Un detenuto che avrebbe compiuto 63 anni tra pochi giorni si è ucciso ieri mattina impiccandosi nel bagno della sua cella nella quinta sezione del blocco C della Casa Circondariale Lorusso e Cutugno. L. B., nato a Udine, era stato arrestato solo martedì scorso per violenza sessuale con le aggravanti. Per mettere in atto il gesto, con un lenzuolo, l’uomo ha atteso l’ora d’aria. Nessuno così si è accorto di quanto aveva intenzione di fare.
Nel carcere delle Vallette le condizioni restano di grave sovraffollamento: ieri erano recluse 1560 persone, un terzo in più rispetto alla reale capienza della struttura. E il caso dell’uomo che si è tolto la vita riporta l’attenzione sulle precarie condizioni in cui i detenuti devono vivere e gli agenti di Polizia Penitenziaria sono costretti a lavorare.
«Si tratta del ventesimo suicidio nelle carceri italiane dall’inizio dell’anno – dice Leo Beneduci, segretario generale dell’Osapp, Organizzazione Sindacale Autonoma Polizia Penitenziaria -, una media superiore a quella del 2010, quando a quest’epoca dell’anno i morti erano stati cinque in meno».
Le preoccupazioni degli agenti sono fortissime. «Abbiamo paura che il trend non si fermi, ma cresca ancora – denuncia Beneduci – perché di personale di polizia penitenziaria in servizio ce n’è sempre meno, e quello che c’è è gravemente insufficiente. Quest’anno andranno via ulteriori 2500 unità mentre ne saranno assunte solo 800. A meno che non si realizzino quegli interventi che il ministro della Giustizia Angelino Alfano ha promesso e che ad oggi non sono in vista».
A Torino, dichiara l’Osapp, la situazione è particolarmente grave. «Sussiste anche qui una grave carenza di organico: mancano 200 agenti per le sezioni maschili e 40 per le sezioni femminili. Il personale opera con grande senso del dovere e sacrificio, con responsabilità e professionalità. Ma i carichi di lavoro dichiara Beneduci – sono insostenibili a fronte di un sovraffollamento drammatico». I casi a rischio, come quello dell’uomo che si è impiccato ieri, sono difficilmente intercettabili. «I turni arrivano fino alle venti ore consecutive, gli agenti sono impiegati contemporaneamente su più servizi, tanto che risulta difficile concedere i riposi». Ma non solo. «Grandi difficoltà ci sono anche al Nucleo Traduzioni, fortemente sotto organico con gravi rischi per la sicurezza. Per di più, i trasferimenti avvengono su mezzi vecchi, spesso guasti. Mezzi da rottomare».
fonte: La Stampa
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