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Torino: Il comune delibera “Askatasuna bene comune”. A Piantedosi non piace

Una delibera della Giunta comunale di Torino ha annunciato un percorso di coprogettazione aperta alla città per gli spazi che dal 1996, anno dell’occupazione, ospitano l’esperienza politica del centro sociale Askatasuna, da anni nel mirino di una dura repressione da parte della Questura e della Procura locali che nell’ultimo anno ha portato anche a diversi blitz all’interno dello spazio, tra perquisizioni e pretestuosi controlli.

I locali di corso Regina Margherita 47 – stabilisce la delibera firmata dalla vicesindaca Michela Favaro e dell’assessore Jacopo Rosatelli, e che recepisce la richiesta di un gruppo di cittadine e cittadini – saranno riconosciuti come “bene comune” della città.

La proposta di collaborazione che ha avviato il dialogo tra i sostenitori di Askatasuna e il Comune era stata inviata il 22 dicembre scorso all’ufficio Beni Comuni da parte di un gruppo di cittadini, tra cui lo psichiatra basagliano Ugo Zamburru, il fondatore, produttore e chitarrista dei Subsonica Max Casacci, Elisa Turro, Rosa Lupano e Loredana Sancin.

 Askatasuna ha rilasciato un comunicato per commentare la notizia che da ieri rimbalza sulle cronache locali e nazionali:

“Così è, se vi pare”

“Apriamo spazi al quartiere per i bisogni collettivi!” così 27 anni fa scrivevamo su uno striscione il giorno in cui in tante e tanti occupavamo il Centro Sociale Askatasuna. Lo diciamo chiaramente il percorso che porterà il centro sociale ad essere “bene comune” della città, rientra nella consequenzialità di quella frase, la prerogativa del centro sociale è sempre stata quella di essere aperto ai bisogni collettivi.

Negli ultimi mesi la Procura di Torino, la Questura e il Governo, hanno costruito le condizioni e il terreno per arrivare ad un possibile sgombero, puntando alla cancellazione della possibilità stessa di organizzarsi collettivamente. Il percorso che abbiamo intrapreso, insieme ad un nutrito gruppo di cittadini e cittadine solidali della nostra città, rappresenta la possibilità che abbiamo scelto. Vogliamo dare priorità a questa, impedendo l’eliminazione dell’esperienza del centro sociale e di tutte le attività che questo costruisce quotidianamente per il quartiere e le persone, molte, che lo attraversano.

Le ispezioni e le inchieste orchestrate ad hoc contro di noi mirano a mettere una pietra sopra tutto quello che dentro il centro sociale viene fatto, in tutta la sua diversità ed eterogenità. Per questo vediamo positivamente la scelta del Comune di Torino di iniziare un percorso di coprogettazione che permetta di continuare, e aprire ancor di più, lo spazio di Corso Regina Margherita 47. Insieme a chi ha deciso di accompagnarci in questo percorso faremo in modo di effettuare i lavori propedeutici alla realizzazione della delibera comunale. Svolgere attività e iniziative in un contesto di sicurezza collettiva è da sempre stata una nostra prerogativa, nonostante i tentativi della Procura e della Questura di chiudere lo spazio. Ci auguriamo che la coprogettazione e i lavori necessari avvengano nei tempi dettati dal “buon senso” proprio perché vogliamo che le attività che abitualmente si svolgono al piano terra e nel giardino possano riprendere il prima possibile. Per questo sospenderemo la programmazione delle serate musicali e culturali, con la promessa di farne un orizzonte reale. Temporaneamente faremo in modo che queste iniziative possano vivere nelle strade della nostra città e del quartiere. Sicuramente continueremo a partecipare alle numerose lotte e percorsi che da anni portiamo avanti in città.

A chi sui giornali si indigna e cerca di vedere gossip e spaccature interne, rispondiamo che per noi “si parte e si torna insieme” e che organizzarsi collettivamente è quanto di più lontano da quel che loro sono abituati a pensare appannaggio della “politica”. Noi ci sentiamo parte di un sogno collettivo che va ben al di là delle mura degli spazi che viviamo.

A Radio Onda d’Urto il commento di Gianluca, compagno del centro sociale Askatasuna. Ascolta o scarica.

Mentre la destra soffia sul fuoco – la vice capogruppo di FdI alla Camera, Augusta Montaruli, invoca un referendum contro la delibera della giunta di Torino – il ministro dell’Interno Piantedosi chiede elementi di approfondimento al Prefetto locale sul progetto del comune di riconoscere il centro sociale Askatasuna come «bene comune». Una proposta che per il capo del Viminale «non può e non deve costituire, in alcun modo, una sorta di legittimazione, o addirittura di premio, per l’operato di un centro sociale che si è distinto per l’esercizio della violenza, piuttosto che per il dialogo e il confronto democratico».

 

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