rom che violentano sua sorella’. A parte il fatto che la notizia fosse inesatta anche nella narrazione del primo momento, ma in più è evidente come senza prove, senza sicurezze vengono subito individuati i colpevoli, e la caratteristica che viene sottolineata, che si fa motivo principale del titolo è che sono due rom. Oggi sul quotidiano on-line sono arrivate le scuse del giornale, ma ci chiediamo, se non fosse successo quello che è successo, se la ragazza non avesse smentito, se il campo rom non fosse andato a fuoco, i giornalisti della Stampa avrebbero comunque corretto il tiro? Abbiamo i nostri dubbi…
E’ proprio quel meccanismo alimentato dai partiti come la Lega Nord, dalle destre populiste e dai movimenti neofascisti, quel clima di paura generale, in cui i potenti possono continuare a fare i loro porci comodi e chi sta male, chi vive la miseria inizia una guerra tra poveri. E dentro un quartiere come Vallette, pieno di gente fantastica, ma pieno anche di un disagio viscerale che si compone in molti modi, ci vuole poco perché il mostro attecchisca, e si sfoghi in maniera barbara ed affamata.