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Torino: Diecimila no Tav in piazza sotto la neve contro la repressione

La Val di Susa non si arrende. Diecimila no Tav in piazza a Torino sotto la neve contro la repressione ad alta velocità. Un corteo comunicativo che smonta il terrorismo giudiziario e mediatico. Proteste da Napoli a Milano, da Chivasso a Padova e Mestre
La repressione e il gelo non hanno fermato il popolo che pervicacemente si oppone allo scempio della propria valle. Nonostante una neve insistente e le temperature glaciali, a migliaia si sono ritrovati nel centro di Torino invaso dai cittadini impegnati nello shopping, partendo da Piazza Carlo Felice. “Chi pensava che il popolo No Tav si sarebbe spaventato per gli arresti non ha capito niente. Sono venti anni che mettiamo in conto di poter essere arrestati” riassume efficacemente Alberto Perino che poi denuncia “«Siamo contro questa operazione di Polizia che è stata chirurgica per cercar di dividere e sminuire il nostro movimento».
Come già era previsto da tempo, la manifestazione è stata mantenuta ed anzi si è caricata di un significato ancora maggiore, a partire dalla richiesta che tutti gli arrestati e le arrestate di giovedì vengano immediatamente liberati. Sul furgone che ha funzionato da palco mobile durante il corteo era appeso un cartello rivolto al procuratore di Torino: ‘Caselli noi cantiamo Bella Ciao e Non Bacio le Mani’.
Come previsto i valsusini – e tanti torinesi – hanno portato nel capoluogo piemontese alcune delle macerie che la inutile e dannosissima grande opera sponsorizzata dai poteri forti sta causando: nelle loro carriole, portate a zonzo per Torino, hanno messo i bossoli dei lacrimogeni sparati contro i manifestanti, i pezzi del filo spinato che circonda il fortino di Chiomonte, i tronchi degli alberi tagliati per far posto alle installazioni e ai cantieri della Tav. “Restituiamo ai signori della Tav le loro macerie. Le macerie della libertà di tutti ferita dalla militarizzazione di un intera valle” denunciano i dimostranti.
Tanti dei quali, vestiti da clown, hanno contribuito non poco a sdrammatizzare la situazione e a far calare la tensione, aprendo una canale di comunicazione con una città spaventata dalla propaganda terroristica dei media locali e nazionali dopo la retata di giovedì mattina che ha colpito attivisti e portavoce del movimento in ben 15 province del paese. Nel lungo corteo c’era anche uno spezzone proveniente da Milano con lo striscione «Dalla Valsusa a Milano paura non ne abbiamo» e i nomi degli arrestati milanesi.
Le loro carriole i manifestanti le hanno scaricate in Piazza Castello, davanti al Palazzo della Regione, e attorno gli hanno costruito con il nastro bianco e rossa una simulazione di ‘zona rossa’ difesa da finti militari. Come quella parte della valle che da tempo ormai è stata sottratta ai suoi abitanti in nome della speculazione e da poche settimane ‘zona di interesse strategico’ all’interno della quale chi prova a manifestare può essere immediatamente arrestato. Sempre in piazza Castello, davanti al palazzo della Regione, qualche scaramuccia verbale con i poliziotti schierati, ma niente tensione. Qualche sberleffo dei clown, qualche fumogeno per riscaldare l’atmosfera e qualche adesivo attaccato anche sulle camionette dei Carabinieri. Chi pensava di utilizzare la manifestazione di oggi – in molti, nel Pd, nel Pdl e nella Lega, avevano chiesto di proibirla – per criminalizzare ulteriormente il popolo no Tav è rimasto a bocca asciutta. Ma a leggere i lanci di agenzie ci si accorge che, a tale scopo, tutto fa brodo: dalle uova lanciate contro la ex sede del quotidiano ‘tavista’La Stampa, a qualche scritta contro Monti o Caselli lasciata sui muri.
Nel rapporto della Digos che ha portato ai circa 40 provvedimenti cautelari contro altrettanti attivisti, si parla del presidio sgomberato con violenza quest’estate come di un “ricettacolo permanente di esponenti della violenza organizzata nazionale ed europea”. Alla questura di Torino si parla di una rete nazionale scientificamente organizzata. Ma il teorema accusatorio si comincia già a smontare.
“Si è fatto tanto can can mediatico per reati sostanzialmente di carattere minore a partire da una retata che ha un sapore tutto politico” ha commentato Giorgio Cremaschi durante la manifestazione.
«Dalla lettura dell’ordinanza – spiega l’avvocato Eugenio Losco – si ricava che le contestazioni mosse ai singoli indagati non sono così precise come ha affermato pubblicamente il procuratore Gian Carlo Caselli». Ad esempio Gabriele Filippi, arrestato giovedì a Genova perché riconosciuto dalle immagini di luglio mentre lancia un sasso controla Polizia, su un braccio ha un tatuaggio che però nella foto non compare…
Iniziative di sostegno al popolo no Tav e di denuncia della repressione sono andate in scena in varie parti d’Italia. Alcune decine di studenti dei collettivi milanesi hanno raggiunto questa mattina l’abitazione di uno dei compagni colpiti l’altro giorno a Milano dai provvedimenti emessi dalla Procura di Torino. Il gruppo è partito intorno alle 9.30 dall’istituto Pascal, in zona Lambrate, alla volta di Vimodrone, dove abita S.L., il 19enne colpito da obbligo di dimora e per questo impossibilitato a uscire dal suo comune per andare a scuola. I giovani, arrivati in metropolitana all’urlo «Se lui non va a scuola, la scuola va da lui», hanno appeso cartelli e striscioni, lasciato messaggi di solidarietà su un muro e tenuto una lezione all’aperto.
A Napoli una cinquantina di attivisti ha occupato per circa un’ora alcuni binari della Stazione Centrale, bloccando due treni. A Mestre invece un gruppo di manifestanti ha occupato questo pomeriggio alcuni uffici di Trenitalia nella stazione ferroviaria, esponendo striscioni con la scritta «No Tav nè in Val di Susa nè in Veneto». Sempre in Veneto, ma a Padova, una trentina di attivisti del Centro Sociale Pedro hanno occupato questa mattina la saletta vip ‘Freccia Rossa’ del locale scalo ferroviario. Ieri invece a Chivasso una trentina di attivisti no Tav aveva protestato contro gli arresti contestando l’assessore regionale Claudia Porchietto, intercettata nella sede della locale pro-loco. Sempre ieri sera circa trecento manifestanti si sono riuniti sotto le mura del carcere delle Vallette, a Torino, per dimostrare la propria solidarietà ai compagni arrestati. Durante il presidio, i manifestanti hanno acceso alcuni fuochi e lanciato alcuni petardi.
La prossima manifestazione è prevista per il 25 febbraio a Bussoleno, Nel frattempo il popolo No Tav non dormirà di certo…
 
Marco Santopadre da Contropiano