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Tornano liberi gli arrestati di Roma.Niente teorema Ma arresti tutti convalidati.

Alice, dicono quelli che sono riusciti a vederla, si vedeva che ha preso un sacco di botte e aveva ancora un piede scalzo. Sua una delle tante scarpe restate su Via del Corso, martedì, dopo la caccia all’uomo durissima. Un altro ha una ferita in testa. E poi c’è Mario, pestato al momento del fermo da un nugolo di servitori dello Stato travisati. Il primo ad uscire sulle sue gambe da Piazzale Clodio, dalla quinta sezione penale, è Riccardo Z., accusato di resistenza aggravata. Viene salutato da sorrisi e applausi ma va via quasi senza parlare.
Convalidato l’arresto per lui e gli altri ma nessuno tornerà in gattabuia, per adesso. Quasi tutti scarcerati – secondo i giudici – perché incensurati, giovanissimi e per l’eccezionalità degli eventi. «E la pur breve privazione della libertà personale subita avrebbe avuto una efficacia deterrente idonea a dissuaderli dalla reiterazione delle condotte delittuose», dice una delle ordinanze. «Come dire che il teorema dei devastatori non sussiste», conferma uno dei legali, Cesare Antetomaso, portavoce dei Giuriti democratici romani, ma dal 23 dicembre partiranno i processi per i reati contestati. «Molti dei fermati hanno lamentato un trattamento inumano, soprattutto di tipo psicologico. Tenuti al freddo, a digiuno per ore, insultati dopo le botte, per alcuni, al momento del fermo».
Erano cinque le aule del tribunale di Roma, ieri mattina, a ospitare le udienze di convalida per 23 dei fermati del 14 dicembre.Nella seconda sezione, il giudice ha convalidato gli arresti dei tre genovesi – Dario C., Emanuele G., Fabrizio R. – e di Charlie Robin T. P. (francese, professione giocoliere), Patrizio D.A. e Mario M., che, a vario titolo, risponderanno di resistenza aggravata e danneggiamento aggravato. Divieto di tornare a Roma per i ragazzi di Genova. Due firme al giorno nel commissariato di zona per Patrizio, subito in libertà il cittadino francese ma per Mario, al quale è stata attribuita la detenzione di tre sassi di due chili che avrebbe lanciato all’indirizzo delle forze dell’ordine, il tribunale ha deciso per gli arresti domiciliari. Quando i ragazzi sono usciti le grida di saluto e la voglia di abbracciarli è stata bruscamente frustrata da un cordone di poliziotti in tenuta antisommossa che aveva atteso il momento in fondo al corridoio. Uno dei loro capi, in borghese e senza qualificarsi, è schizzato su una panca e gridava ai suoi di catturare una delle ragazze che salutava i fermati diretti di nuovo al commissariato poiché il giudice aveva disposto che nessuno tornasse con mezzi propri a casa. Sembrava un elefante in una cristalleria. E la ragazza è stata identificata.
Nella prima sezione penale, c’erano Michele L., Matteo A., Leo F., Matteo S. e Alessandro Z. (per loro, a vario titolo, resistenza aggravata, lesioni a pubblico ufficiale e danneggiamento). Soltanto per gli ultimi due l’obbligo di firma ma due volte alla settimana. Per questo gruppo, il processo prenderà il via il 13 giugno 2011. Fuori, a sfidare il freddo, alcune centinaia di studenti, hanno testimoniato per ore solidarietà e affetto per i fermati gridando slogan contro carceri e Cie cercando di arginare la morbosità delle telecamere. Anche l’aria sembrava blindata.
Gli ultimi undici escono che è quasi sera dalla decima sezione penale. Libertà senza obblighi particolari per Michele B., Martino R. D.V. e Anna Chiara M., cui è contestata la resistenza a pubblico ufficiale. Per loro il processo si celebrerà il 17 febbraio. Liberi anche gli otto arrestati le cui posizioni sono state esaminate dalla IV sezione del tribunale: Sacha M., Angelo D.M., Nicola C., Gerardo M., Federico S., Andrea D., Alice N., Riccardo L.C. A loro, a seconda delle singole posizioni, sono contestate le lesioni e la resistenza a pubblico ufficiale. Il processo proseguirà il 15 febbraio. Questa direttissima è durata più a lungo delle altre perché è stato visionato il filmato, preso da youtube e postato da un privato, in cui si vede Riccardo L.C. prima picchiato da forze dell’ordine e poi arrestato. Il questore di Roma giura che ci sarà un’indagine interna. Protestano per le scarcerazioni la presidente Polverini e il sindaco Alemanno (arrestato in tumulti di piazza nel 1982 e nel 1989) e pretende di farlo a nome della città che maltratta da quasi tre anni. Dice che dal tribunale gli torna un senso di ingiustizia e accarezza la sua vecchia idea di vietare le manifestazioni o di dirottarle in periferia. Dice pure che è preoccupato per la prossima manifestazione. La città che ha in mente è quella dello shopping che vede come fumo agli occhi la libertà di manifestare. Ma perfino i commercianti non ci stanno a passare da squali e ridimensionano le cifre sui danni: venti milioni di euro diceva il giornale di un noto palazzinaro, non più di 150mila euro secondo i bottegai. Lo stesso quotidiano tentava ieri di accreditare la versione dell’Ucigos per cui i ricercatori precari dell’università – la Rete 29 Aprile – avrebbero manipolato le fragili menti dei giovanissimi.
Intanto comincia a chiarirsi, a proposito di giovanissimi, il “giallo” del ragazzo-pala, il minorenne protagonista di diverse foto, scambiato inizialmente per un infiltrato e sbattuto in prima pagina da i soliti bene informati come «figlio di un br». Naturalmente la notizia è falsa ma utile a sostituire la teoria degli agenti provocatori come spiegazione della dinamica del corteo. Il ragazzo, attualmente in comunità, comparirà oggi al gip del tribunale dei minorenni per la convalida del fermo. E’ accusato di rapina per aver sottratto un manganello e le manette a un finanziere, aggredito da un gruppo di manifestanti.

Checchino Antonini