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Torino: si conclude il processo agli antirazzisti, chiesti 78 anni di carcere per 31 imputati

Si conclude oggi il processo al secondo troncone dell’inchiesta agli antirazzisti torinesi, vicenda iniziata nel 2008 con una parte già terminata (dopo un processo stancamente trascinato e con molte prescrizioni) e che vede sul banco degli imputati 31 compagni con richieste di pena che complessivamente sfiorano gli 80 anni.
Vicenda esemplare dal punto di vista repressivo, ha visto la procura di Torino in grande spolvero alla ricerca dapprima di fantasiose ipotesi associative e poi strategicamente impegnata a ricostruire molteplici fattispecie di reato, mettendo al centro delle accuse una lunghissima serie di iniziative (presidi non autorizzati, occupazioni di protesta, blitz, partecipazione a cortei, contestazioni e danneggiamenti variamente assortiti) tenute insieme da una “associazione a delinquere” finalizzata principalmente  a spingere alla rivolta i senza-documenti rinchiusi nel Centro di corso Brunelleschi e ad ostacolare il placido funzionamento della macchina delle espulsioni.

Arresti preventivi ordinati ad indagine ancora aperta proprio per bloccare le scorribande di questa supposta associazione e finiti (quasi) in nulla, visto che nel giro di qualche settimana i giudici del Riesame cassavano il reato associativo e lasciavano liberi i fermati. Diviso in due tronconi, da quel momento il processo per quelle iniziative è andato avanti tanto stancamente da lasciar finire in prescrizione un bel numero di capi di imputazione. Qualche mese fa sono arrivate le condanne per il primo troncone, quello che raggruppava gli episodi sui quali l’accusa non aveva la possibilità di calcare più di tanto la mano. Ora, invece, siamo arrivati alla lettura della sentenza per il secondo: da parte sua, l’accusa ha chiesto complessivamente 78 anni di carcere per 31 imputati, con richieste particolarmente elevate per alcuni di loro (da 3 anni a 5 anni e mezzo).In aula anche Paolo , detenuto nel carcere di Novara, arrestato il 20 maggio, per essersi opposto a una retata.

Ascolta il contributo di Marco della redazione di Radio Blackout  imputato al processo